Fusaro: “In Autunno ritorno al lockdown”. Noi invece siamo convinti che le chiusure potrebbero arrivare a Ferragosto

3 luglio 2021
  • Il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro, ci ricorda ” che l’emergenza epidemiologica è a tutti gli effetti un preciso metodo di governo delle cose e delle persone, una nuova razionalità politica di tipo verticistico e autoritario”
  • Facciamo un po’ di chiarezza su varianti del virus, vaccinazioni e vaccinati
  • Per capire se gli attuali vaccini funzionano – ovvero se proteggono dalla malattia, non certo dal virus, che continua a circolare – bisognerà aspettare la stagione fredda. Una cosa la possiamo già anticipare: gli attuali tipi di vaccini possono provocare la malattia di Marek  

Il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro, ci ricorda ” che l’emergenza epidemiologica è a tutti gli effetti un preciso metodo di governo delle cose e delle persone, una nuova razionalità politica di tipo verticistico e autoritario”

Scrive sulla propria pagina Facebook il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro: “Come già vi avevo placidamente segnalato, l’autunno 2021 si contraddistinguerà per due elementi fondamentali: 1. Ritorno ai lockdown, nuove ondate, ricomparsa della fase uno con le misure assai stringenti; 2. Vera e propria guerra civile scatenata contro quanti non abbiano assunto il siero benedetto, additati eo ipso come appestati e untori, responsabili della catastrofe. Insomma, siete irrecuperabilmente in lockdown cognitivo permanente se ancora vi ostinate a non capire che l’emergenza epidemiologica è a tutti gli effetti un preciso metodo di governo delle cose e delle persone, una nuova razionalità politica di tipo verticistico e autoritario”. La prima parte della riflessione di Fusaro, a nostro modesto avviso, è troppo ottimistica. Noi, infatti, pensiamo che in Italia le chiusura cominceranno prima: o dopo Ferragosto o, addirittura, prima di Ferragosto. Perché? Perché l’Italia sta facendo il ‘pieno’ di varianti del virus tra turisti, crocieristi e migranti. E perché molti vaccinati sono giustamente convinti d’essere diventati immuni al virus. Basta fare un giro fuori per verificare quante sono, oggi, le persone che indossano la mascherina.

Facciamo un po’ di chiarezza su varianti del virus, vaccinazioni e vaccinati

Attenzione: non ci riferiamo a chi cammina da solo per le strade delle città e lo fa senza mascherina; ci riferiamo ai luoghi di assembramento dove di mascherine se ne vedono pochissime. Noi non siamo tra coloro i quali negano la presenza del virus: il virus c’è ed è un virus che, naturalmente, produce variazioni o varianti in quantità industriale. Ci è anche capitato di leggere che i non vaccinati provocherebbero la produzione di varianti del virus; a chi dice queste cose bisognerebbe ricordare che i Coronavirus non hanno bisogno di nessuno per produrre varianti, perché sono virus che producono naturalmente le varianti. Diverso è il discorso sulla ‘qualità’ di queste varianti; anche in questo caso – chi si è occupato di microbiologia queste cose le sa – è noto che le campagne di vaccinazione effettuate durante la pandemia possono sia aumentare la quantità di varianti, sia selezionare varianti più aggressive. Bisognerebbe chiedersi se le varianti che stanno venendo fuori – non soltanto la temuta variante delta, ma tutte le varianti – non siano il frutto di una campagna di vaccinazione che è in corso durante la pandemia. Però questo, per i vaccinati con gli attuali vaccini, dovrebbe essere un falso problema. Perché? Perché gli attuali vaccini non tutelano dall’infezione, ma dovrebbero tutelare i vaccinati dalla malattia. Quindi il problema delle varianti del virus SARS-COV-2 che si vanno diffondendo dovrebbe dovrebbe riguardare i non vaccinati, non certo i vaccinati! Sennò che senso avrebbe vaccinarsi?

Per capire se gli attuali vaccini funzionano – ovvero se proteggono dalla malattia, non certo dal virus, che continua a circolare – bisognerà aspettare la stagione fredda. Una cosa la possiamo già anticipare: gli attuali tipi di vaccini possono provocare la malattia di Marek  

Ma le cose stanno proprio così? Rispondere oggi a questa domanda è prematuro. Siamo in Estate – in piena Estate – e con le alte temperature i dati vengono inevitabilmente sfalsati, perché anche questo virus, pur essendo di laboratorio, con le alte temperature limita la propria azione. O quasi. Perché, in effetti, in due Paesi dove il numero delle persone vaccinate è il più elevato del mondo in proporzione alle rispettive popolazioni – ci riferiamo al Regno Unito e ad Israele – il numero dei contagi è in notevole crescita e tali contagi non risparmiano i vaccinati. Ma, anche in questo caso, per saperne di più bisognerà aspettare l’Autunno, quando la temperatura si abbasserà. In Autunno e soprattutto il prossimo Inverno avremo modo di appurare due dati: il numero di contagiati tra i vaccinati e il numero dei contagiati-vaccinati che finirà in ospedale. Sarà questa – e non le chiacchiere – la prova per capire se questi vaccini anti-Covid che non eliminano il contagio ma che dovrebbero tutelare dalla malattia funzionano o no. Una cosa, però, la possiamo affermare sin da ora: nei vaccini che non proteggono dall’infezione – che sono i vaccini anti-Covid attualmente utilizzati – i soggetti vaccinati sono protetti dalla malattia o comunque fanno forme ‘frustre’ e meno gravi, ma consentono la circolazione del virus: virus che continuando a circolare senza esaurirsi nell’ospite, favorendo, in alcuni casi, la selezione di varianti più virulente, provocando la cosiddetta malattia di Marek. “Non è un dogma, ma una probabilità – ha spiegato Marco Lo Dico, veterinario, specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria -. Probabilità che è evidente ed evidenziata in forme epidemiche in veterinaria e confermata da studi in medicina veterinaria, che in ambito virologico sono, per ovvi motivi, più complete di quanto possa avvenire in medicina umana”.

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