Torna il Covid in Israele, il Paese più vaccinato del mondo (ora gli algoritmi ci ‘mangeranno’)

24 giugno 2021
  • La responsabile del ritorno dei contagi in Israele è la variante Delta. E le altre varianti dove sono? In vacanza? 
  • Fine della festa a Tel Aviv e dintorni: rinvio dall’1 Luglio all’1 Agosto dell’arrivo dei turisti vaccinati 
  • Torna l’uso delle mascherine nei locai al chiuso
  • E se le vaccinazioni anti-Covid avessero complicato lo scenario?

La responsabile del ritorno dei contagi in Israele è la variante Delta. E le altre varianti dove sono? In vacanza? 

Comincia a crollare il castello dei vaccini anti-Covid costruito dalle multinazionali con la disponibilità-complicità dei Governi di mezzo mondo? La domanda è legittima, visto quello che sta succedendo con le varianti. Abbiamo più volte scritto sul Regno Unito, tra i Paesi più vaccinati del mondo, dove i contagi sono in aumento. Situazione analoga in Israele – il Paese più vaccinato del mondo – celebrato fino a qualche settimana fa come un esempio da seguire. Chi non ricorda le notizie che celebravano la fine della pandemia in questo Paese, tutti al mare, turisti (ovviamente ‘vaccinati’) in arrivo e via festeggiando? Ebbene, dopo la festa, il brutto risveglio. Da un paio di giorni l’infezione ha ripreso a galoppare. Non sono numeri da capogiro, ma sono numeri: circa 100 contagi al giorno. Israele, insomma, si trova alle primissime fasi del ritorno del SARS-COV-2, o meglio, delle varianti. Le cronache di queste ore parlano della variante Delta, ma noi non riusciamo a capire il perché, se un Coronavirus produce tantissime varianti, se ne trovi solo una. Le cronache di queste ore raccontano che il 70% circa dei contagiati in Israele sono stati colpiti dalla variante Delta. E il restante 30%? Non si capisce. Sono i ‘misteri’ della virologia in tempo di Covid.

Fine della festa a Tel Aviv e dintorni: rinvio dall’1 Luglio all’1 Agosto dell’arrivo dei turisti vaccinati 

Detto questo, non possiamo non sottolineare le contraddizioni che si leggono qua e là nel racconto del ritorno del Covid in Israele. Ci si premura di sottolineare che i nuovi infettati non hanno provocato un aumento di ricoveri negli ospedali: da qui la tesi che “i vaccini anti-Covid stanno funzionando”. Questi vaccini, è noto, proteggono dalla malattia, ma non dall’infezione, cioè dai contagi. bastano un paio di giorni di ritorno dei contagi per affermare che non ci saranno ricoveri? Se nei prossimi giorni cominceranno i ricoveri dei vaccinati reinfettati – ammesso che lo rendano noto – si potrà o no affermare che i tanto celebrati vaccini anti-Covid non proteggono contro le varianti? Di più: il nuovo Governo di Tel Aviv ha deciso di rinviare dall’1 Luglio all’1 Agosto l’ingresso dei turisti vaccinati. Quindi anche il nuovo Governo israeliano ha il dubbio che gli attuali vaccini non proteggano contro le varianti e prende tempo?

Torna l’uso delle mascherine nei locai al chiuso

Da quello che si legge qua e là, il Governo israeliano si appresterebbe a reintrodurre l’uso delle mascherine nei locali al chiuso. Insomma, la ‘liberazione’ dalle mascherine al chiuso è durata appena nove giorni. Non solo. A quanto si apprende si va verso una stretta nell’applicazione delle quarantene. E si torna ai tamponi. Si parla anche di comminare multe di oltre mille dollari per chi volerà l’isolamento. E coloro i quali hanno avuto il Covid e sono guariti? E i vaccinati? Ce n’è pure per loro. Infatti chi tra i guariti e i vaccinati verrà a contatto con una persona positiva dovrà sottoporsi a un periodo di quarantena. Resta da capire come faranno a riconoscere i positivi tra i vaccinati, dal momento che non presentano sintomi di ospedalizzazione. O forse siccome gli abitanti di Israele sono circa 9 milioni pensano di controllarli tutti? O forse – anche se in questo momento non lo diranno mai – pensano che le varianti possano aggirare il vaccino, infettare le persone e spedirle in ospedale?

E se le vaccinazioni anti-Covid avessero complicato lo scenario?

Noi siamo solo giornalisti. E, da giornalisti, poniamo una domanda:  non è che una vaccinazione che consente la circolazione del virus e che potrebbe favorire la selezioni di varianti potenzialmente più contagiose e pericolose finirebbe per complicare lo scenario? Ci rendiamo conto che questa domanda mette in ‘pericolo’ gli interessi delle multinazionali farmaceutiche che stanno guadagnando una barca di soldi: e ci rendiamo anche contro che, appena pubblicheremo questo articolo, i ‘democratici’ algoritmi ci distruggeranno. Ma noi la domanda la dobbiamo porre lo stesso. E ci interroghiamo anche sull’Italia, partendo da quello che sta succedendo in Israele. Dove, tra le altre cose, il premier Naftali Bennett chiede ai cittadini di non recarsi all’estero, a meno che non sia strettamente necessario. Controlli in uscita, ma anche in entrata: tutte le persone in arrivo in Israele saranno sottoposte al tampone Pcr. In Italia, invece, arrivano turisti, arrivano crocieristi, arrivano migranti (questi ultimi vengono trasferiti da Lampedusa a Porto Empedocle con le navi di linea…). In più tra un po’ verranno tolte le mascherine all’aperto. Anche in Italia, come in Israele, si dà per assiomaticamente scontato che gli attuali vaccini proteggano contro la malattia: del resto, se così non fosse non ci potrebbero essere le riaperture disposte dal Governo Draghi…

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