Il disegno di legge Zan, espressione di superficialità politica, ha messo in difficoltà il Papa dentro la Chiesa/ MATTINALE 510

24 giugno 2021
  • Chi oggi, a proposito del disegno di legge Zan, si straccia le vesti perché il Parlamento italiano non sarebbe libero di legiferare sta solo manifestando una grande superficialità politica
  • Lo Stato italiano non è più libero di legiferare già da tempo. E dal 2018 non ha più nemmeno la libertà di nominare liberamente il proprio Ministro dell’Economia
  • Questo benedetto disegno di legge Zan, una volta trasformato in legge, rispetta il trattato che lo Stato italiano ha firmato con la Chiesa ai tempi del Governo Craxi? 
  • La forzatura del disegno di legge Zan ha costretto la Chiesa a una reazione uguale e contraria. Mettendo in difficoltà l’attuale Pontefice 

Chi oggi, a proposito del disegno di legge Zan, si straccia le vesti perché il Parlamento italiano non sarebbe libero di legiferare sta solo manifestando una grande superficialità politica

Fa discutere, in queste ore, la presa di posizione della Chiesa cattolica sul disegno di legge Zan. Improvvisamente, rispetto a una linea aperturista, Papa Francesco ha preso una posizione che a tanti esponenti del cosiddetto mondo politico progressista sembra fuori dalla storia. Proviamo a riassumere, per grandi linee, non il disegno di legge che, a nostro modesto avviso, il Parlamento italiano non approverà, ma il perché, a un certo punto, la Chiesa ha messo un punto fermo rispetto a un’interpretazione molto estesa – forse un po’ troppo estesa – del Concilio Vaticano II. Intanto cominciamo con una precisazione: è difficile pensare che la presa di posizione dell’attuale Pontefice sia farina del sacco dello stesso Pontefice. E’ molto più probabile che, all’interno della Chiesa, sia diventato maggioritario lo stop a una deriva ‘aperturista’ che ormai rischia di travolgere i rapporti tra lo Stato italiano e la stessa Chiesa siglati ai tempi del Governo Craxi. Stiamo entrando nel cuore di questa vicenda, che non ha nulla a che vedere con la libertà di legiferare del Parlamento italiano. Gli esponenti politici che, in queste ore, hanno tirato in ballo la libertà dello Stato italiano e del Parlamento italiano che non sarebbe più libero di legiferare e bla bla bla sono espressione di una grande superficialità politica.

Lo Stato italiano non è più libero di legiferare già da tempo. E dal 2018 non ha più nemmeno la libertà di nominare liberamente il proprio Ministro dell’Economia

Lo Stato italiano non è più libero di legiferare già da tempo. Lo Stato italiano non ha più la sovranità monetaria, che è stata ceduta all’Unione europea. Lo Stato italiano non gode più della completa sovranità politica: a chi l’avesse dimenticato, ricordiamo che, nel 2018, a un Governo italiano espressione di un Parlamento liberamente eletto, è stato impedito di nominare il Ministro dell’Economia. La motivazione che è stata addotta è che l’Italia ha firmato alcuni trattati che vincolano il nostro Paese all’Unione europea e non si può nominare un Ministro dell’Economia che non sia gradito alla stessa Unione europea. A nostro modesto avviso, si è trattato di una forzatura politica grave, che ha limitato in modo improprio l’autonomia politica italiana. Infatti, non esiste un trattato europeo firmato dall’Italia che impone al nostro Paese di nominare un Ministro dell’Economia gradito all’Unione europea. Eppure un fatto politico – ribadiamo grave – è passato sotto silenzio.

Questo benedetto disegno di legge Zan, una volta trasformato in legge, rispetta il trattato che lo Stato italiano ha firmato con la Chiesa ai tempi del Governo Craxi? 

Oggi il Parlamento italiano sta cercando di legiferare, in modo confuso, su argomenti delicati che rischiano di invadere – in questo caso sì – il trattato che lo Stato italiano ha firmato con il Vaticano ai tempi del Governo Craxi. Invece di fare ‘filosofia’ sulla libertà del Parlamento italiano di legiferare – libertà che non esiste da quando esiste l’Unione europea – bisognerebbe porsi qualche domanda di buon senso: questo benedetto disegno di legge Zan, una volta trasformato in legge nella sua formulazione attuale, rispetta il trattato che lo Stato ha firmato con la Chiesa? In altre parole, per essere ancora più chiari: la Chiesa cattolica, nell’esercizio del proprio magistero – normato, lo ribadiamo ancora una volta, anche dal trattato siglato tra Stato e Chiesa ai tempi del Governo Craxi – una volta approvato il disegno di legge Zan nella sua attuale formulazione, consentirà alla Chiesa di non accettare alcune posizioni dello Stato italiano su temi delicati come, ad esempio, l’omosessualità? E’ la Chiesa cattolica che sta invadendo la sfera delle libere scelte dello Stato, o è lo Stato che sta cercando di imporre alla Chiesa la posizione da assumere su temi delicatissimi? 

La forzatura del disegno di legge Zan ha costretto la Chiesa a una reazione uguale e contraria. Mettendo in difficoltà l’attuale Pontefice 

La verità è che la politica, oltre che branca della morale, è anche difficile arte della mediazione. Non era difficile capire che anche un Papa come Bergoglio – che ha già concesso forse troppo al modernismo e, soprattutto, all’economicismo (molto, ma molto discutibile l’apertura del Papa alla finanza speculativa mondiale, così com’è molto discutibile l’apertura della Chiesa cattolica dell’attuale Pontefice a un’Unione europea che nega le radici cristiane dell’Europa) – avrebbe avuto grande difficoltà ad imporre alla Chiesa il silenzio su temi delicatissimi. Il disegno di legge Zan ha costretto la Chiesa ad adottare una risposta uguale e contraria. Avrebbe dovuto essere la politica italiana – se è ancora politica – ad evitare una contrapposizione che non giova a nessuno, ma che esaspera la gestione di temi che dovrebbero essere trattati senza limitare la libertà della Chiesa in un Stato – quello italiano – che è molto meno libero di quanto certo Soloni, a convenienza, cercano di fare credere.

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