La Turchia di Erdogan non vuole i pescatori di Mazara del Vallo? Il ‘buco nero’ del 2005, quando Gheddafi si prese 62 miglia di mare

13 maggio 2021
  • Il tratto di mare della discordia, dal 2005, è libico. E non è mai stato contestato dal Governo italiano dell’epoca. Né dai Governi successivi
  • Perché l’assessore regionale Scilla, che fa capo a  Forza Italia, non chiede ‘lumi’ a Berlusconi che nel 2005 era Presidente del Consiglio? 
  • Ma a che cosa servirebbe l’ordine del giorno che il Parlamento siciliano approverebbe?
  • Attiva Sicilia chiama in causa il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che forse potrebbe essere un po’ informato
  • Il ruolo della Turchia di Erdogan forse un po’ troppo ignorato 

Il tratto di mare della discordia, dal 2005, è libico. E non è mai stato contestato dal Governo italiano dell’epoca. Né dai Governi successivi

Continua la commedia degli inganni sulla pesca. In Italia si gioca a chi fa meglio il pesce dentro il barile. I pescatori di Mazara del Vallo, che sono stati penalizzati a partire dal 2005, hanno dimenticato il passato e chiedono al Governo italiano protezione durante le attività di pesca in un tratto di mare che, per l’appunto, dal 2005 è di fatto libico. I governanti italiani, da parte loro, consigliano ai pescatori di Mazara del Vallo di non recarsi a pescare nel mare che ormai da sedici anni è libico. In questo scenario si inseriscono i politici siciliani: non sappiamo se questi ultimi sappiano come stanno le cose e siano in buona fede, o se recitino anche loro. Come stanno le cose lo abbiamo scritto ieri: nel 2005 la Libia di Gheddafi, senza colpo ferire, ha deciso di prendersi 62 miglia marine di mare. Punto. Il Governo italiano dell’epoca – che era presieduto da Berlusconi – non ha reagito e nemmeno gli altri Paesi europei hanno detto qualcosa, a parte qualche vaga protesta senza convinzione della presidenza dell’Unione europea. Nulla, volendo. Qualcosa di questa storia dovrebbe conoscerla Silvio Berlusconi, che nel 2005 era capo del Governo italiano. Ma fino ad oggi nessuno parla. Nemmeno l’attuale Governo di Mario Draghi.

Perché l’assessore regionale Scilla, che fa capo a  Forza Italia, non chiede ‘lumi’ a Berlusconi che nel 2005 era Presidente del Consiglio? 

Parlano, invece, i politici siciliani. L’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Tony Scilla, nativo di Mazara del Vallo e grande conoscitore del mondo della pesca non sembra molto interessato a capire cosa avvenne nel 2005: “Non si può allentare sulla vigilanza pesca in quel tratto di Mediterraneo centrale – dice Scilla -. Non possono essere i pescatori siciliani a pagare un prezzo rispetto a situazioni internazionali”. Scilla non sembra molto d’accordo con il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale su questa vicenda dovrebbe essere stato informato ed è molto cauto. “Mi sto attivando – dice sempre l’assessore Scilla – affinché Roma rinnovi le missioni in Libia pretendendo che, a fronte delle risorse elargite, si pretenda che le nostre imbarcazioni possano andare a lavorare lì”. Siccome abbiamo dato soldi alla Libia – questo sembra essere il discorso – devono consentire ai pescatori di Mazara del Vallo di pescare il Gambero Rosso. Scilla sottolinea che “si tratta di acque internazionali che diventano nazionali attraverso un provvedimento unilaterale della Libia”. In realtà – lo ribadiamo – nel 2005 il Governo Berlusconi non mosse un dito quando Gheddafi decise di prendersi 62 miglia di acque internazionali. L’assessore Scilla – visto che fa capo a Forza Italia – dovrebbe chiedere ‘lui’ all’ex Cavaliere.

Ma a che cosa servirebbe l’ordine del giorno che il Parlamento siciliano approverebbe?

Un altro esponente di Forza Italia – il deputato regionale Mario Caputo, annuncia un ordine del giorno per impegnare il Governo nazionale ad adottare misure di vigilanza sui nostri mari al fine di salvaguardare l’incolumità dei pescatori, dei natanti e per garantire il diritto alla pesca ai nostri armatori. “Sono convinto – dice Caputo – che questi episodi di forte prevaricazione e violenza sono incoraggiati da un diffuso sentimento di debolezza da parte delle Istituzioni preposte alla vigilanza dei nostri confini marittimi. Dopo questi gravissimi episodi è necessario elevare i livelli di controllo dei nostri mari, unitamente ad una forte presa di posizione della nostra diplomazia. Se non riusciremo a garantire la sicurezza di uomini ed imbarcazioni, rischiamo di arrecare gravissimi danni all’economia del comparto pesca, oltre che subire prepotenze e violenze altrui. Chiederò al Parlamento di votare all’unanimità il mio ordine del giorno che dovrà essere inviato ai Ministeri competenti della Difesa e degli affari Esteri”. In effetti, appena i Ministero della difesa e degli Esteri leggeranno l’ordine del giorno eventualmente approvato dal Parlamento siciliano…

Attiva Sicilia chiama in causa il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che forse potrebbe essere un po’ informato 

Anche i parlamentari regionali di Attiva Sicilia intervengono sulla questione chiedendo l’audizione del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nelle commissioni congiunte Ue e Attività produttive del Parlamento dell’Isola per affrontare il problema dei pescatori siciliani che si sono ritrovati più volte sotto il fuoco delle motovedette libiche. “Il Ministro – affermano Sergio Tancredi e Angela Foti, deputati regionali di Attiva Sicilia – deve spiegare come intende affrontare questo serissimo problema. Prima un peschereccio viene sequestrato e i pescatori vengono rapiti, poi le motovedette libiche sparano a un altro peschereccio in acque internazionali. In mezzo, tanti altri episodi che mettono continuamente a rischio l’attività e soprattutto la vita dei pescatori siciliani. Non è più possibile tollerare una situazione del genere e non è possibile che un ministro degli Esteri si limiti a invitare i pescatori a non andare in quella zona invece che difendere connazionali colpevoli solo di svolgere il proprio lavoro e che si vedono attaccati dalle motovedette libiche. Uno Stato sovrano dovrebbe garantire la sicurezza dei propri pescatori che operano in acque internazionali nel totale rispetto dei trattati. L’Italia dovrebbe iniziare a mostrare i muscoli invece di essere il ‘ventre molle d’Europa’”.

Il ruolo della Turchia di Erdogan forse un po’ troppo ignorato 

Nessuno accenna al fatto che mezza Libia è ormai nelle mani della Turchia di Erdogan che, da quello che si capisce, non ha alcuna intenzione di fare sconti ai pescatori di Mazara del Vallo. Ribadiamo ancora una volta: bisogna convocare – questi sì – i governanti italiani del 2005 e farsi spiegare cosa hanno combinato con Gheddafi in quell’anno. C’entravano gli idrocarburi? C’erano altri interessi? E quali? Se non si parte dal 2005, di questa storia non si capirà proprio nulla!

Foto tratta da Panorama

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