Mattinale

Nel nome del Covid la politica ha distrutto il commercio a Palermo e in Sicilia, migliaia di posti di lavoro persi, l’analisi di Patrizia Di Dio/ MATTINALE 470

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  • Impietosa la ‘radiografia’ della presidente di Confcommercio Palermo sulla crisi provocata non dal Covid, ma da una politica che, nel nome del Covi ha adottato e continua ad adottare provvedimenti irrazionali e sbagliati
  • Quasi 12 miliardi di euro di danni e ristori per appena 150 milioni di euro
  • Il rischio che la mafia approfitti della crisi

Impietosa la ‘radiografia’ della presidente di Confcommercio Palermo sulla crisi provocata non dal Covid, ma da una politica che, nel nome del Covi ha adottato e continua ad adottare provvedimenti irrazionali e sbagliati

Sul quotidiano Blog Sicilia va un’intervista alla presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio, che illustra, per fil e per segno come una politica fallimentare, nel nome del Covid, con provvedimenti in alcuni casi irrazionali, in altri casi sbagliati, abbia praticamente raso al suolo una parte importante dell’economia cittadina. La presidente della confederazione dei commercianti del capoluogo siciliano ha raccontato quello che pensa nel corso di Talk Sicilia, il programma di approfondimento politico curato da Salvatore Burrafato e Piero Messina. Precisa e impietosa la sua analisi: “Diciottomila imprese già non esistono più dalla fine dell’anno scorso. Altre 60 mila chiuderanno i battenti alla fine di Giugno. Sono stati persi 35 mila posti di lavoro e riteniamo che questo numero entro la fine dell’anno andrà moltiplicato per tre. Avremo più di centomila posti di lavoro in meno”. Dall’inizio della pandemia al Dicembre 2020 – ha detto Patrizia Di Dio – il settore del commercio in Sicilia ha perso 11 miliardi e 700 milioni di fatturato nel 2020. Grosso modo, un miliardo di euro in meno della cifra che i siciliani spendono ogni anno per i consumi alimentari. Settore sul quale si stanno catapultando le multinazionali del food che approfittando della pandemia – e dalle chiusure disposte dalla politica non sempre giustificate – stanno provando a sostituirsi alla ristorazione classica.

Quasi 12 miliardi di euro di danni e ristori per appena 150 milioni di euro

“Volete sapere a quanto ammontano i ristori arrivati al settore? 150 milioni, 150 milioni rispetto ai quasi 12 miliardi che abbiamo perso. Queste sono le risorse concesse dalla Regione siciliana – ha detto Patrizia Di Dio -. Quelle somme prima dovevano essere distribuite con il click day, poi sono state trasformate in una sorta di mancetta a pioggia, senza un intervento chirurgico rispetto alle drammatiche perdite del nostro settore. Altre risorse? Zero. Cosa ancor più grave è che in Finanziaria non sono stati previsti altri aiuti alle imprese”. Il Riferimento dovrebbe essere alla Finanziaria 2021 approvata dal Parlamento siciliano che, in parte, è stata finanziata con soldi che non ci sono. La presidente di Confcommercio contesta il ricorso alla zona rossa: “Non ha funzionato – ha detto – ed è stato un fallimento del sistema, è una norma pensata male. Stare a casa provoca più contagi. Non lo dico io, lo sostiene l’Istituto superiore della Sanità: il 70 per cento dei contagi avviene in famiglia. Quindi chiuderci a casa ha provocato più contagi. E più fallimenti. Ho la sensazione che con queste misure la politica abbia tentato di scrollarsi di dosso le sue responsabilità. Noi non ci stiamo. Abbiamo assistito a una gara tra le istituzioni a chi chiudeva di più e meglio. Non hanno calcolato gli immensi danni arrecati. E’ stata una follia pura. In Sicilia il danno è stato doppio. L’anno scorso, in Primavera, siamo stati chiusi in lockdown senza che ce ne fosse una reale esigenza scientifica. Siamo stati gli agnelli sacrificali per restare allineati con le chiusure del Nord e del resto del Paese. Non credo sia stato un caso. Esiste il reato di procurata pandemia. Bene, a questo andrebbe introdotto il reato di procurata pandemia economica. La Politica e le istituzioni stanno manifestando ancora una volta, nel momento più drammatico e catastrofico della nostra storia di non saper gestire il diritto alla salute e il diritto al lavoro”. Come dare torto alla residente di Confcommercio? L’esempio di questi giorni sull’assurdo divieto di acquistare il vino dopo le 18 – provvedimento voluto dalla rovinosa amministrazione comunale di Palermo – dà la misura quasi esatta del fallimento della politica nel capoluogo della Sicilia.

Il rischio che la mafia approfitti della crisi

La presidente di Confcommercio ha parlato anche della mafia, che potrebbe approfittare della crisi economica per conquistare spazi nel settore commerciale. La presidente di Confcommercio ha lanciato l’allarme e ha chiesto tempestivi interventi: “Il rischio esiste, assolutamente sì – ha detto -. Il rischio esiste, nel momento in cui il 67 per cento delle aziende già l’anno scorso non ha potuto accedere alla bancabilità e agli aiuti messi in campo dallo Stato. Figuriamoci adesso dopo un anno come siamo messi. E’ abbastanza ovvio immaginare dove possano andare a parare gli imprenditori in crisi. E’ drammatico, ma è concreta l’ipotesi che molte imprese finiscano inghiottite dal controllo mafioso. Io sono per un’economia della bellezza, non voglio parlare di mafia. Dovremmo cambiare paradigma, ma oggi ne dobbiamo parlare perché avverto il rischio di un meccanismo pronto a risucchiare le imprese nel gorgo mafioso. Servono soluzioni immediate, altrimenti potrebbe essere troppo tardi”. Pessimistica la versione di Patrizia Di Dio su futuro: “Lo sguardo della politica è strabico. Si guarda più da una parte e meno dall’altra. Sia territorialmente, sia come categorie. Al Sud questa crisi la pagheremo due volte. Mettere al centro donne, Sud e giovani è pura ipocrisia”.

Solo una domanda: la presidente di Confcommercio Palermo pensa che tutto questo sia il frutto di sole scelte sbagliate?

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