Vogliono scippare i terreni agli agricoltori siciliani per realizzare impianti fotovoltaici

2 aprile 2021
  • L’avvertimento è lanciato dalla parlamentare regionale di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri
  • La “masnada di ruffiani del territorio, che contattano i poveri agricoltori per vendere o affittare i loro terreni”
  • L’alto costo del lavoro in agricoltura rende la vita facile ai finti ambientalisti 
  • Mario di Mauro illustra il LAND GRABBING 3.0

L’avvertimento è lanciato dalla parlamentare regionale di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri

A distanza di un anno è in atto un nuovo attacco degli speculatori che, nel nome di un falso ambientalismo, vorrebbero scippare  terreni all’agricoltura siciliana per realizzare impianti fotovoltaico. Nulla da dire sulle energie alternative, ma non si capisce perché a pagare il conto debbano essere l’agricoltura e l’ambiente. Certo, anche l’ambiente, perché lo smantellamento dell’agricoltura, sostituta dagli impianti per produrre energia solare, è uno dei volti della desertificazione del territorio. Per questo fa bene la brava parlamentare regionale di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri, portavoce Verdi-Europa Verde in Assemblea regionale siciliana a lanciare l’allarme sul tema del fotovoltaico sui terreni agricoli evidenziando che “nessuna area agricola è idonea per il fotovoltaico dei produttori di energia”.  Dice sempre la deputata: “Il Ministro Cingolani (Roberto Cingolani, Ministro della Transizione ecologica (che, detto per inciso, è tutta da verificare nel Governo di Mario Draghi, che tutto sembra, tranne che un Governo di ecologisti ndr) – sottolinea Palmeri – ha recentemente ricordato di aver già avviato un dialogo con i Ministri delle Infrastrutture e della Cultura per accelerare i processi autorizzativi in modo da offrire, ha dichiarato, ‘procedure, tempi e soluzioni certe sull’intero territorio nazionale’ attenendosi a parametri oggettivi nella valutazione dell’impatto degli impianti di energie rinnovabili, anche, per esempio, nelle aree a vocazione agricola non sottoposte a vincolo. Qui non si tratta di procedure, ma di scelte di fondo: non più un solo metro quadro si può sottrarre alla natura ed all’agricoltura. Si è devastato il paesaggio, abbattuti alberi, resi aridi i fiumi con mille scuse, ora l’ultima è quella del falso ambientalismo. Siamo d’accordo – prosegue Palmeri – alla produzione di energia verde e pulita ma si faccia utilizzando tutti gli innumerevoli spazi resi impermeabili e sterili che sono più che sufficienti per produrre molto più energia rispetto a quanto se ne consuma. Lo si faccia aiutando le famiglie a prodursela, coprendo le strade, i parcheggi, i tetti, gli stadi, ma ci si ricordi che la vera decarbonizzazione è quella che cattura la CO2 ed in cambio ci dà ossigeno, ma anche il canto degli uccelli. Per la transizione ecologica servono visioni ed approcci olistici, multidisciplinari. Un approccio meccanicistico non ci porterà alcuna transizione, alcun rinnovamento, alcuna soluzione”.

La “masnada di ruffiani del territorio, che contattano i poveri agricoltori per vendere o affittare i loro terreni”

Per noi l’argomento non è nuovo. Ce ne simo occupati circa un anno fa riprendendo un post di Giuseppe Li Rosi, tra i protagonisti dell’esperienza di Simenza: “In questi ultimi 20 anni abbiamo assistito alla disattivazione dell’agricoltura nella nostra Isola che ha messo in grave sofferenza la maggior parte degli operatori veri. Alla luce di alcune notizie, questa sembra essere un’azione propedeutica affinché le proposte di compravendite o affitti dei terreni agricoli fatte da sensali paraninfi agli agricoltori ‘disfiziati’, per la costruzione di impianti fotovoltaici, vengano accettate. Ad un povero agricoltore non gli sembra vero che qualcuno possa offrire il doppio del prezzo di mercato per un ettaro di terra che non conviene più coltivare. La cosa interessante – scriveva un anno fa circa Li Rosi – è che questa masnada di ruffiani del territorio, che contattano i poveri agricoltori per vendere o affittare i loro terreni, gravitano proprio lungo il corridoio dell’elettrodotto Ciminna-Chiaramonte Gulfi che non serve solamente a ‘mettere in sicurezza’ il sistema elettrico e per sviluppare il territorio regionale, come dicono i giornali, ma serve, soprattutto, a chiudere il ‘Cerchio Magico’ che collega l’energia prodotta in Tunisia da una cordata Italo-Tedesca, a quella prodotta in Sardegna ed il potenziamento dell’elettrodotto sotto lo Stretto + il Sicilia-Malta (info: Istituto TerraeLiberAzione). Inoltre, lungo questo corridoio isolano – (“l’anello elettrico funzionale al saccheggio dell’Isola e del Mediterraneo centrale cfr.Istituto TerraeLiberAzione) – vedremo nascere i più grandi parchi di fotovoltaico d’Europa che produrranno energia sui terreni agricoli acquisiti in logiche di Land grabbing 2.0: coi soldi. Quindi, la Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione. Quanto alle ‘energie pulite’, di rinnovabile hanno i profitti e le bollette: in breve, paghiamo tutto noi in bolletta. Per 20 anni! In poche parole, questo corridoio assomiglia sempre più alla classica galleria che i ladri scavano per portare via l’oro dal caveau di una Banca”.

L’alto costo del lavoro in agricoltura rende la vita facile ai finti ambientalisti 

I “ruffiani del territorio” sono oggettivamente aiutati dalla truffaldina politica agricola dell’Unione europea – la cosiddetta PAC (Politica Agricola Comune, che il nostro amici Santo Bono, agricoltore di valore, ha descritto con parole acute in questo articolo). Per non parlare di un gruppo di europarlamentari con la schiena dritta, che hanno illustrato i punti dolenti della PAC: “La nuova PAC è un imbroglio: la denuncia di un gruppo di eurodeputati grillini, Verdi e socialisti” – che, creando enormi problemi alle agricolture mediterranee, punta a favorire gli speculatori in danno degli agricoltori siciliani. Se a questo poi aggiungiamo il costo del lavoro, che in Sicilia è circa dieci volte più alto rispetto a Paesi africani o asiatici, la sopravvivenza dell’agricoltura siciliana diventa problematica, come ci raccontava un anno fa Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia: “E’ un problema enorme. Il costo della manodopera, da noi, è di almeno dieci volte superiore a quello dei Paesi produttori da cui importiamo prodotti agricoli. Qui da noi in Sicilia molti agricoltori abbandonano perché non ce la fanno a competere. Un operaio agricolo, nella nostra Isola, tra tasse e balzelli vari, costa più di 100 euro al giorno. E chi sgarra, anche per una minima fesseria, viene per pronto accomodo accusato di ‘Capolarato’ dai solerti funzionari e magari arrestato, salvo poi ad essere discolpato ma multato per decine di migliaia di euro e, quindi , rovinato… Succede che noi agricoltori siamo spesso oggetto di controlli a tempesta, tipo ‘Ghestapo’, con gente che ti dice: ‘La rovino, le faccio vendere l’azienda’. Parole pronunciate con sadica soddisfazione, come mi raccontava un amico incappato in una vicenda di questo tipo. E chi si azzarda più a coltivare in queste condizioni?”. Insomma, fare fallire gli agricoltori per toglierli i terreni, magari per realizzare impianti di energia alternativa. Ambientalismo & affari…

Mario di Mauro illustra il LAND GRABBING 3.0

Interessante quello che ci ha raccontato, sempre quasi un anno fa, il nostro amico Mario Di Mauro, vulcanico protagonista di TerraeliberAzione:  “Caro Giulio Ambrosetti, come ti ho detto anche al telefono, nella sola PIANA DI CATANIA e dintorni abbiamo già censito oltre 2000 ettari opzionati o ‘in trattativa’ per farne un DESERTO ENERGETICO MILIARDARIO… ma non si tratta su ‘quattro soldi’: le offerte sono da LAND GRABBING 3.0: solo di opzione si va da 2000 euro a ettaro in su per l’affitto annuale dei diritti di superficie / altra cosa è la debolezza della filiera agroalimentare siciliana: qui, al netto di preziose eccezioni, si stanno suicidando da mezzo secolo -> l’inchiesta di TERRAELIBERAZIONE (lunga dagli anni Ottanta!) continuerà su questo tema a gennaio: stiamo solo verificando alcuni dati e i contratti, molti riconducibili a gruppi tedeschi o italo-tedeschi”. “Sullo sfondo – prosegue Di Mauro – c’è la GRANDE MENZOGNA dei ‘cambiamenti climatici di prevalente causa antropica’ e tutto il circo delle energie rinnovabili colonialiste: è la fase due, che include lo sviluppo di reti, elettrodotti ecc. in una logica neocoloniale che prende di mira la Sicilia e la Tunisia. La prima fase, in Sicilia, avendola capita per tempo, siamo riusciti a ostacolarla, questa sarà più complicata. Ma serve un movimento di massa serio e lucido: scientifico. Di più non possiamo FARE. No slogan. E, così come su altre questioni cruciali, non stamu jukannu”. Dopo di che Di Mauro illustra anche il modello di contratto proposto agli agricoltori: “Ecco un modello di contratto (tanti agricoltori manco lo sanno leggere: e non vi mancano certo un paio di tranelli…). Ma i soldi che offrono sono tanti… Per quanto poca cosa rispetto ai profitti che se ne ricaveranno. Il contratto standard è questo: tanti agricoltori manco lo sanno leggere”. 

(QUI TROVATE PER ESTESO IL NOSTRO ARTICOLO CON LE RIFLESSIONI DI MARIO DI MAURO E CON UNA SINTESI DEGLI INTERESSI DEI TEDESCHI IN SICILIA)

 

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