La DOP al pistacchio di Raffadali: un traguardo importante per un prodotto di elevata qualità (c’è anche un video)

24 marzo 2021
  • ‘I Nuovi Vespri’ non può che essere felice di questo traguardo raggiunto da Raffadali, se è vero che quattro anni fa abbiamo scritto di questa tradizione dell’Agrigentino
  • La storia del rilancio di questa cultura a Raffadali e dintorni
  • Il pistacchio di Raffadali è più verde del pistacchio di Bronte perché contiene più clorofilla 
  • Con la DOP benefici e vantaggi per chi, a Raffadali, ha puntato su questa cultura
  • La storia del nobile Antonio Colonna e il suo amore per il pistacchio 

‘I Nuovi Vespri’ non può che essere felice di questo traguardo raggiunto da Raffadali, se è vero che quattro anni fa abbiamo scritto di questa tradizione dell’Agrigentino

Il pistacchio di Raffadali ha ha acquisito la cosiddetta DOP, Denominazione di Origine Protetta. E’ un bel traguardo che premia gli agricoltori di questo centro dell’Agrigentino che, da anni, si battono per il rilancio di questa coltura. Insomma, la frutta secca siciliana ha un’altra produzione di qualità con la DOP. Noi, in verità, abbiamo sempre creduto nel pistacchio di Raffadali. Sin da 2017, quando ne abbiamo avuto occasione, abbiamo sempre promosso questo prodotto dalle qualità organolettiche eccezionali. Sempre per raccontare la verità, dobbiamo il nostro impegno per questa coltura al sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro. I fatti, in sintesi, sono andato così. Quattro anni fa abbiamo scritto un articolo sul pistacchio in Sicilia. E, ovviamente, abbiamo valorizzato il pistacchio di Bronte. Il sindaco di questo paese della provincia di Agrigento ci ha chiamati e, con garbo, ci ha fatto notare che in Sicilia c’è anche il pistacchio di Raffadali che non ha nulla da invidiare al pistacchio di Bronte: anzi! Così abbiamo deciso di approfondire la nostra conoscenza su come si coltiva il pistacchio in questo centro dell’Agrigentino e in qualche centro del Nisseno. E abbiamo scoperto un mondo che non conoscevamo.

La storia del rilancio di questa cultura a Raffadali e dintorni

Quattro anni fa abbiamo conosciuto Francesco Nocera, tra i protagonisti del rilancio del pistacchio nell’Agrigentino, dove questa coltura si estende oggi per circa 500 ettari. La presenza del pistacchio a Raffadali oggi è una realtà importante. Affermare  che i gelati artigianali al pistacchio di queste contrade sono preparati con i pistacchi di Bronte è un errore. I gelati di pistacchi, che a Raffadali vantano una grande tradizione, ormai da tempo sono preparati con i pistacchi di Raffadali! Negli anni ’80 e nei primi anni ’90 del secolo passato si utilizzava il pistacchio di Bronte, perché questa cultura era stata abbandonata. Oggi non è più così, se è vero che, tra gli agricoltori di queste zone, è rinata la voglia di scommettere sul pistacchio. Francesco Nocera ci ha raccontato che a Raffadali e dintorni oggi si coltivano tre varietà di pistacchio: la Bianca napoletana, la Grattarola e la Cappuccia. Rispetto al polo produttivo di Bronte, provincia di Catania, la realtà della produzione agrigentina è più piccola: circa 500 ettari contro i circa 2 mila e 600 ettari di pistaccheti coltivati nella cittadina del Catanese. E ci sono anche differenze pedoclimatiche tra il polo di Bronte e i pistacchieti dell’Agrigentino: all’ombra dell’Etna, ci ha raccontato sempre Nocera, i terreni sono per lo più asciutti, mentre a Raffadali e dintorni i terreni sono calcarei.

Il pistacchio di Raffadali è più verde del pistacchio di Bronte perché contiene più clorofilla 

Cambiano anche le tecniche di coltivazione. A Bronte, ci ha spiegato Nocera, gli alberi di pistacchio si potano in modo tale da farli salire verso l’alto; mentre nell’Agrigentino si lasciano crescere in orizzontale. Queste differenze si riflettono sulle caratteristiche organolettiche dei pistacchi. “Anche nella colorazione – ci ha detto sempre Nocera – ci sono differenze: il nostro pistacchio è più verde, perché contiene più clorofilla”. I produttori di pistacchio dell’Agrigentino si stanno muovendo bene sia su fronte produttivo, sia su quello del marketing. Sul fronte produttivo lavorano per ottenere un pistacchio biologico, ovvero semi senza il ricorso ai pesticidi: e questo potrebbe essere un valore aggiunto. Si lavora anche, come già accennato, sul fronte del marketing: basti pensare, ci ha detto sempre Nocera, al gemellaggio con il passito di Pantelleria e con i rapporti con Seul e la California. Ci sono anche le tradizioni locali. Come quella delle monache di clausura del collegio di Santo Spirito, ad Agrigento, che dal mille e 200 conservano particolari tradizioni dolciarie come, ad esempio, il ‘Cus cus di pistacchio’.

Con la DOP benefici e vantaggi per chi, a Raffadali, ha puntato su questa cultura

Oggi, come già ricordato, il pistacchio di Raffadali è DOP. Con grande soddisfazione per il Comitato promotore della DOP, composto – come leggiamo su Sicilia Verde – da Calogero Frenda (presidente), Salvatore Gazziano, Carmelo Bruno e Franco Nocera. “Si tratta di un grande risultato ottenuto grazie al lavoro di studio e di coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera del pistacchio. La DOP rappresenterà un nuovo elemento di sviluppo e di crescita dei territori coinvolti. Ci adopereremo da subito, per mettere in campo tutte le azioni per la promozione e la tutela del nostro prodotto. La DOP aprirà scenari importanti per i produttori ed i trasformatori associati. I mercati europei ed internazionali da oggi potranno contare su un nuovo prodotto di eccellenza certificato. L’ottenimento del marchio ci permetterà di godere di enormi benefici a vantaggio di chi sta investendo sulla coltivazione e trasformazione del pistacchio di Raffadali”. Il Comitato, attraverso la pagina Facebook, ringrazia tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con il comitato promotore per arrivare all’importante traguardo: Enti locali, gli uffici dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura e del Servizio diretto da Pietro Miosi, gli Uffici PQAI IV, del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

La storia del nobile Antonio Colonna e il suo amore per il pistacchio 

Infine, un passaggio storico: la tradizione legata ad Antonio Colonna, di Joppolo Giancaxio, piccolo centro a due passi da Raffadali, centro di grano duro e di fave, ma anche di pistacchi. Il pistacchio è una pianta che può vivere oltre 300 anni. Ebbene, Antonio Colonna, un nobile appassionato di botanica, aveva raccolto una collezione di antichi pistacchi che, purtroppo, oggi, sono andati perduti. “Di queste alberi che ci riportano nel passato – ci racconta ancora Nocera – ne è rimasto solo uno. Pensate che queste piante antiche producevano fino a 150 chilogrammi di prodotto all’anno, quando oggi la produzione di una pianta non supera i 30 chilogrammi all’anno”.

MOLTO INTERESSANTE QUESTO VIDEO SULLA PRODUZIONE DEL PISTACCHIO NELL’AGRIGENTIN DOVE SI PARLA ANCHE DI DOLCI E GELATI 

ALTRE NOTIZIE LE TROVATE SULLA PAGINA FACEBOOK DELLE CUSPIDI

E NELLA PAGINA FACEBOOK DEL PISTACCHIO DI RAFFADALI

SE VOLETE CONOSCERE DI PIU’ SU QUESTA PIANTA MILLENARIA, ORIGINARIA DELLA PERSIA, POTETE LEGGERE QUI 

Foto di prima pagina tratta da CoseNostreNews.it 

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