Il razzista antimeridionale e antisiciliano Cesare Lombroso e le sue considerazioni sulla Sicilia/ LOMBROSITE 1

14 marzo 2021
  • Arriveranno in Italia i soldi del Recovery Fund? Se arriveranno il Nord li ruberà al Sud e alla Sicilia. La rubrica che inauguriamo oggi illustra il perché ci hanno derubato, ci derubano e continueranno a derubarci
  • “L’intelligenza” e la “cultura” di Cesare Lombroso, il ‘filosofo’ del razzismo antimeridionale e anti-siciliano ancora oggi celebrato a Torino
  • Ancora oggi Lombroso rappresenta una certa ‘cultura’ del Nord Italia che si riassume nella frase “Prima il Nord”

Arriveranno in Italia i soldi del Recovery Fund? Se arriveranno il Nord li ruberà al Sud e alla Sicilia. La rubrica che inauguriamo oggi illustra il perché ci hanno derubato, ci derubano e continueranno a derubarci

Oggi diamo il via a una nuova rubrica che chiameremo ‘Lombrosite’, in ‘onore’ (o quasi) a Cesare Lombroso, il veneto piemontesizzato che tanto lustro dà ancora oggi a Torino, città che gli dedica un museo. Pubblicheremo e commenteremo gli scritti di questo ‘scienziato’ che ha passato la vita a studiare le popolazioni del Sud Italia. Attenzione: noi non sottovalutiamo gli ‘studi’ di Lombroso: per il suo tempo – ha vissuto e operato tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 – anzi, era un tipo che si documentava. La cosa incredibile non è rappresentata dai suoi studi, ma dalle considerazioni che ne ricavava, dove si riscontra una sorta di razzismo antimeridionale. Pensate un po’: lui – Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, un medico che si fregiava dei titoli di antropologo, filosofo, giurista, criminologo e accademico italiano, che era nato in Veneto e viveva in Piemonte, due Regioni italiane nelle quali, quando nel Sud fioriva la grande cultura classica, quando andava bene, allevavano animali e andavano a caccia – ebbene, lui, Lombroso, decide di studiare il Sud. Leggere Lombroso è importante per capire il perché il Sud e la Sicilia, ancora oggi, sono colonie italiane.

“L’intelligenza” e la “cultura” di Cesare Lombroso, il ‘filosofo’ del razzismo antimeridionale ancora oggi celebrato a Torino

Ora cominciamo a leggere: “Quando si pensa che il malandrinaggio in Sicilia si concentra quasi tutto in quella famosa valle della Conca d’Oro, dove le rapaci tribù Berbere e Semite ebbero le prime e più tenaci dimore, e dove il tipo anatomico, i costumi, la politica e la morale conservano una impronta araba (e bastino a provarlo le descrizioni di Tommasi Crudeli (23), quando si pensi che ivi come nelle tribù Arabe l’abigeato è il delitto più prediletto, resta facile il persuadersi che il sangue di quel popolo conquistatore e rapace, ospitaliero e crudele, intelligente, ma superstizioso, mobile sempre ed irrequieto e sdegnoso di freno, deve avere la sua parte nel fomentare le subitanee ed implacate sedizioni, e nel perpetuare il malandrinaggio, che, appunto come nei primi Arabi, vi si confonde non rare volte colla politica, ed anche al di fuori di questa, non suscita il ribrezzo né l’avversione che suole in popoli assai meno intelligenti, ma più ricchi di sangue ariano, anche della stessa Sicilia, p. es. di Catania, Messina”.

Ancora oggi Lombroso rappresenta una certa ‘cultura’ del Nord Italia che si riassume nella frase: “Prima il Nord” 

Questa è una specie di introduzione. Ma già dalla lettura di questo passo una cosa è chiara: i problemi della Sicilia che questo ‘scienziato’ analizza non sono legati al fatto che gli inglesi avevano deciso di regalare la nostra Isola ai piemontesi per fare i cavoli loro tra zolfo, agricoltura e via continuando; non sono legati al fatto che i Savoia, soprattutto nei primi dieci anni della ‘presunta’ unificazione italiana, avevano scannato migliaia di siciliani e meridionali; non sono legati al fatto che la Sicilia e il Sud hanno provato a ribellarsi a una volgare invasione da parte di delinquenti incolti, rozzi e ladri, perché questo erano i piemontesi del 1860: incolti, rozzi e ladri; non sono legati al fatto che la Sicilia e il Sud, al tempo i cui Lombroso ‘studiava’ la Sicilia e il Sud venivano scientificamente derubati dai piemontesi; non sono legati al fatto che i piemontesi avevano imposto alla Sicilia perfino il divieto di coltivare il riso per non fare concorrenza alle risaie del Piemonte e, in generale, del Nord Italia. No, per questo ‘scienziato’ il problema della Sicilia era da ricercare nella presenza degli arabi, nella sua testa inferiori agli ariani (ariani: una parola che sarà uno dei cavalli di battaglia della Germania negli anni ’30 del secolo passato); il problema della Sicilia era da ricercare nel carattere dei siciliani non studiato come possono studiarlo i letterati, i poeti o i filosofi, ma con i crani da misurare con il metro, dalla sporgenza del mento, dal diametro e dalle sporgenze dei cervelli estratti dai crani e da altre ‘dotte’ considerazioni anatomico-filosofiche…

Foto tratta da GLI STATI GENERALI

 

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