La Catalogna combatte, il Nord si ribella. E la Sicilia e il Sud? Si godono il Reddito di cittadinanza…/ MATTINALE 502

16 febbraio 2021
  • L’appello del professore Andrea Piraino a un anno dalla nascita del movimento Unità Siciliana-Le Api
  • Sicilia sempre più disgregata. Con una società incapace di opporsi ai partiti nazionali che continuano a penalizzarla
  • Il Reddito di cittadinanza che ha fiaccato alla base la possibilità di una rinascita culturale e sociale

L’appello del professore Andrea Piraino a un anno dalla nascita del movimento Unità Siciliana-Le Api

Quanto conta la Sicilia, oggi, nel panorama politico nazionale? E che dire del fatto che nel Governo di Mario Draghi non c’è nemmeno un Ministro siciliano? Certo, nel Governo precedente c’erano Ministri siciliani e hanno fatto poco o nulla (e, in qualche caso, hanno provocato danni: basti pensare all’accordo-capestro sulle finanze regionali). Ma almeno c’era un segnale: la Sicilia esiste… Ora, invece, a parte i soldi che Roma continua a togliere ai siciliani e i migranti che il Ministero degli Interni continua a rifilare alla Sicilia – che rimane la regione europea con i “porti più sicuri” – la nostra Isola conta quanto il due di coppe con la briscola a denari. “La Sicilia non ha più una classe politica né che la rappresenti, né che faccia gli interessi dei Siciliani”, dice il presidente di Unità Siciliana-Le Api, Andrea Piraino, a un anno dalla fondazione del movimento. “Tutte le ragioni che ne hanno determinato la nascita sono confermate anzi, se possibile, rafforzate – aggiunge Piraino -. La controprova è la composizione del nuovo Governo Draghi del quale non fa parte nessun siciliano ma, soprattutto, dal quale sembrano esclusi ogni riferimento, ogni idea, ogni progetto, ogni politica riguardante la Sicilia. Nel momento in cui il Paese deve operare una conversione ad U riguardo i pilastri portanti della convivenza e dello sviluppo e per fare questo deve spendere un volume di risorse finanziarie enorme, superiore a quello del piano Marshall, non si è sentita alcuna voce provenire dalla Sicilia. Oggi, come al solito, qualche elemosinante richiesta di un posto di sottosegretario o di viceministro. Francamente: deprimente, mortificante e, soprattutto, inaccettabile per una comunità che, umiliata oltre ogni dire, comunque ha una sua dignità, una sua storia, un suo ruolo nel Mediterraneo ed in Europa. Per questo, allora, Unità Siciliana, oggi più di un anno fa, si propone quale strumento indispensabile di riscatto per i Siciliani che assieme a tutte le altre Forze autonomistiche vogliono combattere per la propria liberazione. Facciamo in modo che il sogno diventi realtà!”.

Sicilia sempre più disgregata. Con una società incapace di opporsi ai partiti nazionali che continuano a depredarla

Noi condividiamo l’appello del professore Piraino. Anche se dubitiamo che sortirà qualche effetto tra gli altri movimenti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti. Cosa ce lo fa pensare? L’immagine della società siciliana, oggi sempre più disgregata. A parte il professore Massimo Costa e il Movimento Siciliani Liberi – tra i pochi ad aver sottolineato l’iniquità del citato accordo finanziario-capestro imposto alla Sicilia dal passato quanto disastroso e anti-siciliano Governo Conte bis – non abbiamo letto o ascoltato proteste. Derubare le risorse dei siciliani – perché quando si impongono tagli al Bilancio della Regione a farne le spese sono i cittadini siciliani – viene considerato normale dagli stessi siciliani. Al massimo, tra qualche settimana, in occasione del dibattito sul Bilancio 2021, quando l’Assemblea regionale siciliana sarà costretta a comunicare a quali categorie sociali verranno tolte le risorse, assisteremo alle polemiche tra gli stessi siciliani, appoggiati da questa o quell’organizzazione sindacale. Tranquilli: nessuna di queste categorie chiederà: “Scusate, ma perché Roma si sta prendendo i nostri soldi?”, ma si aprirà una battaglia tra siciliani con una fazione sociale e politica che cercherà di fregare un’altra fazione o le altre fazioni sociali e politiche! Invece di prendersela con Roma e con i partiti politici nazionali che li hanno derubati, i siciliani litigheranno tra loro!

Il Reddito di cittadinanza, trasformato in strumento di clientele, ha fiaccato alla base la possibilità di una rinascita culturale e sociale

La Sicilia di oggi – dobbiamo avere il coraggio di affermarlo – non ha molta speranza di progredire. In Catalogna, nonostante gli arresti e i leader costretti all’esilio, la voglia di Indipendenza del popolo catalano non è stata domata. Tant’è vero che hanno vinto le elezioni. Nel Nord Italia, ammettiamolo, la rivolta contro le chiusure disposte dal Governo nazionale nel nome della pandemia è corale: lì il blocco delle attività produttive – per esempio degli impianti sciistici – è avvertito come un problema da tutta la popolazione. In Sicilia e in buona parte del Sud, invece, protestano solo i commercianti, i ristoratori e, in parte, gli operatori turistici; i tanti che dovrebbero protestare si godono il Reddito di cittadinanza vissuto non come un fatto ‘dinamico’, ma come uno strumento che durerà in eterno: tesi corroborata dai Comuni del Sud e della Sicilia che hanno chiesto di “far lavorare per le amministrazioni” i percettori dello stesso Reddito di cittadinanza che – gli Lsu di fine anni ’90 insegnano – ormai sognano la stabilizzazione dopo quattro o cinque anni di precariato… Nessuno che, al Sud, denunci quest’ennesima follia che si tradurrebbe in un appesantimento dei conti di Regioni e Comuni dello stesso Sud (gli Lsu, alla fine, li hanno pagati gli Enti locali del Sud e della Sicilia). Tutto immaginavamo, ma non che il Movimento 5 Stelle avrebbe fatto ripiombare il Sud e Sicilia nell’immobilismo clientelare!

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