I film sugli eccidi nel Sud quasi nascosti: “E li chiamarono briganti” di Pasquale Squitieri e “Bronte” di Florestano Vancini

24 gennaio 2021
  • Savoia, Cialdini e compagnia bella: gli italiani non debbono sapere
  • La storia dei partigiani libici scannati dall’esercito savoiardo

Savoia, Cialdini e compagnia bella: gli italiani non debbono sapere

In Italia spesso abbiamo assistito a censure di films, tagli di parti essenziali, tagli di scene d’amore ritenute non consone alla maturità degli italiani, ricordiamo il film “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti; “Il Gattopardo”, sempre di Luchino Visconti, censurato nelle scene politiche dalla parte dei Borbone. Tantissimi sono stati i films censurati. La gente ignara però non sa che molti films sono censurati dalle case distributrici “per ordine superiore” o censurati direttamente dallo Stato in quanto gli italiani, semplicemente, non devono sapere. Abbiamo assistito a film come “Platoon”, come “Apocalisse Now” sulla guerra imperialista americana, abbiamo assistito a film come “Soldato blu” e “Piccolo grande uomo” contro l’esercito americano e le stragi perpetrate dai suoi generali. Gli italiani però non possono vedere o quasi film contro i garibaldini sul massacro di Bronte come quello di Florestano Vancini “Bronte“, oppure l’ultimo di Pasquale Squitieri “E li chiamarono Briganti”, un carme contro il Risorgimento, contro l’esercito del generale Cialdini ritenuto assassino nel Sud per le porcherie commesse dalla sua truppa. In questi casi le case di distribuzione, forse per far piacere ai politici di turno, li boicottano.

La storia dei partigiani libici scannati dall’esercito savoiardo

In Germania, che pure non è tanto critica col suo passato nazista, vedono nelle sale “Scindler’s list”, a noi italiani ci è stato negato di vedere un film crudo e veritiero nei minimi dettagli, trattasi di “Omar Mukhtar – il leone del deserto” con Anthony Quin, Gastone Moschin, Raf Vallone, che racconta la storia dei partigiani libici scannati dall’esercito savoiardo. Il liberale Raffaele Costa rispose ad una interpellanza parlamentare dicendo che “Il film non poteva essere proiettato sugli schermi italiani perché offendeva il nostro esercito”. Costa, di formazione piemontese, liberale e colonialista, non sa che quello non era un esercito italiano, quello era un esercito fascista e savoiardo e gli italiani veri si sentono offesi dalle gesta di quegli assassini difesi ancora oggi dalla casta militare e politica del nostro Paese. Raffaele Costa e altri come lui non sanno di sedere in un parlamento repubblicano, nato in libertà, sulle ceneri del fascismo e di Casa Savoia. Continuate pure e non far conoscere le sconcezze di quegli assassini e di quell’esercito che non ci appartengono, ci stiamo pensando noi, ormai siamo in molti a farlo, la vostra fine politica è segnata, un nuovo Stato sorgerà sulle ceneri di questo, una vera repubblica antifascista e anti savoiarda sarà consegnata agli italiani. Una nuova classe politica si sta delineando, vi è un Sud vivo, vi è un Sud che conosce il suo male, da dove è venuto, da chi è stato massacrato. Il riscatto del Sud e quello della vera Italia è alle porte. È solo questione di tempo. Il film in questione racconta:“ … come il generale Graziani interpretò – campi di concentramento, sterminio chimico – gli ordini di Mussolini. Nel dicembre del 1928 viene nominato governatore unico delle colonie il generale Pietro Badoglio che mette in chiaro le sue intenzioni: “Nessun ribelle avrà pace: né lui, né la sua famiglia, né i suoi arredi, né i suoi armenti. Distruggerò tutto, uomini e cose” (Gianni Lanes, l’Unità, mercoledì 14 novembre, 2001, pag 29)

Tratto da Partito del Sud – Gaeta

Foto tratta da adsic

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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