La Cina, grazie alla pandemia, sta rilevando settori dell’economia italiana in crisi?

18 gennaio 2021
  • La domanda non è oziosa: l’Italia è in crisi, la Cina (stranamente) no
  • La Francia blocca la vendita ai canadesi del gruppo Carrefour
  • Perché non tutelare l’economia italiana, a cominciare dai prodotti agricoli?

La domanda non è oziosa: l’Italia è in crisi, la Cina (stranamente) no

Ormai la pandemia tormenta il mondo da un anno. In realtà, come racconta l’intelligence statunitense, è più di un anno che il SARS-COV-2 si aggira per il mondo. In Cina era presente nell’Autunno 2019, anche se i cinesi si ostinano a negare l’evidenza. Dell’andamento della pandemia in Cina sappiamo poco o nulla. Ogni tanto ci fanno sapere che sì, anche loro sono in difficoltà. La cosa strana, però, è che, a differenza di quasi tutti i Paesi del cosiddetto Occidente industrializzato, la Cina, nonostante sia il Paese da dove è venuta fuori la pandemia, registri un aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) del 2% (in realtà, fino a qualche mese fa si parlava di un aumento del 4%!). Come abbia fatto la Cina a far crescere l’economia mentre il resto dei Paesi industrializzati del mondo è ancora oggi bloccato, con molte delle attività produttive ferme, non si capisce. Ma tant’è.

La Francia blocca la vendita ai canadesi del gruppo Carrefour

In realtà, sono tante le domande che riguardano la Cina. Come ha fatto, ad esempio, ad aver prodotto il vaccino con il virus inattivato in un tempo così breve? Sono due domande che vogliamo porre oggi. Sappiamo che, in Italia, molte attività economiche sono in grandissima difficoltà: sappiamo che ci sono imprese che hanno già chiuso i battenti e altre che saranno costrette a chiudere nei prossimi mesi. Ora: qualcuno sa che, nel 2020 – magari nella seconda metà del 2020 – i cinesi hanno acquisito attività economiche in Italia? Sono in corso trattative per cedere attività italiane ai cinesi? Poniamo queste due domande perché, di solito, in economia, quando una realtà è in difficoltà, viene fagocitata da chi in difficoltà non è. Questo succede quando una produzione è strategica o ha margini che il gestore in crisi non riesce a realizzare. Ed è di queste ore la notizia che la Francia si sta opponendo alla cessione del gruppo Carrefour ai canadesi, perché considera strategico il comparto della Grande distribuzione organizzata.

Perché non tutelare l’economia italiana, a cominciare dai prodotti agricoli?

Ci permettiamo di ricordare che la Cina – Paese comunista – usa la globalizzazione dell’economia a proprio uso e consumo: quando gli conviene inonda il mondo con le proprie produzioni ma basso costo che distruggono interi settori delle economie occidentali (vedi l’agricoltura del Sud Italia e non soltanto del Sud Italia letteralmente massacrata alle produzioni ortofrutticole cinesi, peraltro di dubbia qualità); però, quando si tratta di difendere le proprie produzioni si rifiuta di acquistare le produzioni estere che possono creare difficoltà alle proprie produzioni e alle produzioni dei Paesi vicini alla stessa Cina. E allora? E allora – considerato che c’è la certezza che la pandemia sta distruggendo interi settori dell’economia occidentale e che c’è il dubbio che la stessa pandemia non sia proprio – mettiamola così – causale – non sarebbe il caso non tanto e non solo di bloccare l’espansione della Cina nelle economia occidentali, ma di difendere le nostre produzioni come sta facendo da tempo la Francia? (per la cronaca, la Francia sta impedendo all’Italia di rilevare i cantieri navali francesi). Perché non cominciare ad impedire alla Cina di importare in Italia pomodori e passata di pomodoro, peraltro di qualità molto discutibile?

 

 

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