Il marchio ‘Pasta di grano duro di Sicilia’ bloccato oltre dieci anni fa dagli ascari

10 dicembre 2020

E’ la storia amara di un imprenditore agricolo siciliano, Cosimo Gioia, nominato nel 2009 dirigente generale del dipartimento Agricoltura, che prova a valorizzare il grano duro siciliano. Merito suo i controlli sul grano estero e il progetto per un marchio della pasta siciliana. Lo racconta lo stesso Gioia ricordando una pubblicazione di undici anni fa. L’ascarismo dei politici siciliani

Sulla propria pagina Facebook Cosimo Gioia ricorda quando, da dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana, lanciò il marchio ‘Pasta di grano duro di Sicilia’. Correva l’anno 2009 e allora non erano in tanti a parlare del grano duro siciliano. Ne parlava invece Cosimo Gioia che, in solitudine, combatteva una battaglia su più fronti: per il citato marchio della pasta siciliana prodotta con grano duro della nostra Isola e una lotta culturale e sociale avviando i controlli sulle navi cariche di grano estero che, già allora, arrivavano in Sicilia.

All’inizio, in questa sua battaglia, Cosimo Gioia ebbe accanto il Governo regionale: tant’è vero che fu l’allora presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a nominarlo. Poi però le cose sono cambiate, come racconta lo stesso Gioia: “Non prendetela come autocelebrazione, ma pubblico un estratto del giornale Terra del Dicembre 2009, in cui viene pubblicato il marchio della ‘Pasta di grano duro di Sicilia’, ora, tanto di moda. Volevo solo evidenziare che, già 10 anni fa, quando ero Direttore dell’Assessorato Agricoltura, avevamo presentato a Villa Malfitano il marchio che vedete, con tanto di approvazione da parte dell’allora Presidente Raffaele Lombardo e dell’Assessore Michele Cimino. 15 giorni dopo fui sollevato dall’incarico e non se ne fece più nulla. Mi dicono ora che il progetto non si trova più…”.

Teniamo conto che quando Cosimo Gioia lancia questo progetto per la valorizzazione del grano duro siciliano non si parlava di glifosato, ma di altri contaminanti, micotossine in testa. I controlli sulle navi cariche di grano che già allora arrivavano in Sicilia e il progetto del marchio di ‘Pasta di grano duro di Sicilia’ davano molto fastidio ai potenti che operavano e che continuano ad operare nel mondo del grano e nel mondo della pasta.

Oggi i signori della pasta – della pasta industriale, per intendersi – sono stati costretti ad abbassare le ali, grazie a un’informazione puntuale che ha messo in evidenza la presenza di glifosato nella pasta. E si va sempre più affermando, tra i consumatori, la voglia di portare a tavola una pasta prodotta con il grano duro siciliano e, in generale, del Sud Italia.

Rimane invece immutato il potere chi chi commercia il grano: non a caso, ogni anno, nei porti della Puglia e della Sicilia continuano ad arrivare tante, troppe navi cariche di grano estero, canadese in testa. Lo scorso anno, giusto per dare un dato, la Coldiretti denunciava che l’aumento di grano canadese, in Sicilia, era aumentato di sette volte!

Noi qualche anno fa abbiamo intervistato Cosimo Gioia, che ci ha raccontato la sua battaglia per un grano pulito:

“La cosa incredibile – ci raccontava tre anni fa Cosimo Gioia – è che, ancora oggi, non ci sono controlli sulle navi cariche di grano duro che arrivano in Sicilia e nel resto d’Italia. Nulla di nulla”.

E ciò che era tre anni fa era “incredibile” è ancora incredibile oggi, perché non è cambiato niente!

E ancora oggi, rispetto al 2009, non c’è ancora un marchio della ‘Pasta di grano duro di Sicilia’: solo le chiacchiere di una politica siciliana inutile e ascara, che usa l’assessorato regionale all’Agricoltura non per fare crescere il settore, ma per farsi i cavoli propri! E vediamo se qualcuno ha la faccia di smentirci!

 

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