Coronavirus/ Ecco perché il Nord Italia ha provato a imporre a tutta l’Italia misure uniformi/ MATTINALE 486

4 novembre 2020

Le Regioni del Nord Italia, da decenni, impongono i propri prodotti ai 20 milioni di abitanti del Sud e della Sicilia. Con le chiusure diversificate delle attività produttive temono di perdere i mercati del Sud Italia. E noi in Sicilia e nel Sud dobbiamo fare di tutto per farglieli perdere, acquistando i prodotti delle nostre aziende. Liberiamoci dagli sfruttatori e dai colonizzatori!

Sono in tanti, in queste ore, a chiedersi il perché le Regioni del Nord Italia, ancora una volta, per fronteggiare la pandemia di Coronavirus, abbiano chiesto al Governo nazionale provvedimenti uniformi in tutto il territorio nazionale. Ad alcuni, tale richiesta, può sembrare un capriccio. Della serie: al Nord le cose vanno male e allora restrizioni per tutti!

No, le cose non stanno così. Se le Regioni del Nord, fino all’ultimo, hanno provato a imporre misure uniformi per tutta l’Italia, lo hanno fatto per motivazioni che possiamo definire economico-coloniali. La manovra – riuscita la scorsa Primavera quando le imposizioni sono state uguali per tutti – questa volta è andata a vuoto, perché il Governo nazionale ha optato per tre fasce.

In questo articolo proveremo a illustrare il perché il Nord Italia ha cercato di ingabbiare tutto il Paese con provvedimenti uniformi.

Intanto cominciamo col dire che la prima ondata di Coronavirus ha fortemente penalizzato il sistema produttivo del Nord Italia, che ha perso importanti ‘pezzi’ di mercato in favore di altre aree europee dove lo scorso Marzo e Aprile il virus ha colpito con minore entità. Ora la situazione non è più così, perché tutta l’Europa è in grandissima difficoltà.

Ma il Nord Italia non vuole perdere i mercati del Sud Italia ai quali impone da decenni le proprie produzioni industriali e, in parte, anche agricole.

Qualche tempo fa Paolo Savona, economista e banchiere, già Ministro della Repubblica ha spiegato dati alla mano, che su 72 miliardi di euro all’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 miliardi di euro vanno nel Nord Italia che impone al Sud i propri prodotti. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta alle Regioni del Sud e alla Sicilia, calcolando anche la quota di spese estere.

Come stanno le cose lo ha illustrato bene Briganti:

“Ufficiale è il fatto che la bilancia commerciale delle Regioni settentrionali sia positiva verso il Sud Italia e negativa verso l’estero, fatta eccezione per il Veneto che ha entrambe le voci positive. Questo cosa vuol dire? Che le Regioni del Sud Italia sono il mercato di riferimento delle aziende del Nord, le quali, senza la nostra quota di consumi, sarebbero in passivo e destinate al fallimento”.

Insomma, per dirla in breve, su 100 euro di spesa effettuate nel Sud, solo 6 euro restano al Sud, mentre 94 euro vanno a sostenere l’economia del Nord!

“La legge detta del ‘Federalismo fiscale’, fortemente voluta dalla Lega Nord – leggiamo sempre su Briganti – prevede ‘il coordinamento dei centri di spesa con i centri di prelievo’. Tradotto in linguaggio corrente: ‘le ricchezze-tasse restano a disposizione della Regione che le produce-versa’. In termini pratici: Io, a Napoli, acquisto una colomba Le Tre Marie, prodotta a Milano da una società con sede a Via Bistolfi, 31 – 20134. Gli utili della società – a cui ho dato il mio modesto contributo – versati in tasse verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, teatri…DOVE? A MILANO!!!!!!!! E LA LEGA RINGRAZIA!!!!”.

“Compro una pastiera, un casatiello, un migliaccio, un sanguinaccio… Effetto: I miei soldi – tradotti in tasse – verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, asili nido… DOVE? NELLE NOSTRE REGIONI !!!!!!!! E I NOSTRI FIGLI RINGRAZIANO!!!!”.

Insomma, per dirla in breve, acquistando i prodotti del Sud aiutiamo l’economia del Sud e i cittadini del Sud!

Ora, se il sistema produttivo del Nord si blocca causa emergenza Coronavirus, e il sistema produttivo del Sud Italia e della Sicilia non si blocca, i meridionali e i siciliani, non trovando più i prodotti del Nord Italia opteranno per le produzioni del Sud e della Sicilia. Gli costeranno qualcosa in più? Può darsi. Ma andranno a sostenere l’economia del Sud e della Sicilia!

Non solo. I consumatori del Sud e della Sicilia, una volta conosciuti i prodotti dei propri territori (non soltanto alimentari, ma anche altri prodotti) potrebbero decidere di non tornare più indietro: ed è proprio questo che fa impazzire i nostri ‘amici’ del Nord Italia: e cioè il fatto che, complice la pandemia di Coronavirus, i consumatori del Sud Italia e della Sicilia smettano di acquistare prodotti del Nord Italia e si rivolgano alle imprese del Sud.

In economia, si sa, la domanda crea l’offerta: se nel Sud e in Sicilia crescerà la domanda di prodotti del Sud e della Sicilia le imprese del Sud e della Sicilia cominceranno a produrre questi beni e lo faranno anche contro una burocrazia che nel Sud e in Sicilia – non si capisce se consapevolmente o no – tende a favorire le imprese del Nord Italia a spese delle imprese del Sud e della Sicilia.

Cosa possiamo fare noi siciliani e meridionali per fare in modo di liberarci dai colonizzatori del Nord Italia? Quando ci rechiamo a fare la spesa cerchiamo. nei limiti del possibile, di privilegiare i prodotti delle nostre Regioni. Se – ad esempio – qui in Sicilia non troviamo un prodotto siciliano, cerchiamo di trovarne uno del Sud Italia.

Solo quando non ne possiamo fare a meno acquistiamo un prodotto del Nord Italia!

Ricordiamoci sempre che quando acquistiamo un prodotto della Sicilia e del Sud facciamo crescere l’economia della Sicilia e del Sud.

“I tuoi soldi – leggiamo su Briganti – restano al Sud e vengono utilizzati per garantire A TE i servizi pubblici: istruzione, trasporto, sanità… Crei posti di lavoro vicino casa tua. Dai una mano all’ambiente. Risparmi”.

 

QUI L’ARTICOLO SU COMPRA SUD

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