Coronavirus in Sicilia/ Presidente Musumeci: prima di chiudere trovi i soldi per chi non è a reddito fisso

24 ottobre 2020

Ormai tutti abbiamo capito come funzionano le chiusure per Coronavirus in Italia: si chiude e chi non è a reddito fisso viene abbandonato. La Sicilia non deve aspettarsi nulla da un Governo nazionale di inadeguati e dannosi. La Regione blocchi i grandi appalti in corso (a cominciare dagli appalti ferroviari di Palermo e Catania) e, con questo fiume di denaro, sostenga imprese e famiglie bisognose della Sicilia

Lo sappiamo: la pandemia di Coronavirus si va aggravando giorno dopo giorno. Del resto, dopo tutte le minchiate andate in scena da Maggio ad oggi non c’era da aspettarsi qualcosa di diverso. Detto questo, la protesta di ieri sera a Napoli (l’abbiamo raccontata qui) dovrebbe fare riflettere di governa la cosa pubblica. Pensare di chiudere le attività economiche facendo ‘leccare la sarda’ a chi non è a reddito fisso, in questo momento, è una follia.

Non sappiamo cosa faranno in Italia, ma sappiamo che in Sicilia il presidente della Regione, Nello Musumeci, pensa a una stretta in verità piuttosto tardiva. Tuttavia, proprio perché i titolari di partire IVA e, in generale, i lavoratori autonomi, i titolari di bar, ristoranti e altre attività commerciali hanno provato sulla propria pelle la gestione fallimentare della chiusura di Marzo e Aprile scorsi da parte del Governo nazionale (come dimenticare i 600 euro e la Cassa integrazione che non arrivavano? per non pensare alle tante famiglie povere che non hanno mai ricevuto gli aiuti), sarebbe bene che il Governo regionale, prima di chiudere, trovi i soldi per le imprese in difficoltà e per le famiglie povere. 

Ci rivolgiamo ai titolari di bar, ristoranti, agriturismi e, in generale, ai commercianti e alle famiglie siciliane che non vivono a reddito fisso: guardate che, di soldi pubblici, in Sicilia, ce ne sono tantissimi. Si tratta solo di riprogrammarli e di distribuirli per almeno sei mesi alle categorie in difficoltà. Unione europea e Stato non hanno motivo di opporsi: sono soldi della Sicilia e c’è un’emergenza. Punto.

Dove si trovano questi soldi? Tra gli appalti ferroviari di Palermo e di Catania si possono reperire e utilizzare, subito, 800-900 miliardi di euro.

Non c’è alcuna fretta di completare la Circumetnea di Catania e le nuove linee di Tram di Palermo: con questi soldi la Regione siciliana può ristorare, subito, i titolari di partire IVA, i titolari di bar e ristoranti (e ovviamente anche chi lavora nei bar e nei ristoranti) e, in generale, chi non è a reddito fisso, oltre alle famiglie povere della Sicilia (i soldi per le famiglie povere non vanno assolutamente erogati ai Comuni: la Regione si deve fare dare dai Comuni gli elenchi delle famiglie povere ed erogare i fondi direttamente a queste ultime).

Non ci sono solo gli appalti ferroviari di Palermo e di Catania. In Sicilia ci sono centinaia di cantieri aperti che servono solo a drenare denaro pubblico: basti pensare – e sono solo due esempi – ai lavori ‘eterni’ per le strade Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta: i ritardi un anno, per queste due opere (che fino ad oggi sono solo servite alla ‘politica’), non cambierebbero nulla, visto che i lavori vanno avanti senza costrutto da oltre un decennio con dispendio impressionante di denaro pubblico.

Se una parte di questo denaro pubblico, invece di finire ai soliti noti, verrà utilizzato per l’emergenza Coronavirus non sarà un fatto negativo: anzi!

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