Coronavius/ Poteste di piazza a Napoli contro le chiusure di De Luca: “Tu ci chiudi, tu ci paghi” / MATTINALE 477

24 ottobre 2020

Ieri sera guerriglia urbana per le strade di Napoli. Se l’appena rieletto presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, pensava di ridurre i contagi chiudendo tutto ha ottenuto l’esatto contrario. Migliaia di giovani si sono riversati in strada. Il messaggio è chiaro: non si faranno chiudere in casa per morire di fame. La farsa dei 600 euro e i ritardi nella Cassa integrazione dei mesi scorsi non sono stati dimenticati. Almeno a Napoli è così  

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, appena rieletto, sarà anche popolare. Ma la protesta esplosa ieri sera a Napoli all’insegna dello slogan: “Tu chiudi, tu ci paghi” è il segno non soltanto delle difficoltà dello stesso De Luca, ma, soprattutto, del fallimento del Governo Conte bis.

I napoletani ricordano benissimo le chiacchiere televisive del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Marzo, Aprile e Maggio scorsi, i miserabili 600 euro che non arrivavano mai, l’INPS che non erogava la Cassa integrazione e via continuando: e non hanno alcuna voglia di morire di fame. Da qui la protesta in piazza di ieri sera contro le chiusure disposte dal presidente De Luca per fronteggiare la crescita dei contagi. Della serie: questa volta, per dirla alla siciliana, la ‘spesa’ la vogliono vedere prima!

Si teme che la protesta di ieri sera potrebbe essere solo l’inizio. Chi conosce un po’ la storia di Napoli (consigliamo la lettura dei libri di Giuseppe Galasso) sa che la piazza napoletana non scherza!

E ieri sera i napoletani non scherzavano affatto. Centinaia di persone sono scese per le strade della città per manifestare davanti alla sede della Regione Campania contro il ‘coprifuoco’ e, in generale, contro le chiusure delle attività che il presidente De Luca vorrebbe disporre. Ci sono stati scontri con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Una guerriglia urbana a tutti gli effetti con lanci di lacrimogeni, bombe carta, petardi da entrambe le parti. E tanti cassonetti di rifiuti dati alle fiamme.

I manifestanti hanno assaltato una camionetta dei Carabinieri e alcune auto della Polizia. Ribadiamo: una guerriglia urbana a tutti gli effetti. I manifestanti si sono scagliati contro lo sbarramento delle forze dell’ordine lanciando petardi e accendendo fumogeni davanti la sede della presidenza della Regione Campania. Tanti i giovani che indossavano non la mascherina, ma la maschera di De Luca.

Le forze dell’ordine hanno risposto, a propria volta, con un fitto lancio di lacrimogeni. Ma questo non ha fermato la protesta: anzi!

Le cronache di ieri sera a Napoli raccontano di centinaia di giovani sugli scooter che hanno ignorato il ‘coprifuoco’ scattato alle 23,00 e si sono catapultati nelle strade cittadine suonando clacson e urlando slogan e insulti contro De Luca.

Già, gli slogan contro il presidente della Regione Campania appena rieletto:

“Tu ci chiudi, tu ci paghi”, “La salute è la prima cosa ma senza soldi non si cantano messe“. E attacchi anche al Governo nazionale.

La cosa che deve fare riflettere è che a protestare, ieri sera, a Napoli, sono stati i giovani. I piccoli commercianti e i piccoli imprenditori avevano protestato nelle ore precedenti a Napoli e Salerno in modo pacato. Alcune ore dopo è scoppiato l’inferno.

A conti fatti, ieri sera il presidente De Luca – che evidentemente ha dimostrato di non conoscere Napoli e i napoletani (e per un campano non è il massimo…) – ha ottenuto l’effetto contrario: perché una manifestazione popolare di questa portata non potrà che avere aggravato il problema dei contagi.  

Il segnale lanciato ieri sera dai napoletani è chiarissimo: se De Luca e il Governo nazionale pensano di chiudere tutto lasciando senza risorse i cittadini napoletani la protesta sarà durissima.

La situazione che si sta creando è drammatica. E il Governo nazionale e De Luca possono pensare di risolvere il problema seguendo l’esempio dei Savoia dopo l’infelice unificazione (o quasi) italiana: cioè mandando l’esercito in piazza contro i nuovi ‘Briganti’: perché complicherebbero ulteriormente il problema dei contagi.

Insomma, le chiusure, questa volta – almeno a Napoli è così – vanno fatte mettendo veramente mano al portafoglio, senza chiacchiere in televisione. I soldi ci sono? Il prossimo 31 Dicembre l’Italia raggiungerà un nuovo record: 2 mila e 600 miliardi di euro di deficit pubblico. Poco più di un anno fa il deficit si attestava intorno a 2 mila e 410 miliardi o giù di lì.

In un anno il Governo Conte bis ha indebitato l’Italia di 180-190 miliardi di euro. Per fare che cosa?

Noi non l’abbiamo capito. Sono serviti per migliorare i servizi sanitari? In Campania si direbbe di no. E anche in Sicilia e nel resto del Sud non ci sembra che la situazione sia migliore.

Abbiamo letto – e siamo certi di sbagliarci – che ad Agrigento città, la provincia dove nei mesi scorsi sono arrivati migliaia di migranti, molti dei quali positivi al virus, ci sarebbero appena sei posti di terapia intensiva. Possibile? Noi non ci crediamo: saranno molti di più.

Insomma: quanti di questi mille e 900 miliardi di nuovo debito pubblico contratto dall’Italia sono arrivati nel Sud e in Sicilia? E’ la domanda che noi immaginavamo si sarebbero posti i nostri amici ‘intellettuali’ del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale. Invece i nostri amici di questo Movimento organizzano colti dibattiti e felpate manifestazioni sul Recovery Fund, cioè sui soldi europei che, bene che andrà (ma dovrà andare veramente bene), arriveranno tra la fine del prossimo anno e il 2022.

E dei soldi – un fiume di soldi, sì e no qualche decina di miliardi in meno  dei 207 miliardi del Recovery Fund che tanto impressionano e fanno sognare i nostri amici ‘intellettuali’ del Movimento 24 Agosto – arrivati in Italia in questi ultimi mesi? Non sembra un argomento degno delle riflessioni dei nostri amici meridionalisti.

Non è che, per caso, nel Sud mentre i cosiddetti ‘intellettuali’ (che, lo ricordiamo, non piacevano affatto al grande Ferdinando di Borbone: non vi diciamo come li etichettava…) pensano alle brioche la gente comincia ad avere fame?

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