Regione siciliana: niente soldi per Comuni, turismo e sport. Sono gli effetti dei ‘Patti scellerati’ e dei crediti cancellati/ MATTINALE 461

7 ottobre 2020

La Regione siciliana non ha i soldi per i Comuni, per il turismo, per le società sportive e via continuando con altri soggetti. Tutto questo sta succedendo perché, negli anni passati – quando la Regione è stata amministrata dal centrosinistra – le finanze regionali sono state svuotate, calpestando anche l’articolo 36 dello Statuto. Se avete dubbi parlatene con i ‘compagni’ del PD: ne dovrebbero sapere qualcosa…  

In queste ore – con sei o sette mesi di ritardo – alcuni esponenti del PD e il presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani), nonché sindaco di quello che resta di Palermo, Leoluca Orlando, hanno scoperto l’acqua calda. Hanno scoperto, cioè, che la Regione siciliana è senza soldi. Hanno scoperto che non ci sono i fondi per i Comuni, che non ci sono i soldi per le imprese turistiche, che non ci sono i soldi per le associazioni sportive e via continuando con altri soggetti.

Ovviamente, i signori del PD – che sono i veri responsabili dello scempio delle finanze della Regione siciliana – fanno finta di non sapere come stanno le cose: sanno che di queste cose ‘tecniche’ non si interessa nessuno e si rivolgono a Roma – a quell’inutile Governo Conte bis che, fino ad oggi, ha prodotto solo enormi danni in tutto – per dirgli: caro Governo nazionale, interviene tu, perché qui il Governo di centrodestra della Regione sta lasciando i Comuni della nostra Isola senza soldi e noi non sappiamo cosa fare, dal momento che, a furia di aumentare tasse e imposte locali, tanti siciliani sinni stannu futtennu e non pagano più e noi, nei Comuni dove amministriamo, siamo con il culo a terra!

Chissà perché nessun economista – e dire che in Sicilia non ne mancano – racconta che, in questo momento, in tanti Comuni siciliani si è raggiunto il punto in cui, a furia di aumentare tasse, imposte e balzelli vari (vedi autovelox e ZTL), il gettito invece di aumentare,è diminuito (per inciso, tutti indebitati con il sistema bancario: se non ci fossero le banche che fanno ancora credito, tanti Comuni siciliani non esisterebbero più; ma ‘ste cose è meglio dircele tra noi, sennò i cittadini comincerebbero a preoccuparsi…).

La situazione di certi Comuni siciliani è simile, per certi versi, a quell’asinello al quale il contadino, per risparmiare, aveva dimezzato la biada; visto che lavorava nonostante tutto gliel’aveva dimezzata ancora e poi ancora e poi ancora fino a quando…

E così ha fatto con le finanze della Regione siciliana il Governo di Matteo Renzi tra il 2014 e il 2018:

prima il Governo romano si è preso i soldi che spettavano alla Regione siciliana in forza di una sentenza della Corte Costituzionale (Giugno 2014, primo ‘Patto scellerato’ tra il Governo Renzi e il Governo regionale di quel ‘genio’ di Rosario Crocetta);

in seconda battuta, anno di grazia 2015 – complice la maggioranza di centrosinistra dell’Assemblea regionale siciliana – sono stati cancellati dal Bilancio della Regione siciliana poco meno di 10 miliardi di euro di crediti che la Regione vantava verso tanti soggetti, Stato italiano in testa, considerati sbrigativamente crediti inesigibili, forzando in modo improprio l’applicazione del Decreto n. 118 del 2011, ovvero la riforma della contabilità dello Stato;

in terza battuta – e questo è stato il capolavoro del PD – sono stati riscritte le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto autonomistico siciliano, consentendo allo Stato di tenersi, a norma di legge, entrate di competenza regionale (IVA e IRPEF);

in quarta battuta, per risanare le finanze italiane che invece sono peggiorate (non a caso l’attuale Governo Conte bis, in pochi mesi, ha portato il debito pubblico italiano alla cifra record di 2 mila e 500 miliardi di euro, debito pubblico che, a fine anno, dovrebbe arrivare al 2 mila e 600 miliardi di euro: ma di questo parlano solo gli ‘addetti ai lavori’), a partire dal 2014, lo Stato ha deciso di scippare alla Sicilia ogni anno un miliardo e 300 milioni di euro: scippo che è ancora in vigore!;

in quinta battuta lo Stato ha scippato alle Province siciliane – con la scusa che non avevano la ridicola riforma nazionale voluta dal Ministro ‘genio’ Graziano Delrio – non solo i fondi statali, anche anche i circa 220 miliardi di euro all’anno di Rc-Auto e libretti: soldi dei siciliani che lo Stato continua a scippare alle nove Province siciliane che oggi esistono solo per pagare stipendi e gestire appalti.

Così oggi la Sicilia somiglia all’asinello al quale il contadino dimezzava la razione di biada: e dimezza oggi e dimezza domani…

Dopo aver combinato tutto questo ‘bordello’ finanziario, lo Stato, ogni anno, bontà sua!, ‘concede’ al Governo e Parlamento della Sicilia la possibilità di inserire nel Bilancio regionale – o meglio, nella Finanziaria (che ha cambiato nome, ma quella è) – soldi che non ci sono. Si chiamano “accantonamenti negativi”: di fatto, sono capitoli di spesa della Finanziaria con soldi che non ci sono e che possono essere spesi solo quando si materializzano (se si materializzano).

Il responsabile di questo ‘macello finanziario’ ai danni non della Regione, ma dei Siciliani vittime di questi scippi a norma di legge dello Stato è il centrosinistra.

Quest’anno, ad esempio, hanno deciso che gli “accantonamenti negativi” sarebbero toccati ai Comuni, alle imprese turistiche, allo sport e altri soggetti: tutti questi sarebbero stati pagati quando sarebbero arrivati i fondi della riprogrammazione dei fondi europei destinati alla Sicilia.

Ma la riprogrammazione dei fondi europei destinati alla Sicilia – con riferimento, in particolare, ai fondi non spesi spetta a Roma e a Bruxelles – è bloccata. Perché? Perché Roma – come fa da quando esistono le Programmazioni – vorrebbe prendere una parte di questi fondi europei del Sud Italia e della Sicilia e dirottarli nel Centro Nord Italia; a Bruxelles – che ha già ricevuto decine di denunce – non vogliono che si proceda così perché, bontà loro, con una ventina di anni di ritardo, si sono accorti che i fondi strutturali europei destinati al Sud Italia, invece di ‘addizionarsi’ agli interventi dello Stato nel Sud, si sono sostituiti all’intervento dello Stato nel Sud, vanificando il significato degli stessi fondi strutturali europei che, per definizione, si debbono ‘addizionare’ a quelli degli Stati (Principio di addizionalità).

In questo guazzabuglio, il ‘partito del Nord’ (Italia) – che cerca di fare la ‘cresta’ sulla riprogrammazione dei fondi europei del Sud Italia – ha trovato il muro di Bruxelles, che questa volta si è messo di traverso: e tutto si è bloccato.

Così la riprogrammazione dei fondi europei 2020 – e siamo a Ottobre – non c’è e non ci sarà. Il problema è che i Comuni siciliani, le imprese turistiche, le associazioni sportive e via continuando resteranno a bocca asciutta.

Pensate un po’: se n’è accorto pure il presidente dell’ANCI Sicilia, Leoluca Orlando, quello che ha aderito al PD quando Renzi era segretario del partito e presidente del Consiglio dei Ministri: allora Orlando, quando la Regione veniva depredata, era distratto: preparava – con Renzi – la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali siciliane del Novembre 2017…

Ora, però, a tanti Comuni siciliani mancano i soldi, chissà perché…

E’ chiaro, adesso, perché ieri sera abbiamo rilanciato i seguenti tre articoli?

 

 

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