Il ‘Patto’ Renzi-Crocetta due: vi raccontiamo come Rosario ha ‘incaprettato’ 5 milioni di Siciliani

30 giugno 2016

Ieri abbiamo iniziato il nostro ‘viaggio’ nel nuovo accordo-capestro firmato dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con il capo del Governo del nostro Paese, Matteo Renzi (qui potete leggere la prima puntata). Oggi vi ‘deliziamo con la seconda puntata. Come ora leggerete, piano piano entriamo nel merito del come il solito Crocetta-firma-facile ha ‘incaprettato’ 5 milioni di Siciliani. I dipendenti regionali lo sanno che con questo ‘Patto’ siglato da Crocetta la Regione non ha più competenza esclusiva in materia di organizzazione amministrativa e del personale?

Dove eravamo rimasti? Ah, sì, al punto che lo Stato ci assegnava i nostri soldi  a determinate condizioni. Questi soldi, si legge in una delle premesse dell’accordo, ci vengono graziosamente assegnati nelle more (altri 40/50 anni?) che si facciano le nuove norme d’attuazione e che si omogeneizzi il comparto delle autonomie speciali. Purtroppo per Renzi e per Rosario Crocetta, lo Statuto della Sicilia non è un alimento per neonati che va omogeneizzato, il nostro Statuto non è speciale, è specialissimo, e tale deve restare e se un giorno cambierà sarà solo per trasformarsi in una Costituzione.

Alla faccia degli ascari e dei venduti.

Quei soldi ci sono stati assegnati nelle more della  revisione (Udite! Udite!) della compartecipazione al gettito tributario.

Ma di quale compartecipazione stanno farneticando? Non c’è nessuna compartecipazione per la Sicilia: tutti i soldi maturati e riscossi in Sicilia sono tutti  nostri, fino all’ultimo centesimo.

Noi non siamo, ad esempio, come la Sardegna, che pure si prende i 9/10 del gettito. Lo sapete che noi invece stiamo peggio? Lo sapete che a noi lo Stato restituisce i 5/10 del nostro gettito che, per Statuto, è tutto nostro?

E in Sardegna stanno ancora ridendo della mitica imbecillità di Crocetta e del PD siciliano.

Torneremo sulla questione più avanti.

Le premesse dell’accordo concludono con un “Considerata l’urgenza di provvedere”

Voi che vi aspettereste nel cosiddetto dispositivo? Che finalmente ora si chiudono in conclave e non escono fino a che non sono pronte le leggendarie nuove norme d’attuazione.

Sì, domani!

Comincia invece un elenco dettagliato di obblighi e impegni che nemmeno si impongono ad Paese sconfitto militarmente.

  • La Regione deve pareggiare il suo bilancio a decorrere dall’anno 2018. Risparmiando nell’arco del periodo 2016-2017, rispettivamente, Euro  227. 879 .000 ed Euro 577.512.000.

In caso di inadempienza, questi stessi soldi – sempre soldi nostri – lo Stato se li tratterrà dalle nostre entrate come se fossero suoi (Crocetta ha firmato!)

  • La Regione si impegna a ridurre la spesa corrente del 3% all’anno per ciascun anno dal 2017 a 2020 (totale 12%!)

Brillano tra questi impegni:

la riduzione dei costi del pubblico impiego regionale (il famoso muretto basso);

il recepimento di una serie di norme nazionali che comportano: l’abolizione, di fatto, della competenza esclusiva della Regione in materia di organizzazione amministrativa e del personale, compresa (Udite! Udite!) la contrazione degli spazi occupati dai pubblici uffici: si dovrà passare dalle stanze ai loculi o, in alternativa, alle fosse a muro), nonché l’abolizione di fatto della potestà legislativa esclusiva in materia di autonomie locali che andranno omologate a quelle del Paese (Crocetta ha firmato).

Vi faccio grazia di altre delicate piccole perle e passo al carico da 11:

la Regione, come uno scolaretto, dovrà fare annualmente il suo bravo rapportino sui compitini svolti e il Ministero  dell’Economia-Ragioneria generale dello Stato, che passa all’incasso dei trenta denari del suo antico tradimento (VV. parte prima), verifica il rispetto degli impegni presi.

Se la Regione non ha fatto bene i compiti (= non ha risparmiato secondo le istruzioni), l’Agenzia delle Entrate-Ufficio struttura di gestione è “autorizzata a trattenere il corrispettivo importo dello sforamento a valere sulle somme a qualsiasi titolo spettanti alla Regione.

Vi prego di fare particolare attenzione alla precisazione sull’Ufficio che dovrà operare la trattenuta. E’ identificato con estrema chiarezza. Perché? Semplice. Voi pensate che occorrerà qualche norma di legge per dare esecuzione a quella  clausola capestro? No! Così come è impostata la disposizione, basterà una semplice telefonata da Roma e il gioco sarà fatto. Ma c’è di più.

Per raggiungere l’obbiettivo della riduzione della spesa corrente del 12% nel triennio occorre raggiungere obbiettivi   difficilmente quantificabili sul piano delle cifre (recepimento di normative statali, attuazione di legislazione in vari settori in cui sarà pressoché impossibile dare un quantificazione monetarie). Resta facilmente quantificabile invece la riduzione di una sola voce, quella dei costi del pubblico impiego regionale, termine assai vago e onnicomprensivo in cui ci possono  essere stipendi, straordinari, incentivi, premi di produttività, missioni e quant’altro.

Anche in questo caso, se la Regione non riduce la spesa corrente del 12% in tre anni, gli importi corrispondenti a questa mancata riduzione se li tratterrà lo Stato sulle nostre spettanze! (e Crocetta ha firmato anche questo!).

E il peggio deve ancora venire.

Fine seconda puntata/Continua

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