Sabato manifestazione a Mussomeli per rilanciare il mondo delle miniere siciliane

23 settembre 2020

Va a merito del Movimento GRAN SICILIA avere organizzato per Sabato prossimo, nel territorio di Mussomeli, tra le miniere di Bosco e Raineri, una manifestazione per tornare a parlare e, possibilmente, rilanciare le miniere della nostra Isola. Le miniere siciliana – soprattutto quelle di sali potassici – non sono musei: anzi. Liberare la Sicilia dal gioco dei tedeschi, vera iattura per la nostra Isola

Va sicuramente a merito del movimento GRAN SICILIA di aver organizzato per Sabato prossimo, 26 Settembre 2020, nel pomeriggio, tra le 15,30 e le 19,00, una manifestazione tra le miniere di Bosco e Raineri nel territorio di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta.

Nel documento che leggiamo nella pagina Facebook di Enzo Castrenze Cassata, animatore del Movimento GRAN SICILIA, si ricorda che “le norme di attuazione dell’ art. 14 dello Statuto – adottate con D.P.R. 5.11.1949, n. 1182 – hanno previsto una clausozolfo, sali potassici, Paqla generale e onnicomprensiva in base alla quale le attribuzioni del Ministero dell’Industria e del Commercio, nel territorio della Regione siciliana, debbono essere gestite dall’Amministrazione regionale e in specie dall’assessorato regionale per l’Industria”.

Dal 2009 l’assessorato regionale all’Industria non c’è più, sostituito da una riforma scalcagnata dell’amministrazione regionale non abbiamo mai capito se dall’assessorato alle Attività produttive o dall’assessorato alle Infrastrutture.

“Nel 2018 – prosegue la nota di Cassata – un decreto del Ministero dell’Ambiente ha trasmesso il decreto sugli ‘INCENTIVI’ al settore delle energie da fonti rinnovabili – fotovoltaico ed eolico – per la BONIFICA e il ripristino di energia green, da realizzarsi nel demanio regionale, ove sono ubicate miniere dismesse. Gli incentivi, che inevitabilmente risvegliano appetiti ed interessi non sempre legittimi, devono far mantenere alta la guardia, proprio per evitare speculazioni di vario genere. Questi, devono essere erogati in regime di trasparenza e sostenibilità ambientale. Devono prevedere oltre gli interventi di cui prima, anche Piani di recupero, ripristino dei luoghi e valorizzazione degli stessi siti”.

“L’archeologia industriale e mineraria – scrive Cassata – patrimonio culturale e testimonianza di una civiltà che appartiene a tutti noi, un mondo che racconta ancora di vite vissute stoicamente, di sacrifici, di drammi, di gioe, di sudore, di FIEREZZA. Questo patrimonio di tutti noi non può essere lasciato cadere nel dimenticatoio. Ricordiamoci sempre che dopo l’abbandono arriva il degrado e la distruzione”.

Qui, a nostro avviso, il nostro amico Cassata dovrebbe approfondire un po’ le sue notizie. Scoprirebbe che la trasformazione delle miniere siciliane di zolfo e si sali potassici sono state chiuse e trasformate in ‘musei’ in parte perché le condizioni economiche non consentono, per ora, lo sfruttamento (zolfo), in parte perché i tedeschi – che già sono in parte entrati in Sicilia – hanno deciso che le miniere di sali potassici le sfrutteranno loro.

Non a caso l’attuale Governo regionale della Sicilia – e questo va a suo merito – sta provando ad ampliare l’estrazione del salgemma dal sottosuolo siciliano e noi ci auguriamo (se a Roma dovesse arriva un Governo meno condizionato dalla Germania: e questo non potrà che avvenire con la fine dell’Unione europea) che la Sicilia possa riaprire sia le miniere di zolfo, sia le miniere di sali potassici.

Interessante la digressione storica del movimento GRAN SICILIA:

“Negli anni la storia mineraria siciliana ha conosciuto vicissitudini in forte contrasto e contraddizione tra di loro. L’attività estrattiva, praticata dai nostri antenati, già millenni addietro è sempre stata fonte di ricchezza e commercio con i popoli rivieraschi nel Mediterraneo, ma non solo. Negli ultimi 160 anni si sono registrati vicende alterne. Dalle nostre miniere si estraevano zolfo, salgemma e sali di Potassio, quasi fino alla fine del secolo scorso. Si sono alimentati così commerci fiorenti, produzioni per l’industria agroalimentare, fertilizzanti. Sono nate grandi Compagnie di navigazioni e le dogane e i noli conobbero periodi floridi”.

“La Sicilia centro-meridionale – leggiamo sempre nella pagina Facebook di Enzo Castrenze Cassata – conobbe così prosperità e redditi da lavoro. Lavoro certamente durissimo, abbiamo presente tutti quelle immagini terribili di adolescenti seminudi – i carusi- utilizzati nei cunicoli a lavorare quasi a mani nude. La silicosi, che tante vite ha falcidiato. Pur tuttavia queste occupazioni frenavano la diaspora, l’emigrazione. Poi, un intero sistema, un mondo durissimo è crollato di schianto al sopraggiungere di altri e nuovi interessi. Pensate se i minatori di Campofranco, Mussomeli, Casteltermini, Serradifalco, Milena ect.ect. avessero potuto sospettare che ALTRI – leggi ITALIA- avrebbero barattato, scambiato, svenduto l’unica fonte di sostentamento per loro e le loro Famiglie, perché lo chiedevano il Canada per esempio, la Germania o la Libia. Nazioni interessate a produzioni concorrenti. Eppure è quello che si è verificato. L’Italia ha trovato più semplice chiudere i siti siciliani e barattare quel mondo, quella civiltà e cultura mineraria, il lavoro di miglia siciliani, con le forniture industriali di aziende del Nord verso quei Paesi”.

“Il dramma – prosegue il post di Enzo Castrenze Cassata – ha avuto un epilogo se possibile, ancora più tragico, se è vero che queste miniere sono state chiuse o lasciate crollare per potervi seppellire scorie e rifiuti di cui non conosciamo la reale pericolosità, e in alcuni casi anche i mezzi meccanici con cui si è provveduto ai trasporti. Quali enormi interessi sono stati appagati con questi traffici”.

Enzo Castrenze Cassata fa riferimento, per lo più, alla miniera di Pasquasia, in provincia di Enna: una miniera ricca di kainite (sostanza dalla quale si estrae il solfato di potassio), chiusa alla fine degli anni ’80 del secolo passato per circostanze mai chiarite.

“GRAN SICILIA – prosegue il post – auspica la costituzione di una Commissione d’inchiesta, che possa fare chiarezza sui rapporti tra i vari attori coinvolti in queste vicende e cosa realmente nascondono queste miniere. Chi ha ‘eventualmente’ venduto la salute di migliaia di siciliani, chi si è reso responsabile di disastro ambientale, di avere inquinato falde acquifere. A chi ascrivere colpe per l’alta percentuale di neoplasie riscontrate tra i cittadini dell’alto Platani, del Vallone e dell’Ennese? Vogliamo voltare pagina, facciamolo, fermo restando che chi ha sbagliato dovrà pagare”.

“I siti – conclude Enzo Castrenze Cassata – possono diventare elementi di attrazione turistica, certo all’insegna della trasparenza. Progettiamo, restauriamo, valorizziamo, facciamo rinascere non solo i siti dismessi e profanati, ma anche un Territorio che langue, dove le neoplasie legate a queste profanazioni, perpetrate da CRIMINALI SENZA SCRUPOLI sono il dramma, nel dramma”.

In parte potrebbe anche essere così. Ma ricordiamo al nostro amico Enzo Castrenze Cassata che alcune miniere di zolfo e tutte le miniere di sali potassici della sicilia possono essere sfruttate. Ma questo potrà avvenire solo se l’Europa si libererà del giogo della Germania, che è tornata a dominare sulla parte mediterranea della stessa Europa, Sicilia in testa.

Foto tratta da Castello incantato.it

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