Il referendum? Il problema è la legge elettorale, non il numero dei parlamentari. E nel Sud e in Sicilia… / MATTINALE 539

14 settembre 2020

Alle elezioni politiche del Marzo 2018 più del 60% dei parlamentari è stato eletto nelle liste bloccate. E mentre ci si accapiglia per il sì e per il no al taglio dei parlamentari, la vecchia politica ha già pronta una nuova legge elettorale che aumenterà la quota di deputati e senatori da eleggere con le liste bloccate. Serve una legge elettorale che elimini le liste bloccate, ripristinando il corretto rapporto tra elettori ed eletti  

I nostri lettori conoscono la posizione de I Nuovi Vespri sul referendum costituzionale che riguarda il taglio dei parlamentari: se fossimo ancora interessati all’Italia il nostro voto sarebbe un secco “No”. Ma siccome, già da tempo, non crediamo che i parlamentari nazionali eletti in Sicilia rappresentino la stessa Sicilia, di questo referendum non ce ne può fregare di meno. Anche perché, se proprio la dobbiamo raccontare tutta, di Democrazia, in Italia, ne è rimasta veramente poca: e questo vale sia per ciò che avviene dentro il Parlamento, sia per ciò che avviene fuori dal Parlamento.

Cominciamo da quello che avviene dentro il Parlamento nazionale, cioè alla Camera e al Senato. Da quanto tempo a Montecitorio e a Palazzo Madama non si discute una legge senza restrizioni a carico dei parlamentari? E’ vero o no che, ormai, tutte le leggi vengono approvate a colpi di voti di fiducia, limitando al minimo i dibattiti alla Camera e al Senato?

Il ricorso al voto di fiducia è previsto dal Diritto parlamentare; il ricorso sistematico al voto di fiducia diventa, però, un fatto patologico.

LE LEGGI A COLPI DI VOTI DI FIDUCIA – E’ evidente che l’attuale Governo non è in grado di reggere un corretto confronto nelle commissioni parlamentari e nelle due Camere sui provvedimenti, che ormai sono quasi tutti Decreti da trasformare in leggi! Per superare le divisioni il Governo pone la questione di fiducia; così, pur di non andare a casa – perché l’alternativa sarebbe a crisi di Governo – i parlamentari della maggioranza votano sì.

Del resto, se nessuno interviene perché interrompere questo sistema? Ma questo modo di procedere si configura come una lenta e inesorabile erosione della Democrazia parlamentare.

Questo modo antidemocratico di procedere del Parlamento si proietta nelle altre istituzioni e nella società civile. Emblematico il caso del Decreto Legge Semplificazioni, che dovrebbe essere approvato e trasformato in legge proprio dal Parlamento nazionale (supponiamo con il ricorso alla fiducia…).

Com’è stato più volte ribadito nella manifestazione di Sabato scorso a Roma sulla richiesta di moratoria sul 5G (come raccontiamo nel video-articolo che trovare qui), il Decreto Legge Semplificazioni punta, di fatto, a togliere ai sindaci italiani le competenze sulla sanità, almeno per ciò che riguarda il 5G.

BLOCCATI I SINDACI SUL 5G – Tutti sappiamo che il 5G è una tecnologia della quale non si conoscono gli effetti sulla salute dell’uomo, sugli animali, sulle piante e, in generale, sull’ambiente. Ma siccome interessa alle multinazionali che operano nelle telecomunicazioni – alle quali della salute delle persone e dell’ambiente non gliene frega meno di niente – ecco che il 5G deve essere imposto in tutti i Comuni italiani!

Non a caso, in tantissime città del mondo – comprese le città italiane – hanno eliminato milioni di alberi che creavano problemi alla diffusione del 5G!

Sembra incredibile: si tagliano gli alberi per fare posto alle antenne del 5G!

Ebbene, con il Decreto Legge Semplificazioni si bloccano i sindaci italiani che stanno cercando di difendere i cittadini dal 5G: basti pensare che, in oltre 500 Comuni, i sindaci del nostro Paese hanno bloccato, legge alla mano, le antenne del 5G.

Con il Decreto Legge Semplificazioni il Governo Conte bis e i partiti che lo sostengono cambiano la legge per bloccare i sindaci e per imporre ai cittadini il 5G: e lo stanno facendo senza ritegno!

Ora, che una cosa del genere la faccia il PD – che è il partito della destra economica e finanziaria europea, con buona pace degli ingenui che continuano a votarlo non capendo, o fingendo di non capire che il PD non ha nulla a che spartire con la sinistra – questo ci sta; ma che lo stia facendo anche il Movimento 5 Stelle, con il silenzio dei vari Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Vito Crimi e via continuando, beh, questo è incredibile!

Anche per questo è importante non votare più questo Movimento che è ormai parte del vecchio sistema politico. 

Questo è l’attuale sistema politico italiano, sempre meno democratico e sempre più ostaggio delle varie oligarchie finanziarie: Unione europea, banche, multinazionali varie, comprese le multinazionali delle telecomunicazioni.

La domanda è semplice: rispetto a un sistema parlamentare ostaggio di potentati e camarille di stampo liberista che riescono pure a bloccare i sindaci pur di far installare le antenne del 5G che influenza potrebbe avere il numero dei parlamentari?

IL PROBLEMA DELLE LISTE BLOCCATE – Certo, se i parlamentari nazionali italiani venissero eletti tramite un rapporto diretto con gli elettori, il mantenimento dell’attuale numero dei parlamentari avrebbe un senso. Ma dobbiamo ricordare che, oggi, i cittadini italiani eleggono soltanto 232 deputati e 116 senatori, perché i restanti 368 deputati e 199 senatori vengono ‘nominati’ dai partiti con il ricorso alle liste proporzionali bloccate: e con le liste bloccate, è noto, i cittadini non hanno alcuna possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti.

La verità è che tanti parlamentari nazionali – poco più del 60% degli attuali parlamentari di Camera e Senato – con un legge elettorale senza liste bloccate non sarebbero stati eletti nel marzo del 2018 e non verrebbero rieletti alle prossime elezioni politiche. Non a caso, a prescindere dal risultato del referendum sul taglio dei parlamentari, i vecchi partiti hanno già pronta una nuova legge elettorale che aumenterà ancora di più la quota dei parlamentari eletti con le liste bloccate. 

E questa vergogna delle liste bloccate conviene a tutti – ai partiti di maggioranza e di opposizione – perché ogni ‘capo’ partito si sistema i propri sodali che, in un Parlamento libero, rischierebbero di non essere eletti.

Ora poniamo una domanda a coloro i quali, nel Sud Italia e in Sicilia, si stanno stracciando le vesti in favore del No al taglio dei parlamentari: se i parlamentari del Sud e della Sicilia vengono eletti con le liste bloccate cosa cambia se diminuiscono di numero? Il problema è il numero dei parlamentari o il fatto che, una volta eletti con le liste bloccate, si fanno i c… propri non avendo alcun legame con il territorio?

L’AMARA LEZIONE DEI GRILLINI NEL SUD – La lezione dei grillini – che hanno fatto il pieno di voti nel Sud Italia per poi abbandonare lo stesso Sud Italia, dall’ex ILVA di Taranto alla TAP nel Salento, dalla Basilicata data in ‘pasto’ ai petrolieri alla Sicilia massacrata finanziariamente – non sta insegnando nulla?

Con l’eccezione del senatore della Basilicata Saverio De Bonis e di qualche altro parlamentare, cosa hanno fatto per per il Sud e per la Sicilia i parlamentari nazionali eletti nel Sud e in Sicilia nel Movimento 5 Stelle?

Cosa hanno fatto per il Sud e per la Sicilia i parlamentari nazionali eletti nel PD nel Sud e nella Sicilia?

Cosa hanno fatto per il Sud e per la Sicilia i parlamentari nazionali eletti nella lista di Liberi e Uguali?

Cosa hanno fatto per il Sud e per la Sicilia i parlamentari nazionali eletti nel centrodestra nel Sud e nella Sicilia?

Forse fare politica in un territorio significa stampare un paio di comunicati stampa alla settimana per gabbare gli elettori con le chiacchiere? I risultati concreti dove sono?

Ci spiegate perché un meridionale o un siciliano si dovrebbe preoccupare se il numero dei parlamentari nazionali eletti nel Sud e in Sicilia si riduce, se i parlamentari nazionali eletti nel Sud e in Sicilia non fanno nulla o, al limite, producono nuovi danni?

Vi risulta che i parlamentari nazionali del Sud e della Sicilia, dopo essersi collegati con i territori di appartenenza, abbiano già presentato al Governo nazionale i progetti per intercettare non meno del 50% delle risorse del Recovery Fund, ammesso che questi fondi si materializzeranno?

A noi non risulta. E a voi?

A noi invece risulta che i parlamentari nazionali del Centro Nord – loro sì collegati con i territori di appartenenza – non solo si prenderanno l’80% delle risorse del Recovery Fund, ma hanno già l’accordo ‘chiuso’ con il Governo per applicare l’Autonomia differenziata e scippare altri 60-70 miliardi di euro all’anno al Sud.

 

 

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