Vi raccontiamo perché l’olio d’oliva tunisino sta distruggendo l’olio d’oliva extra vergine pugliese, calabrese e siciliano/ MATTINALE 535

9 settembre 2020

Lo ha spiegato poco più di quattro anni fa il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino: “In questi ultimi anni di delocalizzazione dell’agricoltura  imprenditori siciliani, italiani, tedeschi, spagnoli ed europei in generale hanno acquistato quasi tutti gli oliveti tunisini usufruendo dello sgravio fiscale totale per dieci anni …e grazie alla manodopera a costo bassissimo e alla possibilità di impiegare fitofarmaci proibiti in Europa, invadono i nostri mercati di olio d’oliva a 2-3 euro al chilo” 

Ieri abbiamo sollevato una questione che riguarda agricoltori e comuni cittadini-consumatori. Ovvero il fatto che la pubblicità ci presenta la pasta prodotta con “solo grano duro italiano”, il pomodoro sempre “italiano”, il latte, ovviamente “italiano” e l’olio d’oliva extra vergine altrettanto “italiano”. Se poi andiamo fino in fondo – parlano i fatti – questi prodotti di “italiano, in molti casi, non hanno proprio niente! Oggi ci soffermeremo su uno di questi prodotti: l’olio d’oliva extra vergine. Per dimostrare che è in atto – complice la Tunisia – un’operazione che sta penalizzando le tre Regioni italiane del Sud che producono il 90% circa dell’olio extra vergine italiano: Puglia, Calabria e Sicilia.

Tutto parte dalla Tunisia dove, ormai da anni, esiste un regime fiscale che agevola chi va ad investire in questo Paese. Per un certo numero di anni – se non ricordiamo male una decina – tasse e imposte sono quasi azzerate. E’ noto che la Tunisia ha investito molto nel turismo. Ma va anche detto che, grazie a un regime fiscale ultra-agevolato, ha attirato tanti capitali esteri. Una parte non trascurabile dei capitali esteri arrivati in Tunisia sono stati investiti in agricoltura, anche da parte di italiani e siciliani.

Da qui la presenza di tanti uliveti. Come vengono coltivati questi uliveti non lo sappiamo: non sappiamo, ad esempio, che prodotti chimici utilizzano per combattere le varie malattie provocate alle piante di olivo da insetti, funghi e via continuando.

REGIME FISCALE AGEVOLATO – Ma sappiamo che sono grandi ed estesi impianti di uliveti, che godono di un regime fiscale ultra-agevolato e che possono contare su un costo del lavoro irrisorio. Quando un operaio, in agricoltura, in Tunisia percepisce, per la raccolta delle olive, 4-5 ore al giorno per lavorare otto-nove, talvolta dieci ore al giorno si considera fortunato.

La crisi del turismo che ha colpito la Tunisia a causa del Coronavirus e i bassi salari in agricoltura spiegano il perché, oggi, l’80% dei migranti che sbarcano a Lampedusa e poi in Sicilia arrivano dalla Tunisia.

Un operaio tunisino che, nella raccolta del pomodoro o nella raccolta delle olive, lavora in Italia da sfruttato a 20-30 euro al giorno (leggere ‘caporalato’) guadagna molto di più – da quattro a sei volte in più – di quanto guadagnerebbe in Tunisia!

Se poi ha la fortuna di trovare un’azienda agricola in grado di pagare un operaio agricolo secondo quanto stabilito dalle leggi italiane – e cioè circa 80 euro al giorno, più i contributi previdenziali e le visite mediche – il tunisino prende un terno al lotto, se paragona tale retribuzione con quella che percepiva nel proprio Paese!

Il problema è che in Italia e in Sicilia le aziende agricole in grado di pagare 80 euro al giorno un operaio agricolo ormai si contano sulla punta delle dita. Questo perché la globalizzazione dell’economia fa arrivare sulle tavole degli italiani e dei siciliani prodotti agricoli freschi e trasformati a prezzi stracciati, sempre più spesso di pessima qualità.

L’INVASIONE IN EUROPA DELL’OLIO D’OLIVA TUNISINO – E torniamo così all’olivicoltura da olio. Secondo voi è un caso se, dal 2016, l’Unione europea consente all’olio d’oliva tunisino di invadere l’Europa, Italia in testa? Quello che ora leggerete potrà sembrarvi incredibile, ma è vero: un produttore di olio d’oliva che opera in Tunisia e che vende il proprio prodotto due-tre euro al litro-chilo (ma in qualche caso anche ad un prezzo minore) ha un margine di guadagno maggiore di un produttore di olio d’oliva extra vergine di Puglia, Calabria e Sicilia che vende (quando riesce a venderlo) un litro-chilo del proprio olio a 7-8 euro.

Abbiamo illustrato le agevolazioni di cui gode un produttore di olive o di olio d’oliva che opera in Tunisia (che spesso non è tunisino): tasse e imposte zero per un bel numero di anni (e quando comincerà a pagarle pagherà molto meno di un olivicoltore italiano o siciliano); nessun controllo sull’uso di pesticidi e prodotti chimici in generale; costo del lavoro bassissimo.

Un olivicoltore della Puglia, della Calabria e della Sicilia (ma anche della Toscana o della Liguria dove si produce un po’ di olio d’oliva extra vergine) deve pagare tutte le tasse e tutte le imposte, deve stare molto attento all’uso di pesticidi e prodotti chimici e, soprattutto, deve pagare un operaio agricolo, in media, venti volte in più di quanto viene pagato in Tunisia.

E’ chiaro che, in queste condizioni, l’olivicoltura da olio di Puglia, Calabria e Sicilia non può reggere il confronto con quella tunisina. Se poi l’Unione europea – con i voti favorevoli degli esponenti politici italiani – dà alla Tunisia la possibilità di importare in Europa olio d’oliva tunisino a dazio zero, la morte dell’olivicoltura da olio del Sud Italia è quasi segnata.

OLIO D’OLIVA: L’AIUTO UE NON VA ALLA TUNISIA – Ma attenzione: gli imbroglioni dell’Unione europea che hanno pensato e attuato questa porcata non stanno aiutando la Tunisia, perché la fiorente agricoltura della Tunisia, nella stragrande maggioranza dei casi, non è nelle mani dei tunisini: tunisini che infatti, appena il turismo è entrato in crisi, hanno cominciato a invadere Lampedusa.

Quello che sta succedendo con l’olio d’oliva tunisino noi l’abbiamo raccontato poco più di quattro anni fa, precisamente nel Marzo del 2016, quando abbiamo intervistato il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino:

“In questi ultimi anni di delocalizzazione dell’agricoltura – raccontava poco più di quattro anni fa il presidente di Confagricoltura Sicilia – imprenditori siciliani, italiani, tedeschi, spagnoli ed europei in generale hanno spostato i propri interessi dove il denaro viene remunerato di più. Hanno fatto incetta di seminativi in Romania per beneficiare dei contributi della PAC, di agrumeti in Marocco per importare arance facendole passare per spagnole e, manco a dirlo, hanno comprato quasi tutti gli oliveti tunisini usufruendo dello sgravio fiscale totale per dieci anni. Qui hanno investito rendendo innovativi gli impianti e, grazie alla manodopera a costo bassissimo e alla possibilità di impiegare fitofarmaci proibiti in Europa, invadono i nostri mercati di olio d’oliva a 2-3 euro al chilo”.

Commentando l’invasione di olio d’oliva tunisino in Europa voluta e approvata dai Popolari europei (PPE) e dal Socialisti europei (PSE) Pottino aggiungeva:

“Dunque, la Mogherini (Federica Mogherini, che allora ricopriva l’incarico di Alto rappresentante dello’Unione europea per gli Affari esteri ndr) e l’UE non daranno questo aiuto al popolo tunisino, non sosterranno la democrazia di quel Paese, ma i nostri imprenditori e quelli italiani e tedeschi che, senza pagare tasse, miscelano legalmente il loro olio tunisino con quello siciliano o italiano, o lo vendono con etichetta UE ed extra UE nei supermercati a prezzi low cost. Il nostro olio non può competere e viene svenduto o non viene acquistato” (qui per esteso il nostro articolo del Marzo 2016).

Oggi l’Italia è sempre invasa da olio d’oliva tunisino. Ma se cercate nei centri commerciali non troverete una sola bottiglia con la scritta “Olio d’oliva tunisino”. In compenso troverete “olio d’oliva extra vergine italiano” al prezzo di 5, 4, 3 euro e anche a meno di tre euro a bottiglia.

Come può un olio extra vergine di oliva italiano – che in Puglia, in Calabria e in Sicilia non costa meno di 8-12 euro a bottiglia – costare meno di 3 euro a bottiglia non riusciamo a capirlo. Forse dovrebbero provare a spiegarlo le autorità…

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti