Mattinale

Retribuzioni più basse al Sud e in Sicilia e più alte al Nord perché lì si lavora di più!/ MATTINALE 532

Condividi

Lo scrive “Il Fatto Quotidiano”. La firma è quella di Massimo Fini. Questo è quello che pensano i signori del Centro Nord  Italia che, dal 2001 al 2017, hanno scippato alle Regioni del Sud e alla Sicilia 840 miliardi di euro. La verità è che il razzismo contro il Sud è sempre quello dei tempi di Cesare Lombroso. Alla fine le analisi ‘sociologiche’ sono le stesse: ieri le osservazioni sui teschi, oggi scrivono e dicono che al Sud siamo vagabondi,mentre al Centro Nord si lavora… 

E’ da leggere un articolo sul Sud scritto da Massimo Fini e pubblicato da Il Fatto Quotidiano. Si tratta di un noto giornalista e di un noto giornale. Questo articolo a letto perché certifica, ancora una volta, meglio della relazione annuale della SVIMEZ, o dell’EURISPES, la presenza di quattro Italie: l’Italia del Centro Nord, il Sud e due grandi isole, Sicilia e Sardegna.

Nel suo articolo Massimo Fini le dà in testa al Sud, alla Sicilia e, supponiamo, anche alla Sardegna (di quest’ultimo punto, però, non siamo certi: magari considera la Sardegna come la consideriamo noi: una realtà a sé).

LE GABBIE SALARIALI DI BEPPE SALA – Fini parte dalla proposta dell’attuale sindaco di Milano, Giuseppe ‘Beppe Sala’ (quello di “Milano non si ferma”, città che è stata poi ‘fermata’, con il suo sindaco, dal Coronavirus): ovvero il ripristino delle gabbie salariali. Che, tradotto, significa retribuzioni più alte al Nord (supponiamo al Centro Nord) e più basse al Sud (e supponiamo in Sicilia e Sardegna, che sono aree diverse dal Sud Italia).

“Non c’è nulla di allucinante e inaccettabile o complesso da ‘cultura superiore’ nella proposta di Sala – scrive con naturalezza Fini – ma molto di logico ed economicamente ineccepibile. Ciò che ha detto il sindaco di Milano è un dato di fatto che non riguarda solo Reggio Calabria, presa da Sala a puro titolo di esempio, ma l’intero nostro Sud”.

Dopo di che il nostro grande giornalista ci regala una lezione di storia:

“BOSSI? UN GRANDE LEADER” – “Nell’Italia repubblicana e democratica le gabbie salariali sono esistite fino al 1970. La possibilità di un loro ripristino fu ripresa da Umberto Bossi negli anni Novanta. Sul ‘senatur’ caddero i fulmini sia della cosiddetta sinistra che della cosiddetta destra. Fra le tante l’accusa principale era naturalmente quella di ‘razzismo’. Bossi non era affatto razzista, la mitica Padania da lui sognata era di ‘chi ci vive e ci lavora’ senza esami del sangue sulla sua provenienza. Ma la proposta di Bossi, a differenza di quella di Sala che il sindaco di Milano ha legato, chissà perché, alla contingenza del Covid che non c’entra nulla, si inseriva in una visione molto più ampia dell’Italia e dell’Europa”.

A questo punto Fini supera se stesso e descrive Bossi – quello del dito medio all’insù e de “La Lega ce l’ha duro” – come una sorta di De Gasperi:

“Bossi, che io considero l’unico statista italiano degli ultimi trent’anni, pensava che in un’Europa politicamente unita sarebbero scomparsi gli Stati nazionali, che non avrebbero avuto più alcuna ragion d’essere, sostituiti come riferimenti periferici dalle ‘macroregioni’, cioè da aree coese dal punto di vista economico, sociale, culturale e anche climatico. E, per quel che riguarda l’Italia, è fuori discussione che Nord, Centro, Sud sono realtà molto diverse. Non migliori o peggiori, diverse. Diceva Aristotele che ‘ingiustizia non è solo trattare gli eguali in modo diseguale, ma anche trattare i disuguali in modo eguale’. Da chi vive al calor bianco del Sud non si può pretendere che si comporti come l’industrialotto brianzolo che , per sua cultura e non certo solo per ragioni climatiche, ‘rusca’ 15 ore al giorno. Di converso chi vive e lavora al Sud non può pretendere lo stesso tenore di vita dell’immaginato industrialotto brianzolo. Tutti gli uomini e le donne, in Italia e fuori, hanno pari dignità, ma vivendo in situazioni economiche, sociali, culturali, climatiche diverse non possono essere trattati, seguendo Aristotele, allo stesso modo”.

Insomma, al Nord lavorano “15 ore al giorno”, mentre al Sud ci sarebbero gli sfaticati!

GLI STATI NAZIONALI EUROPEI SOSTITUITI DALLE BANCHE – Si potrebbe obiettare al noto giornalista che sì, che gli Stati nazionali, nell’Unione europea, non ci sono più: ma non sono stati sostituiti, come pensava Gianfranco Miglio (e non Bossi!), da “macroregioni”, ma dalla Germania che fa quello che vuole: anche tenere in piedi due grandi banche tedesche alla frutta – Deutsche Bank e CommerzBank – perché se dovessero crollare, crollerebbe mezzo mondo!

C’è un passaggio del ragionamento nordista di Fini che condividiamo in parte:

“Devo anche dire – scrive l’esimio collega – che l’eterno piagnisteo meridionale, a più di 150 anni da quella sciagura che è stata l’Unità d’Italia, comincia a dare sui nervi…”.

Sul fatto che l’unità d’Italia – che a nostro modesto avviso è stata ed è ancora una presunta unità d’Italia – sia stata una “sciagura” non abbiamo dubbi. Anche sul “piagnisteo meridionale” Fini ha ragione: infatti il grande errore del Sud e delle Isole è continuare a insistere con l’Italia: è solo tempo perso, perché al Centro Nord Italia, del Sud e delle Isole non gliene può fregare di meno: e Fini, con il suo articolo, ne è l’ennesima quasi matematica dimostrazione.

L’articolo di Fini diventa spettacolare quando arrivano, come dire?, le considerazioni sociologiche:

“ESISTE SOLO LA QUESTIONE SETTENTRIONALE” – “In Italia non esiste nessuna Questione Meridionale, su cui son state riempite intere biblioteche, esiste una Questione Settentrionale, dimenticata o comunque obnubilata, di una parte del Paese che deve trascinarsi dietro a forza un’altra recalcitrante”.

Peccato che la “parte del Paese che deve trascinarsi dietro a forza un’altra recalcitrante”, dal 2001 al 2017, abbia scippato alle Regioni del Sud circa 840 miliardi di euro (dato EURISPESS); per non parlare dei fondi strutturali europei destinati al Sud, bloccati in buona dalle burocrazie ministeriali e ‘riprogrammati’ dalle stesse burocrazie ministeriali e dirottati per circa il 50% al Nord.

‘Cose insignificanti’ che non possono certo essere oggetto di riflessione di un grande giornalista come Fini che, considerando Bossi “un grande statista”, non può certo prendere in considerazione: meglio seguire i ragionamenti ‘intelligenti’ del sindaco di Milano, che peraltro è esponente di quel centrosinistra a ‘trazione’ PD, grande partito profondamente antimeridionale.

Commenta su Vesuviolive Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico:

“Fini si lascia andare a considerazioni che se fossero state associate a qualsiasi altra comunità avrebbero (giustamente) scatenato reazioni anti-razziste. E parliamo di un famosissimo giornalista e non di un tizio che indossa magliette anti-meridionali sullo stadio. La libertà di parola esiste ma non può esistere quella di insultare milioni di persone con luoghi comuni beceri e razzisti.”

“In sintesi – sottolinea De Crescenzo – i lombardi lavorano sodo e i meridionali non lavorano (poco contano per Fini i sacrifici immani che i meridionali fanno per sopravvivere e affermarsi). Se i meridionali si ribellano sono artefici di piagnistei (e non di rivendicazioni sacrosante di diritti negati) che ormai danno su i nervi (a Fini e ai suoi compagni padani). L’Unità d’Italia fu una sciagura (per chi, però, Fini non lo scrive, forse ignorando che fino a quel momento il Sud stava messo meglio del Nord). Non esiste la questione meridionale ma quella settentrionale, con un Nord che deve trascinare la solita palla al piede del Sud (e Fini ignora pure non solo i saccheggi antichi ma anche quelli recenti, come quegli 840 miliardi di euro sottratti al Sud in 17 anni)”.

Quindi una lettera rivolta all’ex Banco di Napoli, attuale Intesa San Paolo, primo sponsor de Il Fatto Quotidiano:

“Noi non saremo più clienti fino a quando finanzierà giornali che ospitano articoli come quello di Massimo Fini che ha offeso e insultato milioni di meridionali”.

E noi cosa pensiamo? Pensiamo che quello che scrive Massimo Fini lo pensa tutto il Centro Nord Italia. Stefano Bonaccini, PD, ha vinto le elezioni regionali in Emilia Romagna anche promettendo l’Autonomia differenziata che, se applicata, comporterà lo scippo di altri 60 miliardi di euro all’anno al Sud.

L’AUTONONOMIA DIFFERENZIATA – Ricordatevi, cari meridionali e cari siciliani, che l’Autonomia differenziata non è stata applicata perché è esplosa la pandemia di Coronavirus. Ma state tranquilli: appena le condizioni lo consentiranno il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e la Toscana chiederanno e otterranno l’applicazione dell’Autonomia differenziata, scippando altri 60 miliardi alle Regioni del Sud.

Questo perché al Centro Nord Italia, del Sud e delle Isole, non gliene può fregare di meno. I signori del Centro Nord sono quelli che, con la connivenza dello Stato, si sono presi una delle più note e importanti varietà di grano duro del mondo – la cultivar Senatore Cappelli, dai primi del 900, cioè da quando è stata selezionata geneticamente, gloria e vanto della granicoltura del Sud, della Sicilia e della Sardegna (sono stati proprio gli agricoltori della Sardegna a rilanciare il grano Senatore Cappelli) – e ne hanno fatto un monopolio.

Il Centro Nord considera il Sud una colonia da sfruttare. Se dipendesse dal Centro Nord – tanto per citare un altro esempio – tutti i migranti arrivati in Sicilia dalla Tunisia negli ultimi due mesi sarebbero dovuti restare in Sicilia o, al massimo, nel Sud. Se così non è stato è perché i circa 40 centri per migranti della Sicilia si sono riempiti fino all’inverosimile (le discoteche vanno chiuse per evitare gli assembramenti, mentre negli Hotspot e nei Centri di accoglienza gli assembramenti sono consentiti: così ha deciso l’inutile e dannoso Governo Conte bis: siamo sicuri che i giudici del TAR Sicilia, sul ricorso della Regione contro gli assembramenti negli Hotspot e Centri di accoglienza per migranti darà ragione allo Stato centrale “pacificamente”…) e il Governo romano è stato costretto a distribuire i migranti nel resto d’Italia.

LA TENDOPOLI DI VIZZINI E IL CARA DI MINEO – Ma il Governo romano di PD, grillini, renziani e i ‘comunisti’ di Liberi e Uguali ha provato a far restare tutti i migranti in arrivo dal Nord Africa in Sicilia: ha provato a realizzare una tendopoli a Vizzini e finora, non c’è riuscito; e stava cominciando a rilanciare il tema della riapertura del vergognoso CARA di Mineo, ma il ‘bordello’ esploso a Lampedusa e in mezza Sicilia ha bloccato, per ora, il programma antisiciliano di Conte e compagni: ma non è da escludere che ci riprovino.

Come si esce da questa dialettica dell’oscurantismo antimeridionale? Prendendo atto che il Sud e le Isole, con l’Italia di oggi, non c’entrano proprio niente!

Pensare di difendere il Sud e la Sicilia votando No al referendum per conservare la rappresentanza parlamentare è inutile, perché una volta eletti alla Camera e al Senato, i parlamentari del Sud e della Sicilia VENGONO RISUCCHIATI DAGLI INTERESSI NORDISTI e fanno una sola cosa: i c… propri!

QUI L’ARTICOLO DI MASSIMO FINI SU IL FATTO QUOTIDIANO

QUI L’ARTICOLO DI VESUVIOLIVE

Foto tratta da Polisblog

Pubblicato da