Per ridurre gli incendi in Sicilia vanno assunti gli operai della Forestale per farli lavorare tutto l’anno/ MATTINALE 528

2 settembre 2020

Oggi vogliamo rispondere e tutti gli improvvisati ‘geni’ della silvicoltura e della tutela dei boschi che chiedono il licenziamento dei circa 20 mila operai della Forestale per fronteggiare gli incendi dei boschi. Questo personale non può essere licenziato perché, nelle stragrande maggioranza dei casi, non è mai stato assunto! Si tratta di precari a vita che la dabbenaggine della politica siciliana utilizza male. I disastri dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente

La Sicilia sforna intelligenze a mai finire. Ma i più intelligenti di tutti, quelli che non hanno veramente avversari, sono coloro in quali, in queste ore, per fronteggiare la proliferazione degli incendi dei boschi siciliani, chiedono il licenziamento dei circa 20 mila operai della Forestale. Troppo intelligenti, questi studiosi di silvicoltura (a proposito: un libro di silvicoltura l’hanno mai aperto? così, tanto per sapere) e grandi esperti nel campo della prevenzione degli incendi.

A parte il fatto che quello degli incendi del verde è un fenomeno mondiale (come abbiamo provato a raccontare ieri ) e che è diffuso in tutto il territorio italiano, colpisce la ‘lungimiranza’ del rimedio proposto da questi geni della forestazione.

Dicono: gli operai della Forestale, in Sicilia, sono circa 20 mila e costano 200 milioni di euro all’anno. In realtà, qualche anno fa, per le attività forestali, in Sicilia si spendeva il doppio, circa 400 milioni di euro. Poi, per esigenze di bilancio, la somma è stata dimezzata. Quanto al numero, non sappiamo se arrivano a 20 mila: potrebbero essere anche meno.

Sarebbe interessante sapere quanti di questi 200 milioni di euro vengono spesi per i circa 20 mila operai della Forestale e se, per caso, con questa somma si pagano anche altri servizi: per esempio, aerei ed elicotteri…

Quello che possiamo affermare con certezza – visto che ci occupiamo di questo settore dalla fine degli anni ’80 del secolo passato – è che gli operai della Forestale, ormai da anni, non prendono servizio ad Aprile, come avveniva nel passato, ma tra la fine di Giugno e i primi di Luglio.

A questi signori che sostengono che bisogna licenziare i circa 20 mila operai della Forestale va ricordato – ricordato perché lo sapranno di certo, visto che sono esperti in silvicoltura e tutela dei boschi – che in Sicilia c’è una netta prevalenza di montagne e colline.

Vero è che, da sei o sette anni a questa parte, il verde presente nelle montagne e nelle colline della Sicilia è stato drasticamente ridotto, ma ce n’è ancora tanto e, per tutelarlo, servono gli uomini che debbono stare a contatto con i boschi.

Qualche ‘scienziato’ ha fatto notare che, oggi, con la tecnologia – per esempio i satelliti o altre metodologie – si riesce ad individuare il fuoco.

Questo sarà anche vero, ma il problema principale, per limitare i danni del fuoco, non sta solo nella sua individuazione, ma nel ridurre drasticamente la velocità di diffusione degli incendi.

E per ridurre la velocità di un eventuale incendio bisogna effettuare le opere di prevenzione: pulitura del sottobosco e realizzazione dei viali parafuoco. Opere vanno realizzate nei tempi corretti, magari cominciando ad Aprile, prima dell’arrivo di qualche sciroccata.

Quest’anno, ad esempio, una sciroccata arrivata a Maggio ha prodotto danni enormi al verde della Sicilia: danni che in tanti sembrano aver dimenticato.

Noi non l’abbiamo dimenticato. E sapete perché? Perché dopo gli incendi che lo scorso Maggio hanno funestato i boschi della Sicilia ci siamo chiesti il motivo per il quale, ad Aprile, il Governo regionale non ha mandato gli operai della Forestale nei boschi della Sicilia a realizzare le opere di prevenzione.

Ci è stato risposto che c’era l’emergenza Coronavirus. Peccato che gli agricoltori ad Aprile (e anche a Marzo) non si sono fermati. Se gli agricoltori hanno lavorato perché non hanno fatto lavorare anche gli operai della Forestale?

Ribadiamo: il fenomeno degli incendi è mondiale e quasi tutte le Regioni italiane sono alle prese con il fuoco delle aree verdi. Ma va anche detto che la Sicilia affronta il problema alla carlona.

Il problema, in verità, sta a monte, in una riforma della pubblica amministrazione regionale sbagliata. Il riferimento è alla riforma del 2009, quando un Governo regionale di presuntuosi ha combinato un gran casino nella gestione dell’ambiente e del verde.

Prima di questa riforma sbagliata tutte le attività legate alla gestione del verde, della prevenzione degli incendi e degli stessi interventi in caso di incendi facevano capo all’assessorato all’Agricoltura e Foreste. Un’organizzazione razionale pensata ai tempi di Piersanti Marratella.

Poi è arrivato il Governo Lombardo, quello con PD e Confindustria Sicilia. Da qui una presuntuosa e confusionaria riforma che ha praticamente distrutto l’Azienda Foreste demaniali della Regione siciliana e ha diviso le competenze sulla gestione del verde tra assessorato all’Agricoltura e assessorato al Territorio e Ambiente.

Per la cronaca, l’assessorato al Territorio e Ambiente è stato istituito all’inizio degli anni ’80 per occuparsi non della gestione dell’ambiente, ma per tutelare l’ambiente dall’arrembaggio delle industrie che inquinavano la nostra Isola. Missione che questo assessorato ha in buona parte fallito: non ha tutelato l’ambiente dalle industrie (basti pensare ai disastri ambientali registrati soprattutto nella Sicilia orientale tra Priolo, Melilli Augusta nel Siracusano, e la Valle del Mela nel Messinese, ma anche la cementeria a due passi da un centro abitato, a Isola delle Femmine, a qualche chilometro da Palermo), non ha tutelato le coste della nostra Isola dall’erosione e – questa è storia dei nostri giorni – non sta tutelando i cittadini siciliani dall’arrembaggio del 5G.

A questo assessorato, noto sin dalla seconda metà degli anni ’80 per le autorizzazioni a ruota libera, è stato affidato, a partire dal 2009, a ‘mezzadria’ con l’assessorato all’Agricoltura, in un contesto di confusione, la gestione del verde. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Sollecitare un agronomo o un dottore in Scienze forestali affinché si realizzino per tempo le opere di prevenzione del fuoco nelle aree verdi ha un senso, perché sono perfettamente in grado di capire l’argomento. Ma come si fa a spiegare a chi non si è mai occupato di questi problemi che gli operai della Forestale devono cominciare a realizzare le opere di prevenzione ad Aprile? A questi signori – e lo diciamo per esperienza diretta – sembra uno spreco di denaro pubblico!

Per questi signori è molto più ‘produttivo’ acquistare elicotteri e aerei, o affittare aerei-anfibi. Così la prevenzione del fuoco va a farsi benedire!

Poniamo una domanda semplice, a proposito dell’incendio di Altofonte. E la poniamo perché, grazie a post su Facebook, siamo riusciti, bene o male, a ricostruire la velocità con la quale il fuoco si è diffuso. La domanda è: nel verde di Altofonte le opere di prevenzione degli incendi – con riferimento soprattutto alla pulizia del sottobosco e alla realizzazione dei viali parafuoco – erano state realizzate? Ci sarà un’inchiesta per appurarlo? 

Chiusa la parentesi di Altofonte, bisogna chiedersi: cosa fare per migliorare il servizio di prevenzione degli incendi in Sicilia? La prima cosa da fare è una riforma per assegnare tutte le competenze legate alla gestione del verde all’assessorato Agricoltura e Foreste. Del verde e di come tutelarlo si debbono occupare i tecnici di questo settore, non gli improvvisati.

Gli operai della Forestale – che nella stragrande maggioranza dei casi non sono mai stati assunti, visto che sono precari a vita – debbono lavorare tutto l’anno, cominciando a presidiare il verde della Sicilia in modo ‘militare’ ad Aprile. Assicurando la presenza degli operai della Forestale nel territorio tutto l’anno i piromani avrebbero vita molto dura. Le opere di prevenzione del fuoco, realizzate già nei primi giorni di Aprile, in caso di incendi, ridurrebbero drasticamente la velocità di propagazione del fuoco.

Non sarebbe la soluzione di tutti i problemi, perché la strategia del fuoco – lo ribadiamo ancora una volta – è internazionale. Ma si assicurerebbe una maggiore tutela dell’ambiente.

 

 

 

 

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