La Ue prepara il ‘funerale’ dell’agricoltura mediterranea. Taglio del 10% al settore e…

21 luglio 2020

“Vergognoso”: così il senatore Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus, definisce la manovra della Ue in agricoltura. La riduzione dei fondi si verifica contestualmente alla tendenza al ribasso dei prezzi dei prodotti agricoli, all’aumento dei costi di produzione e all’incremento dell’importazione, nell’Eurozona, di prodotti agricoli di pessima qualità e, spesso, anche tossici 

Mentre in tanti celebrano il Recovery Fund – che comincerà ad essere operativo nella Primavera del prossimo anno – sono in pochi ad occuparsi di quello che sta succedendo in agricoltura. L’Unione europea, fino ad oggi, ha penalizzato questo settore, sacrificandolo sull’altare della grande industria e dei servizi. E la situazione peggiorerà, se è vero che nel Bilancio settennale dell’Unione europea si prevede un taglio del 10% per l’agricoltura. 

Quello che succederà nel giro dei prossimi sette anni non è difficile prevederlo. Già alcuni Paesi europei hanno perso la propria sovranità alimentare. La miopia della Ue a ‘trazione’ tedesca sta ‘intossicando’ il resto dell’Europa. Privi di una grande tradizione enogastronomica, i tedeschi stanno, di fatto, imponendo i loro modelli di vita anche all’Europa mediterranea.

Già i consumatori europei debbono fare i conti con i cereali e i legumi al glifosato, con il vino prodotto senza uva, con il cioccolato prodotto senza cacao e, in generale con la gran massa di prodotti agricoli che arrivano dall’Asia e dall’Africa a costi molto più bassi.

Sono prodotti, spesso, di pessima qualità che alimentano il diffondersi di malattie sociali come i tumori, le patologie auto-immuni, sensibilità al glutine (spesso confusa con la celiachia), emicrania, malattie articolari. Questi prodotti se, da un lato, fanno lievitare i costi della sanità, dall’altro lato aumentano il volume di affari delle multinazionali farmaceutiche. 

(QUI UN NOSTRO ARTICOLO SUGLI EFFETTI SULL’UOMO PROVOCATO DAL GLIFOSATO)

L’aspetto drammatico di questa storia è che la stragrande maggioranza della popolazione europea non si accorge dei danni che l’Unione europea sta arrecando alla qualità della vita delle generazioni presenti e, soprattutto, delle generazioni future.

Le persone, in Europa, si accorgono di questi problemi solo quando vengono colpiti da una patologia. Solo allora si comincia a riflettere.

Questa macchina infernale andrebbe fermata. Invece – citiamo l’esempio dell’Italia – aumenta la presenza di olio d’oliva extra vergine a 3 euro a bottiglia che non ha nulla a che spartire con l’olio d’oliva extra vergine vero; aumentano le importazioni di grano pieno di glifosato e, in alcuni casi, anche di micotossine; aumentano le importazioni di pomodoro, fresco e trasformato; aumenta l’importazione di frutta estiva senza sapore; e via continuando.

La non conoscenza di questi fenomeni, unita alla disinformazione e alla celebrazione dell’attuale Unione europea rende difficile fare chiarezza su temi che riguardano tutti, dal momento che quasi tutti, in Europa, almeno due volte al giorno, ci sediamo attorno ad una tavola per mangiare.

“È qualcosa di vergognoso quanto previsto dalle linee guida della Commissione europea per il periodo di programmazione 2021-2027 relative alla Politica agricola comune (PAC) – scrive sulla propria pagina Facebook Saverio De Bonis, senatore e presidente di GranoSalus, l’Associazione che difende il grano duro del Sud Italia e i consumatori -. Un’altra mannaia incombe sull’agricoltura. È stata decisa una riduzione del 10% delle risorse a disposizione del mondo agricolo, rispetto alla precedente programmazione (2014-2020). Ribadisco che tale riduzione del sostegno alle imprese, che una volta si chiamava integrazione del reddito, si verifica contestualmente alla tendenza al ribasso dei prezzi dei prodotti agricoli e l’aumento dei costi di produzione. È paradossale! È ASSURDO!”.

Assurdo, dice De Bonis: come dargli torto? “Succede – aggiunge il senatore – che l’agricoltore lavora in perdita e non trae reddito a causa della sistematica vendita sottocosto dei suoi prodotti. Peraltro, l’ammontare delle risorse effettivamente disponibili deve essere valutato a prezzi costanti, ovvero gli unici che permettono un confronto in termini di potere d’acquisto. Si prevedono ulteriori spostamenti dei fondi dal Primo pilastro (aiuti diretti all’agricoltura) al Secondo pilastro (sostegno ai piani di sviluppo rurale) per conferire sostegno immediato agli agricoltori”.

“Tuttavia – precisa ancora De Bonis – gli esperti di agricoltura, quelli che probabilmente approfondiscono guardando LINEA VERDE rischiano di affossare definitivamente il settore. Queste MISURE NON FANNO BENE ALL’AGRICOLTURA ITALIANA. Vorrei inoltre precisare che sostenere l’azienda agricola, elargendo il 50% del costo di nuovi investimenti tecnologici, non fa che accompagnarla per mano verso il precipizio di un mercato caratterizzato da prezzi in costante calo che non ripagheranno gli investimenti fatti. Gli investimenti serviranno a produrre prodotti pagati ogni anno meno di quello precedente a causa della concorrenza sleale con la merce a basso costo proveniente dall’estero. In queste condizioni una cosa è certa: l’agricoltore non fa reddito, lavora in perdita”.

Nulla è casuale. La strategia messa in atto dall’Unione europea a ‘trazione’ tedesca è quella di far morire lentamente l’agricoltura mediterranea.

“Le aziende piccole e medie scompaiono – scrive sempre De Bonis -. Si registra un’agghiacciante desertificazione del paesaggio rurale e il ritorno al latifondo. Viene da dubitare anche della presunta maggiore attenzione verso i temi ambientali, proclamata nelle linee guida”.

Il senatore, a conclusione del suo ragionamento, tocca due temi centrali nell’agricoltura di oggi: agricoltura biologica e inquinamento.

“La verità – scrive De Bonis – è che non ci può essere vera tutela ambientale se non si sposteranno decisamente le risorse della PAC a favore delle aziende agricole biologiche che non usano disseccanti ed altri pesticidi e che non percepiscono i cospicui contributi elargiti a favore di chi interra fanghi di depurazione nei propri campi. Fanghi che, secondo alcuni esperti, sarebbero addirittura coimputati di aver agevolato la diffusione del fenomeno COVID-19“.

 

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