Il ‘caso’/ Coronavirus in Uruguay: contagi zero. Presidente e Ministri si sono tassati per aiutare il popolo

19 giugno 2020

Mentre l’America latina è l’epicentro mondiale della pandemia, in Uruguay la situazione è sotto controllo. Inevitabile il paragone con l’Italia dove l’attuale Governo – causa pressioni degli industriali del Nord – ha creato e continua a creare caos e disparità. E mentre in Uruguay tutta la politica – maggioranza e opposizione – si è auto-tassata per aiutare la popolazione, in Italia famiglie e imprese allo stremo debbono invece pagare entro Giugno 40 miliardi di euro tra IMU e TARI!

C’è un Paese del Sudamerica dove il Coronavirus, o COVID-19, è sotto controllo. Mentre l’America latina è il nuovo epicentro della pandemia, con in testa il Brasile dove si registrano quasi un milione di contagi con oltre 46 mila decessi, in Uruguay la situazione è sotto controllo e hanno perfino riaperto le scuole. Tanto che, in tutto il mondo, ci si chiede: come hanno fatto a contenere l’infezione in una parte del mondo dove il virus sta colpendo duro? Da cosa dipende questa incredibile eccezione?

Sono tanti i giornali che hanno provato a spiegare il perché di questa strategia che si è rilevata vincente. Ha scritto il Global Americans:

“Il presidente Luis Lacalle Pou (conservatore), entrato in carica all’inizio di marzo, ha scelto di non decretare misure d’isolamento obbligatorie per bilanciare le esigenze di salute pubblica con quelle di natura economica. È stata una scelta rischiosa dal momento che non si sapeva come si sarebbe diffuso il nuovo Coronavirus”.

Il primo contagio, in Uruguay, è stato registrato il 13 marzo. Senza perdere tempo – a differenza di quanto avvenuto in Italia – il Governo ha chiuso tutto: scuole, università, eventi sportivi, manifestazioni culturali. lasciando in funzione solo i servizi essenziali.

Le cronache raccontano che in Uruguay gli abitanti sono poco meno di 3 milioni e mezzo ed è stato facile fermare tutto. Ora, gli abitanti saranno pochi, ma sono tutti attenti ad osservare le prescrizioni. Il Governo di Montevideo non ha imposto il confinamento obbligatorio: si è limitato ad informare la popolazione sui rischi dell’infezione, invitando le persone a restare in casa quanto più tempo possibile.

A differenza dell’Italia – che citiamo sempre come paragone – quasi tutte le attività economiche si sono fermate (nel nostro Paese ci sono state attività economiche che non si sono mai fermate).

“Il perno del piano uruguayano – leggiamo su Avvenire – è stata la rilevazione a tappeto e a domicilio: sono stati effettuati 41mila test ovvero il triplo per milione di abitanti rispetto ad Argentina, Brasile e Paraguay. Le autorità hanno cercato di ridurre al minimo il ricorso agli ospedali, per evitare che divenissero essi stessi focolai di infezione, promuovendo l’assistenza porta a porta. Il successo della strategia Lacalle è stata favorita da due fattori fondamentali. In primo luogo, quasi il cento per cento degli uruguayani ha accesso all’acqua potabile, il che ha reso possibile applicare almeno le più elementari regole di prevenzione. L’opposizione, in aggiunta, nonostante le iniziali perplessità, ha sostenuto il piano sanitario del governo”.

Risultato: appena 847 contagi con 23 vittime. Non solo. Dal 4 Giugno non ci sono più contagi e piano piano la vita sta tornando normale.

Qui le differenza con l’Italia vanno commentate provando a cogliere il dato problematico, perché se è vero che nel nostro Paese le opposizioni sono sempre state critiche con il Governo, a volte esagerando ed esasperando i toni, è anche vero che il Governo Conte bis ha adottato e continua ad adottare provvedimenti contraddittori, come contraddittorie sono anche le reazioni dello Stato verso i cittadini.

Che dire, ad esempio, delle restrizioni alla movida quando in queste ore abbiamo sotto gli occhi l’esempio di Napoli: la squadra di calcio ha vinto la Coppa Italia ed è successo un putiferio! A questo punto la domanda è: che senso ha la severità con i commercianti – che peraltro cercano di sopravvivere, visto che il Governo italiano non li ha aiutati – se poi è consentito a migliaia di persone di scendere in piazza a festeggiare?

E’ interessante notare come in Uruguay hanno trovato i soldi per aiutare famiglie e imprese in difficoltà: è stato istituito un “fondo speciale per l’emergenza scrive sempre Avvenire – finanziato con un taglio del 20 per cento degli stipendi del presidente, dei ministri, dei parlamentari e degli impiegati pubblici con salari mensili superiori ai 1.800 dollari. Quei soldi hanno consentito di dare un introito ai lavoratori informali, in modo da consentire loro di fermarsi”.

Ora provate a immaginare il capo del Governo italiano, i Ministri, i vice Ministri, i Sottosegretari, i circa mille parlamentari tra Camera e Senato, i presidenti delle venti Regioni italiane, gli assessori regionali e i consiglieri regionali di tutte le Regioni italiane, i sindaci di tutti i circa 4 mila Comuni italiani che donano il 20% delle proprie indennità a famiglie e imprese in difficoltà: campa cavallo!

In Italia il Governo nazionale e i sindaci ha fatto l’esatto contrario: facendo finta che tutto sia tornato come prima e che famiglie e imprese non sono rimaste bloccate per tre mesi hanno stabilito che le stesse famiglie e le stesse imprese debbono pagare, entro l’attuale mese di Giugno, IMU e TARI!

Invece di sostenere famiglie e imprese, governo nazionale e sindaci contano di incassare 40 miliardi di euro entro la fine di Giugno togliendoli dalle tasche degli italiani anche con questa gravissima crisi sanitaria ed economica. 

Vi è chiaro, adesso, perché l’Italia non ha alcuna speranza?

QUI L’ARTICOLO DI AVVENIRE

 

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