Sicilia ‘laboratorio politico’: il voto dei renziani di ieri all’Ars annuncia la fine del Governo Conte bis?

17 giugno 2020

Il voto espresso ieri sera a Sala d’Ercole dai quattro deputati regionali renziani di Italia Viva in favore di una legge voluta dal Governo di centrodestra di Nello Musumeci potrebbe essere il segnale di una svolta politica nazionale? La storia della politica italiana dalla fine degli anni ’50 del secolo passato ad oggi insegna che la Sicilia è stata spesso un ‘laboratorio politico’ che ha anticipato scenari di governo nazionali  

I renziani di Italia Viva si preparano a lasciare il centrosinistra per passare, armi e bagagli, nel centrodestra? La votazione andata in scena ieri sera in Assemblea regionale siciliana lascia immaginare uno scenario del genere. Non tanto per la legge in sé approvata ieri sera, quanto per “l’atto politico”: ovvero i quattro parlamentari regionali di Italia Viva che votano con il centrodestra. La Sicilia è sempre stato un ‘laboratorio’ politico dove sono state sperimentate alleanze, anche inedite, poi trasferite sul piano politico nazionale.

Fu così nel 1960, quando entrò in crisi il terzo Governo regionale di Silvio Milazzo e si materializzò il primo Governo di centrosinistra tra democristiani e socialisti che, due anni dopo, avrebbe portato al primo Governo nazionale tra Dc e Psi.

Si replica nel 1972. L’anno dopo la grande avanzata delle destra in Italia, alcuni democristiani (non tutti, in verità) ipotizzano un’alleanza con il Pci per arginare una deriva politica che sembrava virare verso ambienti fascisti. Anche in questo caso il terreno scelto è la nostra Isola, dove cominciano gli ‘abboccamenti’ tra Dc e Pci che culmineranno, nel 1974, nel Governo regionale del democristiano Angelo Bonfiglio che avrà in molti casi la “bonaria astensione” del Pci.

Quattro anni dopo, nel 1978, arriverà il Governo di unità nazionale di Giulio Andreotti, funestato dal rapimento e dalla successiva uccisione di Aldo Moro, che di questa esperienza era stato il grande tessitore.

In questi casi parliamo di politica di un certo spessore. La politica di oggi, a Roma come in Sicilia, senza voler offendere nessuno, non ha lo stesso spessore. Però qualche similitudine negli scenari sembra esserci. Proviamo e entrare nel merito.

Non sappiamo se la legge approvata ieri sera dall’Assemblea regionale siciliana sia un provvedimento che semplificherà l’attività burocratica. In genere in Sicilia avviene l’esatto contrario: quando la politica prova a semplificare qualcosa, per una misteriosa legge del contrario, la complica. E quindi la peggiora.

A noi questa nuova legge, a primo acchito, sembra, più che altro, un scorciatoia: il Governo regionale che, con lo strumento del commissariamento, si sostituisce agli enti locali. Brutta cosa che ricorda un certo ‘ventennio’…

Ancora meno convincenti sono le ‘semplificazioni’ sui pareri della pubblica amministrazione ai progetti, per ‘accelerare’ l’iter amministrativo….

Ma non sono questi gli argomenti che vogliamo trattare in questo articolo. L’analisi su questa legge – che non ci entusiasma affatto – la faremo quando avremo il testo.

Oggi ci interessano i risvolti politici. E qui torniamo alla Sicilia ‘laboratorio politico’.

Scrive sulla propria pagina Facebook il parlamentare regionale del del PD, Giuseppe Lupo:

“Oggi (ieri per chi legge ndr) Italia Viva all’Ars ha votato insieme alla maggioranza la legge che prevede il conferimento di poteri speciali commissariali, in deroga alla legislazione regionale, al Presidente Musumeci. Una pessima legge che prevede anche il commissariamento dei Sindaci. La votazione si è conclusa con 32 voti favorevoli e 24 voti contrari. Se i 4 deputati di Italia Viva avessero votato con l’opposizione il risultato sarebbe stato 28 pari e la legge non sarebbe stata approvata. Spero che si sia trattato solo di uno ‘sbandamento’ e che Italia Viva resti all’opposizione di Musumeci!”.

Noi non sappiamo se Italia Viva, in Sicilia, resterà all’opposizione del Governo Musumeci. Ma non escludiamo che la prosopopea dell’attuale Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con l’inutile ‘parata di stelle’ di Villa Pamphilj, possa rappresentare la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Parlare – come si sta facendo in queste ore – di mirabolanti investimenti europei con soldi che oggi non ci sono, facendo pagare gli italiani, in questo mese di Giugno, 40 miliardi di euro di tasse che in quasi tutti gli altri grandi Paesi sono state sospese (o addirittura annullate!) causa pandemia è qualcosa di insopportabile per i cittadini.

E il fatto che l’informazione di regime sorvoli su questo ‘piccolo particolare’ non significa che il problema non ci sia: il problema rimane.

Ricordiamo che il Governo Conte bis si regge sui voti determinanti dei renziani. Se Renzi e i suoi dovessero decidere di mettere in crisi l’attuale Governo si aprirebbero nuovi scenari politici.

L’attuale Governo Conte bis è troppo ‘schiacciato’ sull’Unione europea, che non è l’unica soluzione ai problemi economici italiani. C’è la moneta di Stato senza debito, c’è la nazionalizzazione del debito pubblico e l’intelligente – e consenziente – utilizzazione del risparmio degli italiani.

Ma non può essere il Governo di PD e grillini a operare questa svolta.

Foto tratta da Wikipedia 

 

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