Vogliono imporre il vaccino antinfluenzale per combattere il Coronavirus. Non è un atto illegittimo?

8 giugno 2020

Si può imporre il vaccino antinfluenzale ai cittadini? La Regione Lazio di Nicola Zingaretti (che è anche segretario del PD) ci sta provando. E domani il TAR Lazio celebrerà la prima udienza, visto che ci sono già ricorsi. Questa idea – a nostro avviso sbagliata – è stata lanciata anche in Sicilia da Guido Bertolaso. La nostra sensazione è che, con la scusa del Coronavirus, in Italia si sta provando a governare con una sorta di ‘dittatura sanitaria’…

A noi le parole di Guido Bertolaso, assoldato dal Governo regionale siciliano di Nello Musumeci (ma per fare che cosa?) che ha proposto l‘obbligo della vaccinazione contro l’influenza per combattere il Coronavirus e COVID-19 è sembrata un’esternazione fuori luogo. Invece scopriamo che potrebbe essere la linea del Governo nazionale Conte bis. Da cosa lo desumiamo? Dal fatto che la Regione Lazio, presieduta da Nicola Zingaretti (che, lo ricordiamo, è il segretario nazionale del PD), ha ‘partorito un’ordinanza con la quale rende obbligatorio a tutti i soggetti di età superiore ai 65 anni di età, ai medici e al personale sanitario, sociosanitario di assistenza e agli operatori di servizio di strutture di assistenza, anche se volontario.

Leggiamo su Money.it:

“La mancata vaccinazione, secondo l’ordinanza del presidente Nicola Zingaretti, per gli over 65 e gli operatori sanitari, che non sia giustificabile da ragioni di tipo medico è sanzionabile con l’impossibilità di partecipare in luoghi chiusi ad attività sociali in strutture come case di riposo, centri sociali o luoghi di aggregazioni, in cui non si possa avere il giusto distanziamento, mentre, per gli operatori sanitari, consisterebbe nella inidoneità temporanea allo svolgimento della mansione lavorativa”.

Siamo alla “dittatura sanitaria”? Nella Regione Lazio sembrerebbe di sì. Anche se non mancano – ovviamente – proteste e ricorsi. La domanda è: in uno Stato democratico si possono obbligare le persone a vaccinarsi, in questo caso contro l’influenza?

A dissentire sono in tanti. Già è stato presentato un primo ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio. Lo ha presentato il dottor Mariano Amici, un medico sessantacinquenne di Ardea. La prima udienza è prevista per domani. Secondo il suo avvocato, Nicola Massafra, del foro di Roma, “nessuna ordinanza regionale – leggiamo sempre su Money.it – può imporre l’obbligo di un vaccino, dunque l’atto è illegittimo, per quanto lo si voglia far rientrare nell’emergenza che non sappiamo se e quando ci sarà ancora”.

Al di là degli aspetti legali e dei diritti soggettivi inviolabili, ci sono anche motivazioni sanitarie:

“Il vaccino obbligatorio per un virus influenzale che ancora non conosciamo, in un periodo presunto pandemico COVID-19 è un obbrobrio medico”, dice il dottor Amici. Secondo il quale, leggiamo sempre su Money.it, c’è un rischio:

“Aumentare il numero dei cittadini esposti ai virus che circoleranno e di indebolire la popolazione, inclusi gli operatori sanitari, che sarebbero costretti a casa per la quarantena vaccinale”.

“Perché i vaccinati contro i virus influenzali – leggiamo sempre su Money.it – sono asintomatici, ma contagiosi per gli altri, per questo dovremmo tenerli a casa e lasciare così, sguarniti gli ospedali? È una strategia folle, tanto più se temiamo la concomitanza del COVID-19. Peggio se, invece, il COVID non ci fosse affatto ed ancora dobbiamo capire quale sarebbe il virus dell’influenza che arriverà, ma che ancora non conosciamo”.

Non mancheranno – così sembra – altri ricorsi da oggi al 16 giugno, quando scadrà il termine per gli eventuali ricorrenti.

Noi, a questi rilievi, ne vorremmo aggiungere un altro. Un tempo i vaccini li preparava lo Stato. Ora vengono prodotti dalle multinazionali, secondo le ‘auree’ regole dominanti del liberismo economico, in base alle quali la sanità è un business e i problemi di salute delle persone sono fastidiosi  incidenti di percorso…

Come ha spiegato due anni fa in un’intervista al quotidiano Il Tempo il presidente dell’Ordine dei Biologi italiani, Vincenzo D’Anna, non è in discussione l’utilità dei vaccini, ma la qualità, ovvero la presenza di sostanze che non dovrebbero essere presenti negli stessi vaccini.

Altra domanda: nel caso di conseguenze negative dopo il vaccino reso obbligatorio – conseguenze che non possono essere escluse – chi ne risponderebbe? Le Regioni che dovessero imporre i vaccini (e quindi tutti i cittadini), o ne risponderebbero, in solido, gli amministratori pubblici? 

E quanto durerebbero le eventuali cause civili? Anni e anni?

Altra domanda ancora: perché il vaccino contro l’influenza stagionale dovrebbe diventare obbligatorio? Risposta semplice: per evitare il caos nei Pronto soccorso nel caso in cui il prossimo Autunno e il prossimo Inverno dovesse tornare la pandemia di Coronavirus.

Se ci riflettiamo, questa è un’ammissione di inadeguatezza da parte della sanità pubblica italiana: che ammette di non essere in grado di gestire influenza stagionale e l’eventuale ritorno del Coronavirus.

Si tratterebbe, alla fine, di organizzare il servizio di assistenza nei Pronto soccorso. Ma per organizzare il servizio ci vogliono le risorse finanziarie. Ma siccome l’Italia è finita nelle mani degli strozzini dell’Unione europea dell’euro – e siccome l’Italia deve restare nel ‘lager’ dell’Eurozona – sono cavoli dei cittadini italiani ad alcuni dei quali va imposto l’obbligo della vaccinazione antinfluenzale!

Sarà così? Per ora il Ministero della Salute-Sanità ha emanato una circolare con la quale “raccomanda” di porre molte attenzione al problema. Dovranno essere le Regioni – come ha già fatto la Regione Lazio – ad imporre l’obbligo di vaccinazione.

Come finirà? A nostro avviso, in una bolla di sapone. Perché l’eventuale obbligo di vaccinazione scatenerebbe un caos politico che non avrebbe nulla da invidiare al caos dei Pronto soccorso…

 

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