Prosegue il dibattito sulla ripresa dell’attività giudiziaria a Palermo

13 maggio 2020

Ieri abbiamo ospitato un intervento dell’avvocato Luigi Tramontano. Oggi ospitiamo una riflessione di un gruppo di avvocati del Consiglio dell’Ordine di Palermo 

dagli Mario Bellavista, Michele Calantropo, Luca Librizzi, Ivana Mazzola, Valeria Minà, Daniele SolliLuciano Termini
riceviamo e pubblichiamo

E’ sotto gli occhi di tutti che ciò che l’Avvocatura vive in questi giorni di “ripresa dell’attività giudiziaria” nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, e ciò induce a riflettere sul fatto, grave, che dal 12 maggio, tale ripresa si concretizza nella mera illusione che la trattazione di qualche processo possa comportare un nuovo inizio, con i conseguenti irreparabili pregiudizi alla tutela dei diritti dei cittadini.

Ed è altrettanto noto che l’aver demandato ai capi degli Uffici Giudiziari l’adozione delle concrete misure organizzative dopo l’11 maggio ha determinato, nel territorio nazionale, l’elaborazione nelle diverse aree geografiche del nostro Paese di regole di singolare incoerenza, avuto riguardo alle modalità di ripresa adottate con apparente incongruenza rispetto ai diversi dati epidemiologici rispettivamente registrati.

In tale eccezionale contesto, oggi riteniamo indispensabile manifestare il nostro rincrescimento su alcuni fatti, che meritano, a nostro avviso, la riflessione di tutti gli Avvocati del Foro.

Non possiamo non rilevare che, ad oggi, non è dato sapere se e chi, in rappresentanza dell’Avvocatura palermitana, sia stato invitato o abbia partecipato ad un “tavolo tecnico” con i capi degli uffici giudiziari, unica sede dove potere proficuamente discutere sin dal manifestarsi dell’emergenza, delle modalità di ripresa dell’attività giudiziaria, ancor più in ragione del fatto che a tale “tavolo tecnico” faceva espressamente cenno il provvedimento del Presidente del Tribunale del 29 aprile, protocollato, sottoscritto, diffuso e poi qualificato come “bozza”.

Non possiamo non rilevare che a detta “bozza” a firma del Presidente dei Tribunale del 29 aprile, il Consiglio dell’Ordine, che comunque avrebbe dovuto essere necessariamente “sentito” al fine dell’adozione delle misure de quibus, ha richiesto, nel poco tempo a disposizione, alle proprie commissioni Penale e Civile di cui i sottoscritti fanno parte, di elaborare nel merito delle proposte che, si confidava, sarebbero state adeguatamente discusse davanti al capo dell’Ufficio Giudiziario.

In brevissimo tempo, i sottoscritti hanno formulato numerose proposte all’interno delle Commissioni relative alla ripresa dell’attività giudiziaria, nel senso del corretto contemperamento dell’esigenza di trattazione dei giudizi con quella di contenimento della pandemia, in linea con la volontà di una migliore organizzazione dell’attività giudiziaria da una parte e con la garanzia dell’effettivo esercizio del diritto di difesa dall’altra, e ciò in linea con il mandato conferitoci dagli avvocati al momento della nostra elezione; d’altra parte abbiamo anche, in diverse occasioni, fornito specifiche indicazioni all’interno del COA per affrontare la grave situazione attuale senza avere, tuttavia, alcun concreto riscontro.

Le proposte sono state formulate esclusivamente con la modalità richiesta ovvero mediante “osservazioni” al provvedimento del Presidente, quando invece, avrebbero dovuto essere adeguatamente discusse e ciò fermo il rispetto dei diversi ruoli del Magistrato e dell’Avvocato.

E’ di tutta evidenza che, purtroppo, la gran parte delle dette proposte non ha trovato accoglimento nel provvedimento assunto in data 8.5.2020.
Non possiamo non rilevare, con amarezza, inoltre, che, all’indomani della pubblicazione del provvedimento presidenziale definitivo dell’8 maggio, in assenza di alcun confronto all’interno del Consiglio dell’Ordine o, quantomeno, con i sottoscritti Consiglieri, il COA, sui mezzi di comunicazione, ha sostanzialmente rappresentato una soddisfazione sui metodi di confronto adottati e, in parte, anche sui contenuti del provvedimento.

Non possiamo non prendere atto, anche, della condotta di alcune associazioni forensi che, ampiamente rappresentate all’interno del COA, hanno espresso anche le dovute serrate critiche sulle misure adottate, probabilmente nella speranza che le loro sollecitazioni, per quanto tardive, fossero fatte proprie dai loro rappresentanti nelle sedi istituzionali, dove – ci consta – non risulta manifesto tale dissenso né sui comunicati, né sui metodi adottati, né, peraltro, sul contenuto delle modalità organizzative poste in essere.

Ribadiamo la necessità ed urgenza di un immediato confronto che porti all’auspicata revisione del contenuto dei provvedimenti adottati dal Presidente al fine di porre in essere interventi reali che contemperino le esigenze dell’Avvocatura.

Oggi, infatti, in mezzo a centinaia di colleghi che spontaneamente hanno manifestato per la tutela dei diritti dei cittadini noi, come sempre, c’eravamo.

 

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