La Germania ‘stoppa’ la BCE e prepara la fine dell’euro

5 maggio 2020

Stamattina abbiamo scritto che l’uscita dell’Italia dall’euro non è più un tabù. Stasera, illustrando il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca, emergono tre fatti incontrovertibili: gli Stati Uniti d’Europa non sono mai esistiti, la BCE dipende dalla Germania e l’euro sembra avere ormai un futuro molto incerto, se non segnato 

di Economicus

Oggi doppio lavoro. C’è da commentare il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca sulla Banca Centrale Europea (BCE), o meglio, su uno strumento utilizzato, a partire dal 2015, dalla stessa BCE: il Quantitative Easing, ovvero l’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea.

La prima cosa che salta agli occhi è l’aspetto ‘politico’ di questa vicenda: di fatto, la Corte Costituzionale della Germania si pronuncia sull’operato dell’Unione europea, perché la BCE non è certo estranea all’Europa dell’euro.

Con questo pronunciamento i tedeschi stanno dimostrando che sì, l’Unione europea esiste, ma gli Stati che danno vita alla Ue rimangono centrali.

Per la precisione, come ha tradotto scenarieconomic.it, “Gli Stati membri dell’Unione Europea, anche dopo l’entrata in vigore del contratto (Trattato) di Lisbona, restano signori (padroni) dei trattati, e la soglia verso lo Stato federale non è stata oltrepassata”.

Traduzione: gli Stati Uniti d’Europa non esistono. I Paesi che hanno dato vita all’Unione europea restano sovrani rispetto ai Trattati europei. Questa, almeno, è la posizione della Germania.

Pensate un po’ al raffronto con l’Italia, che ha addirittura cambiato la propria Costituzione per inserire il cosiddetto “equilibrio di bilancio” previsto dal Fiscal Compact! Mentre la Germania, con la propria Corte Costituzionale, non solo nega l’esistenza degli Stati Uniti d’Europa, ma mette in discussione anche l’operato della BCE e della magistratura europea!

Al di là del merito del pronunciamento – sul quale ora torneremo – il vero aspetto importante di questa storia è proprio questo: la Germania, che si è servita abbondantemente dell’Unione europea e dell’euro quando poteva prendere (e Iddio solo sa quanto ha tolto agli altri Paesi europei, Grecia e Italia in testa!), adesso che c’è da ‘dare’, beh, mette subito i paletti e lancia un messaggio ‘politico’ preciso: se non farete quello che diciamo noi toglieremo la liquidità all’Eurozona determinando il patatrac!

Ma andiamo al merito.

La Corte Costituzionale tedesca non ha ‘bocciato’ il Quantitative Easing ma, come già accennato, ha messo alcuni ‘paletti’.

Gli otto giudici tedeschi sono stati chiamati a decidere se il programma di acquisti di titoli di Stato (Pspp: questo il nome del programma di acquisto) avviato nel 2015 dall’allora Governatore della BCE, Mario Draghi, ha violato o meno il perimetro di azione della stessa Bce: in pratica, se ha violato il divieto per la Banca Centrale Europea di finanziare debiti.

La vicenda non è semplice perché, ufficialmente, la BCE è intervenuta per eliminare la deflazione, ovvero la carenza di liquidità. Ma non è facile capire dove finisce la lotta alla deflazione e dove comincia il finanziamento dei debiti degli Stati.

La questione si presta a varie interpretazioni. Ma i giudici tedeschi – che alla fine fanno l’interesse della Germania (e non potrebbe essere altrimenti) – se da un lato non hanno alzato un muro, dall’altro lato hanno posto una serie impressionante di riserve. Con grande maestria – forse non senza un gioco delle parti tutto interno alla stessa Germania – i giudici tedeschi hanno rimproverato al Governo e al Parlamento federale tedesco (Bundestag) di non aver vigilato adeguatamente sulla BCE.

Questo passaggio è importante: si danno per scontate due cose.

Primo: che la Germania è il Paese più importante della Ue.

Secondo: che la stessa Germania deve ‘vigilare’ sulla BCE!

E infatti – come se la BCE fosse ‘sottoposta’ alla Germania – la Corte Costituzionale tedesca dà tre mesi di tempo alla BCE per spiegare bene il significato del Quantitavive Easing.

E lo fa con una precisazione assai pesante, prendendo una posizione nettamente opposta a quella raggiunta dalla Corte di giustizia europea, che invece ha giudicato il Pspp compatibile con il principio di proporzionalità. Al contrario, per la Corte Costituzionale tedesca nella gestione del Quantitative c’è un’incompatibilità di fondo con i trattati, a meno che non venga spiegato bene (come dicono i tedeschi)) e rivisto (sempre come vogliono i tedeschi).

Non solo. La Corte Costituzionale tedesca dice a chiare lettere che le autorità tedesche “non possono partecipare né allo sviluppo né all’attuazione di atti ultra vires”. Dopo i citati tre mesi la Bundesbank si chiamerà fuori dalle decisioni della BCE, a meno che il Consiglio direttivo della stessa BCE non dimostri che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal PSPP non sostengano debiti (richiesta retorica, perché il sostegno all’indebitamento è nelle cose!).

Poi c’è la parte più ‘bella’: la vendita. La Bundesbank dovrà garantire che le obbligazioni già acquistate e detenute nel suo portafoglio siano vendute, anche nel lungo termine. Non è difficile intravedere un ‘siluro’ al programma di acquisto dei titoli.

Di fatto, la Corte Costituzionale tedesca sta impartendo precise direttive alla BCE, la cui gestione diventa un fatto ‘interno’ alla Germania.

Del resto, il ricorso che ha chiamato in causa la Corte Costituzionale tedesca è stato presentato da un gruppo di personaggi importanti del mondo economico tedesco; e i giudici costituzionali della Germania, pur non avendo ‘cassato’ l’operato di Mario Draghi, mettono una pesante ipoteca sul futuro.

L’ipoteca non riguarda – come si potrebbe pensare – l’imminente azione di acquisto di titoli di Stato da 750 miliardi di euro varato dalla BCE per fronteggiare la crisi provocata dal Coronavirus: la vera ipoteca è per il dopo.

Va detto che 750 miliardi di euro – che sembrano tanti – per l’Eurozona in piena crisi da Coronavirus sono appena l’inizio del sostegno. Basti pensare che l’Italia – ammesso che la pandemia finisca tra un mese (cosa improbabile) – avrebbe bisogno di almeno 400 miliardi di euro. Poi ci sono Francia, Spagna, Portogallo, Grecia…

Insomma, la Germania farà passare questi 750 miliardi di euro di acquisti di titoli di Stato, poi bloccherà tutto. Da quello che si capisce, la Bundesbank, dopo i 750 miliardi di acquisti per il Coronavirus, potrebbe dire un secco “no”. A questo punto si scatenerebbe una crisi di liquidità.

Gli scenari possibili? L’uscita della Germania dall’euro. O, come abbiamo scritto stamattina, la molto più probabile uscita dell’Italia dall’euro.

Foto tratta da Il Parlamentare

 

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