Guido Silvestri: in Italia virus in discesa. I tre scenari possibili per il futuro

27 aprile 2020

Abbiamo cominciato a seguire – mettendole a disposizione dei nostri lettori – le riflessioni sul COVID-19 di Guido Silvestri, uno scienziato italiano che vive e lavora negli Stati Uniti d’America. Oggi lo scienziato ci parla non soltanto del Sud, dove non c’è stata la temuta ondata di COVID-19, ma anche dell’attuale “riduzione di gravità” e del futuro

In questo post lo scienziato italiano traccia un quadro sintetico dell’andamento del COVID-19 in Italia. E ,’numeri’ alla mano’, illustra la discesa del virus. I tre motivi per i quali il virus oggi registra una “riduzione di gravità”. E i tre possibili scenari per il futuro.

Leggiamo insieme le considerazioni dello scienziato.

“Oggi post brevissimo, soprattutto per enfatizzare il QUATTORDICESIMO giorno consecutivo di calo del numero totale dei pazienti in terapia intensiva (TI) per COVID-19 in Italia (vedi foto). Siamo ora scesi a 2.009, quindi ormai meno della metà del picco, che è stato il 4 aprile scorso a quota 4.068.

Da notare anche che, al momento del picco, i ricoveri in terapia intensiva rappresentavano il 14.2% del totale dei ricoveri ospedalieri, mentre oggi sono solo il 9.4%. Questo dato suggerisce una potenziale riduzione di gravità di COVID-19. Da notare infine che il numero dei morti di ieri (260) è il più basso da 40 giorni a questa parte, e che la temuta “ondata del Sud” continua a non dare segni di sé (ed io credo/spero francamente che non arriverà proprio).

Ci sono tre fattori principali che hanno contribuito – in misura che ancora non possiamo quantificare con esattezza – a questa ritirata del virus in Italia (ed in molti altri Paesi). Sono il cosiddetto lock-down (o isolamento sociale), lo stabilirsi di immunità naturale in una parte importante della popolazione, e la stagionalità, che sappiamo valere per gli altri virus respiratori, tutti amanti della stagione invernale.

Ricordo che, dei tre fattori, solo l’immunità naturale ci può proteggere contro il ritorno del virus in inverno, però la durata di questa immunità non è ancora nota e dovrà essere monitorata nel tempo. Per questo sarà fondamentale gestire la “riapertura” basandosi il più possible sui dati scientifici ed epidemiologici di monitoraggio di un potenziale ritorno del virus.

Un pensiero, infine, al futuro, che ovviamente nessuno conosce.

Lo scenario peggiore, ovviamente, è quello di un virus che torna verso dicembre-gennaio senza essersi attenuato, trovandoci senza terapie efficaci, e pronto ad attaccare ampie fasce di suscettibili (cioè non immuni) soprattutto al Centro-Sud, ma anche al Nord. In questo caso la partita si giocherà a livello di prevenzione dei contagi, ed è a questo che dobbiamo prepararci.

Scenari intermedi sono basati sulla diffusione di un virus a patogenesi attenuata (i.e., letalità ridotta) e/o sulla presenza di terapie efficaci.

Lo scenario migliore è quello del virus che si estingue e non torna più – uno scenario che io vedo poco probabile (direi <10%) ma che nessuno può escludere con certezza.

Per il momento possiamo dire che il virus è in ritirata, e che stiamo andando lentamente, ma fermamente, verso la fine della prima ondata.

Buona settimana a tutti!”.

 

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