Coronavirus/ Cari amici della Lombardia, ma dopo tutto quello che avete combinato avete ancora il coraggio di parlare?

21 aprile 2020

La partita Atalanta-Valencia. Poi “Milano non si ferma” e “Bergamo non si ferma”. E dopo tutto quello che avete combinato, dopo tutti i lutti che hanno colpito le vostre contrade continuate a straparlare. Come fa l’assessore lombardo-leghista, Giulio Gallera. Ma i fatti rimangono: e i fatti dicono che con il Coronavirus avete combinato un disastro!

Sul quotidiano Libero di Domenica scorsa leggiamo una notizia che ci lascia perplessi. Tema: i morti nelle Rsa (Residente assistenziali sanitarie). La storia è nota. In  Lombardia, nei giorni della tragedia e del caos, quando morivano tantissime persone colpite dal Coronavirus, la Regione Lombardia chiedeva alle strutture sanitarie se era possibile sistemare le persone dimesse dagli ospedali in reparti delle Rsa, ovviamente opportunamente distanziate da chi stava bene. Da qui sarebbero nati possibili contagi. E l’inchiesta della magistratura milanese.

La notizia data da Libero è che una cosa simile sarebbe avvenuta nel Lazio, dove il presidente della Regione è il segretario nazionale del PD, Nicola Zingaretti.

Titola Libero:

“Anche Zingaretti ha mandato dei contagiati negli ospizi”.

Noi non entriamo nel merito di questa vicenda sulla quale indaga la magistratura. Ci permettiamo di ricordare agli amici lombardi che, a nostro modesto avviso, ci sono altri elementi, nella storia del Coronavirus in Lombardia, che ci sembrano molto più importanti.

E’ a tutti noto che, quando si è in presenza di un’infezione virale contagiosa, le prime cose che bisogna evitare sono i luoghi affollati. Regola che vale per tutte le malattie contagiose, ma che vale ancora di più quando si è in presenza di una malattia mortale.

Ai nostri amici lombardi, bravissimi ad auto-assolversi sempre e comunque, ricordiamo che, già a Febbraio, erano noti gli effetti devastanti che l’infezione stava provocando in Cina. Né si può affermare che in Italia nessuno aveva lanciato l’allarme. Infatti, un mese prima, a Gennaio, il virologo e docente universitario Roberto Burioni – che se ricordiamo male lavora a Milano – aveva messo in guardia dai pericoli legati al Coronavirus.

Lo stesso Burioni lo ricorderà in un’intervista al quotidiano Il Messaggero del 21 Febbraio:

“Coronavirus, Burioni: ‘Chiedo quarantena da Gennaio, spiace aver avuto ragione”.

Quindi, da Gennaio, il professore Burioni – che lavora a Milano, che ‘forse’ è ancora la ‘capitale’ della Lombardia – aveva chiesto la quarantena per tutelare i cittadini dai pericoli del Coronavirus.

E cos’è successo, invece, il 19 Febbraio a Milano? E’ stata celebrata la partita di calcio Atalanta-Valencia!

Intervistato dal Corriere dello Sport il 19 Marzo, Francesco Le Foche, medico immunologo, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del policlinico Umberto I di Roma, dice:

“È passato un mese da quella partita. I tempi sono pertinenti. L’aggregazione di migliaia di persone, due centimetri l’una dall’altra, ancor più associate nelle comprensibili manifestazioni di euforia, urla, abbracci, possono aver favorito la replicazione virale”.

Che intende per “favorito”?, chiede l’intervistatore.

“Intendo – risponde il medico – un’espulsione di quantità di particelle virali molto alta e a grande velocità dalle prime vie aeree, bocca e naso. Stiamo parlando dell’enfasi collettiva di una partita storica, con molti gol. L’afflato di una tifoseria appassionata come poche. Devo immaginare che a quella partita siano andati quasi tutti, inclusi probabilmente asintomatici e febbricitanti».

Sta dicendo che potrebbe essere una delle concause dell’anomalia Bergamo?, chiede ancora il giornalista.

“Potrebbe essere”, risponde il dottor Le Foche.

Una follia giocarla a porte aperte quella partita con il senno di poi?, chiede ancora il giornalista.

“Ha detto bene, col senno di poi. All’epoca troppe cose non erano ancora chiare, a cominciare dall’enorme diffusibilità di questo virus. Oggi sarebbe impensabile. Infatti, hanno bloccato tutto… Un contesto così socialmente aggregante ed empatico come il calcio è l’antitesi dei comportamenti che si devono avere nell’emergenza sociale di un virus. Una minaccia per definizione”.

(Qui trovate per esteso l’articolo del Corriere dello Sport)

E di “Milano non si ferma” ne vogliamo parlare? Articolo dell’ANSA del 27 Febbraio:

“Milano, milioni di abitanti. Facciamo miracoli ogni giorno. Abbiamo ritmi impensabili ogni giorno. Portiamo a casa risultati importanti ogni giorno perché ogni giorno non abbiamo paura. Milano non si ferma”: sono le scritte che compaiono nello spot che il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha pubblicato sulla sua pagina Facebook. Lo spot si conclude citando una serie di città tra cui Codogno e la scritta finale “l’Italia non si ferma, #Milanononsiferma”.

(Qui l’articolo dell’ANSA).

E di “Bergamo non si ferma” nell’ultimo fine settimana di Febbraio ne vogliamo parlare?

Qui trovate un nostro articolo con una minuziosa ricostruzioni dei fatti e c’è anche in video.

E che dire delle dichiarazioni dell’assessore regionale della Lombardia, Giulio Gallera? Dichiarazione rilasciata sempre al quotidiano Libero:

“Se noi non ci fossimo opposti con rigidità al governo, il Sud non sarebbe stato chiuso. Invece abbiamo sbattuto i pugni sul tavolo chiedendo misure restrittive. Grazie a questo, le altre regioni ci hanno seguito e abbiamo ridotto il contagio”.

Peccato che, dal Nord Italia – e in particolare dalla Lombardia – sono arrivate nel Sud decine di migliaia di meridionali che vivevano da quelle parti: i casi di Coronavirus registrati nel Sud sono arrivati dal Nord.

Questi sono i fatti, cari amici lombardi. Dopo quello che avete combinato dalle vostre parti con il Coronavirus, ebbene, il silenzio, per voi, non dovrebbe essere la regola? Anche perché, da voi, sono morte migliaia di persone.

Invece continuate a straparlare. E volete pure riaprire. Forse perché siete in difficoltà, come vi ha ricordato un video che vi descrive in modo magistrale?

Siete veramente incredibili!

 

 

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