L’obiettivo degli speculatori: conti correnti, fondi comuni, pensioni e case degli italiani/ MATTINALE 489

15 aprile 2020

La resa dei conti si avvicina. La crisi sanitaria ed economica provocata dal Coronavirus ha convinto l’Unione europea dell’euro ad assestare il colpo di grazia all’Italia. L’obiettivo della Ue dell’euro – al di là delle formule linguistiche – è mettere le mani sui conti correnti, sui fondi comuni d’investimento, sulle pensioni e sulle abitazioni degli italiani. Smantellando il sistema economico del Nord Italia  

di Economicus

Non è difficile comprendere che, oggi più di ieri, l’Italia è nel mirino degli speculatori. Così come non è difficile capire che, chi vuole dare il colpo di grazie all’economia italiana, sta facendo coincidere la crisi provocata dal Coronavorus con un tentativo di mettere le mani su quattro cose che, ancora oggi, non sono ancora state toccate: conti correnti, fondi comuni d’investimento, pensioni e abitazioni degli italiani.

In questo articolo che leggerete vi invitiamo a mettere da parte le formule – MES e altre diavolerie – e a guardare ai fatti.

Ai cittadini italiani attenti non saranno sfuggite alcune notizie.

Una prima notizia riguarda il prelievo dai conti correnti dei cittadini italiani. Lasciate perdere il fatto – lo diciamo ancora una volta – che il blocco dei conti correnti possa essere uno degli strumenti del MES. Guardate al fatto in sé: ci sono già forze politiche che hanno proposto il prelievo di fondi dai conti correnti degli italiani.

Adesso riflettete su quanto affermato in questi giorni dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Mentre l’FMI dice che, in questa fase, gli Stati debbono intervenire con interventi a fondo perduto in favore di famiglie e imprese, l’Italia non solo, fino ad ora, non ha erogato un euro a famiglie e imprese, ma annovera forze politiche che vogliono infilare le mani nelle tasche degli italiani scippandogli i soldi dai conti correnti!

In questo momento nei conti correnti dei cittadini italiani ci sono mille e 400 miliardi di euro circa. Ebbene, ai tedeschi l’idea di aiutare l’Italia mentre gli italiani, nonostante tutto, abbiamo ancora nei conti correnti mille e 400 miliardi di euro non va proprio giù: da qui la proposta di effettuare un prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani.

Gli italiani, grosso modo, nonostante la crisi degli ultimi anni, hanno sottoscritto circa mille e 400 miliardi di euro di fondi comuni. Ebbene, ai tedeschi l’idea di aiutare l’Italia mentre gli italiani, nonostante tutto, abbiamo ancora mille e 400 miliardi di euro di fondi comuni non piace proprio. Non è da escludere che, nelle prossime settimane, tale argomento guadagni gli onori delle cronache.

L’Italia, nonostante la crisi degli ultimi anni, paga ancora le pensioni attraverso l’INPS. E la cosa non piace all’Europa dell’euro. Un Paese che ha 2 mila e 4oo miliardi di euro di debito pubblico – questo il ragionamento che fanno Germania, Olanda, Austria, Finlandia e via continuando – non può continuare a pagare le pensioni come se nulla fosse.

L’Europa dell’euro vuole che l’Italia tolga una parte dei soldi dai conti correnti degli italiani, una parte dei soldi dai fondi comuni degli italiani e una parte dei soldi riducendo le pensioni degli italiani.

A nulla vale il fatto che l’Italia, fino ad oggi, abbia pagato circa 4 mila miliardi di soli interessi sul debito pubblico (mille e 600 miliardi in più dell’attuale debito pubblico che, come già ricordato, ammonta a 2 mila e 400 miliardi di euro circa).

Ricordiamoci che il benessere di Germania, Olanda, Austria, Finlandia dipende dal quantitativo di euro che viene tolto agli altri Paesi dell’Eurozona.

In questo momento la Germania – per citare l’esempio più eclatante, ma non è il solo esempio – sta immettendo nel proprio sistema liquidità pari a oltre 500 miliardi di euro. Certo, non sono soldi dello Stato tedesco: sono soldi che alcune banche pubbliche tedesche stanno erogando a famiglie e soprattutto imprese della Germania.

Ma questi 500 miliardi di euro e oltre la Germania, con il gioco del debito pubblico e dei diversi tassi di interesse, li ha tolti ad altri Paesi europei: solo alla Grecia la Germania ha tolto 250 miliardi di euro (oltre ad avere acquisito, a prezzi stracciati, asset importanti di questo Paese: porti, aeroporti e altro ancora).

Quello che hanno fatto alla Grecia adesso lo vorrebbero fare all’Italia. Ma c’è una differenza enorme tra Italia e Grecia.

L’Italia, come già ricordato, è ancora abitata da cittadini titolari di conti correnti, di fondi comuni d’investimento, di pensioni e di abitazioni (all’Unione europea dell’euro il fatto che gli italiani siano ancora proprietari,in media, di una casa a testa e, addirittura, in molti casi, di più abitazioni non va proprio giù!). Da qui l’attacco a questi quattro elementi del sistema Italia.

Poi – visto sempre dalla parte dell’Unione europea dell’euro – c’è da distruggere quello che resta dell’economia italiana.

Nonostante lo smantellamento delle più importanti Partecipazioni statali italiane avvenuto negli anni successivi a Tangentopoli (leggere società dell’IRI), l’Italia è riuscita a mantenere la rete delle proprie piccole e medie imprese, che rappresentano ancora oggi l’ossatura del sistema economico del nostro Paese.

Ed è proprio il sistema delle piccole e medie imprese, dislocato in prevalenza nel Nord Italia, che l’Unione europea dell’euro vuole colpire, complice la crisi provocata dal Coronavirus. Il come e il perché li ha illustrati molto bene il senatore Saverio De Bonis.

Questo è un momento molto particolare per l’Italia. Lo ribadiamo: non concentratevi sul MES, che per la Ue dell’euro è un mezzo, non un fine. Il fine dell’Unione europea è molto più diretto: mettere le mani sui conti correnti degli italiani, sui fondi comuni d’investimento sottoscritti dagli italiani, sulle pensioni degli italiani e sulle case degli italiani. E assestare il colpo definitivo al sistema imprenditoriale del Nord Italia.

E’ questo il motivo per il quale, da qualche settimana, personaggi della politica italiana protagonisti delle privatizzazioni di vent’anni fa, sono tornati in auge. Sono tornati per servire gli interessi dell’Europa dell’euro, alla quale sono massonicamente legati.

Il capo del Governo italiano, Giuseppe Conte, queste cose le ha capito benissimo. E, checché ne dicano i leghisti, sta provando a trovare soluzioni diverse dal ‘cappio massonico’ proposto dall’Unione europea. Ma – con l’eccezione di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle – è solo.

Il “NO” di una parte importante dell’Europa dell’euro agli Eurobond – chiesti già nel 2011 dall’allora Ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, in cambio del primo, parziale sì al MES – rappresenta la volontà della Ue dell’euro di assestare il colpo di grazia all’economia italiana.

Si sta ripetendo, anche se con attori e passaggi diversi, quello che è avvenuto nel 2011. Dopo aver incassato il sì al MES condizionato dagli Eurobond, alcune banche tedesche scatenarono l’attacco all’Italia con lo spread.

L’obiettivo era togliere il Governo Berlusconi (e soprattutto il Ministro Tremonti) da sostituire con un Governo ‘europeista’ che, con un Parlamento pronto a seguire lo stesso Governo, avrebbe approvato la risoluzione finale sul MES senza gli Eurobond.

E così è avvenuto: nel 2012 è arrivato il sì definitivo del Parlamento italiano senza gli Eurobond.

Anche oggi lo scontro è sugli Eurobond, che non sono la soluzione del problema italiano (è pur sempre una forma di indebitamento), ma che bloccherebbero almeno in parte il progetto dell’Unione europea dell’euro di aggredire i conti correnti degli italiani, i fondi comuni d’investimento degli italiani, le pensioni degli italiani e le abitazioni degli italiani.

Il resto sono chiacchiere.

La particolarità dell’Italia – che poi è il vero problema di questo Paese ormai alla deriva – e che gli italiani, in maggioranza, votano persone che lavorano contro di loro…

Foto tratta da Trend Online

 

 

 

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