Il Coronavirus impazza, la Ue è in crisi: è il momento migliore per tornare alla lira

27 marzo 2020

L’autore di questo articolo, alla luce della spaccatura che si è determinata nella Ue tra chi vuole gli Eurobond (Italia e Spagna in testa) e chi vuole il MES (Germania, Olanda, Finlandia e Austria), illustra come l’Italia, approfittando della crisi sanitaria, economica e finanziaria può giocarsi la carta del ritorno alla lira, riprendendosi la propria sovranità monetaria  

di Economicus

In questo articolo, su richiesta del direttore, proverò a illustrare come l’Italia può uscire dal sistema euro in tempi brevi. Mi è stata chiesta questa riflessione dopo che in queste ore il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Giuseppe Conte, ha sostanzialmente detto ai massoni dell’Unione europea che l’Italia può fare da sola.

Io non credo che Conte abbia tale intenzione: secondo me è una mossa concertata con i vari livelli istituzionali per cercare di mettere sotto pressione l’Europa. Servirà a qualcosa? No. Alla Ue dell’Italia non gliene può fregare di meno. Fino ad oggi l’hanno tenuta al laccio non per salvaguardare l’Italia e gli italiani, ma per salvaguardare l’euro.

In verità, in questa battaglia, l’Italia non è sola. Dovrebbero essere nove i Paesi – Italia e Spagna in testa – che chiedono il ricorso agli Eurobond.

Eurobond significa emissione di debito comune tra tutti i Paesi dell’Eurozona, a tassi d’interesse bassi e uguali per tutti. Addio spread e condizioni di partenza uguali per tutti. Niente più speculazioni dei mercati. Niente più indebitamenti che sottopongono alcuni Paesi dell’Eurozona al ricatto di altri Paesi della stessa Eurozona (questa fino ad oggi è stata, nella sua essenza, l’Unione europea dell’euro).

Germania, Olanda, Finlandia e Austria non vogliono nemmeno sentir parlare di Eurobond. Per questi Paesi l’Unione europea è uno strumento ce deve tutelare gli interessi dei propri cittadini a scapito degli altri Paesi.

I governanti dei Paesi che non vogliono gli Eurobond non hanno alcuna intenzione di distribuire solidarietà agli altri Paesi dell’Eurozona. Chi ha problemi – questo è il loro ragionamento – che si indebiti e, ogni anno, paghi gli interessi sul debito pubblico che accumulano. E se non arrivano a pagarlo risparmino smantellando lo Stato sociale, licenzino i dipendenti pubblici e vendano agli altri paesi di questa grottesca ‘Unione europea’ asset, spiagge, isole, aeroporti, porti e via continuando.

Vorrebbero anche lo smantellamento della sanità pubblica, ma con l’attuale emergenza Coronavirus non lo possono dire (ma lo pensano).

Se non è chiaro è proprio quello che è stato imposto alla Grecia. Sì, se non fosse ancora chiaro tedeschi, olandesi, finlandesi, austriaci (e magari qualche altro Paese ‘europeista’ per ora silenzioso) vogliono affrontare la crisi sanitaria, economica e finanziaria con il ricorso al MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità che gli consentirebbe, finita la crisi, da fare in Italia e in altri Paesi mediterranei quello che è stato fatto alla Grecia (leggere ‘condizionalità‘ del MES).

Questo è lo scenario. Come potere notare, davanti a un’emergenza sanitaria planetaria ci sono Paesi europei che pensano di potere ‘spolpare’ altri Paesi europei alla fine della crisi. Sembra incredibile, ma è così!

A mio avviso la divisioni sono ormai profonde. Com’è noto, il Regno Unito, dove vivo, non ne vuole più sapere di un’Unione europea di ‘cannibali’. E’ proprio sul MES che si sono rotti i telefoni tra Regno Unito e Ue.

Tornando all’Eurozona, anche se si dovesse arrivare all’applicazione di un MES con una riduzione delle ‘condizionalità’, la voglia di tenere in piedi l’euro diminuisce di giorno in giorno. Non lo dicono, ma già c’è chi sta preparando a scenari diversi. E’ questo il motivo che mi ha convinto a scrivere questo articolo.

Cominciamo con Hong Kong. Qualche settimana fa in questa città da circa 7 milioni di abitanti, per combattere la crisi sanitaria ed economica, il Governo ha erogato circa 1.300 dollari americani a ogni cittadino maggiorenne. Obiettivo: rilanciare la domanda al consumo.

Ricordo un articolo su tale argomento pubblicato proprio da I Nuovi Vespri, non a mia firma:

“Sembra una follia della Cina, che oggi controlla Hong Kong. Invece è una precisa scelta economica e politica. E’ economica perché con questa mossa ultra-keynesiana rilancia i consumi e, contemporaneamente, paga i debiti delle imprese. E prova a convincere i cittadini che restare con la Cina conviene (aspetto politico)”.

Bene, la situazione che si è creata oggi in Italia con il blocco dell’economia, provocato dall’emergenza Coronavirus, necessita di un intervento di questo tipo. Non tanto, in questa fase, per sostenere le imprese, che in buona parte sono ferme o si vanno fermando, quanto perché in Italia, con l’avvento dell’euro, ci sono 13 milioni di poveri di cui 5 indigenti: a queste persone i soldi servono subito per mangiare.

Non solo. Con i sciagurati Governi della passata legislatura il lavoro in Italia è stato reso sempre più precario. Il risultato è che ci sono milioni di persone che, da due settimane, sono chiuse in casa senza poter lavorare. E sono persone che, tra qualche settimana, non potranno mettere d’accordo il pranzo con la cena.

Anche per questi serve un intervento. Saranno la Ue, la BCE e la Commissione europea a intervenire? Cerchiamo di essere seri: con quello che sta succedendo sul fronte sanitario e sul fronte economico e finanziario, queste istituzioni non contano più. E, in ogni caso, l’egoismo di alcuni Paesi dell’Eurozona – Germania, Francia, Olanda per citarne solo tre – è troppo forte e radicato.

E allora? E allora l’Italia deve trovare soluzioni alternativa. Poco più di una settimana fa ho ipotizzato, per l’Italia, la richiesta di un prestito a USA, Cina e Russia per pagare il debito pubblico e uscire dalla Ue.

Ebbene, questo articolo è, in un certo senso, il proseguimento di quello precedente. Il tema è come uscire dal sistema euro.

Cominciamo col dire che non è una cosa facile. Ma siccome siamo in piena emergenza bisogna forzare tempi e modi.

Ritorno alla vecchia lira? Perché no? Il primo problema da affrontare è la Ue pronta a chiedere il pagamento delle penali per la violazione dei trattati e bla bla bla. La risposta sarebbe semplice: c’è la crisi del Coronavirus, con il ‘casino’ che c’è parlate di violazione di trattati? Parliamone alla fine della pandemia Coronavirus. Punto.

Il secondo problema da affrontare è il cambio lira/euro.

In una prima fase bisognerebbe adottare il cambio alla pari: un euro-una lira. I titolari esteri della frazione di debito pubblico italiano – che purtroppo sono sottoscrittori di più di un terzo dell’attuale debito pubblico del nostro Paese, se è vero che alcune banche che li detengono non sono più italiane – non avrebbero motivo di allarmarsi troppo, perché resterebbero creditori delle stesse somme.

Richiederebbero subito indietro i soldi che hanno investito? Ne dubitiamo. In primo luogo perché siamo in piena crisi e non avrebbero motivo per chiedere indietro i soldi. In secondo luogo perché, con il ritorno alla lira, l’Italia avrebbe riacquistato la sovranità monetaria e potrebbe stampare soldi all’infinito.

Ma questo comporterebbe un’inevitabile svalutazione della lira che ai nostri creditori non converrebbe affatto: anzi, loro sarebbero i primi ad avere indietro una lira forte e non svalutata.

Contemporaneamente dovrebbe proseguire la trattativa con USA, Cina e Russia per il prestito. Questo avverrebbe in una situazione di tranquillità. La trattativa con questi tre grandi Paesi tranquillizzerebbe ancora di più i creditori esteri del nostro debito pubblico.

Con il ritorno alla sovranità monetaria l’Italia comincerebbe a stampare soldi per fare quello che hanno fatto ad Hong Kong e che stanno facendo in USA (dove l’amministrazione Trump sta sostenendo tutti quelli che non lavorano stampando dollari), nel Regno Unito, in Cina e, in generale, in tutti i Paesi dovei governanti non hanno mai ceduto la propria sovranità monetaria a bande di massoni e truffaldini.

Qualcuno potrebbe osservare: l’Italia si ritroverebbe con una moneta troppo forte. Vero. Ma chi ci impedirebbe di avviare una lenta e graduale svalutazione?

La mossa dell’Italia accelererebbe quello che è già in atto: la fine dell’euro e dell’Unione europea, se è vero che l’euro, moneta a credito, non è più gestibile tra crisi sanitaria e crisi economica e finanziaria.

Certo, se non ci fosse l’emergenza sanitaria Germania e Francia farebbero le umane e le divine cose per bloccare l’Italia (anche perché, questi due Paesi, hanno in Italia le rispettive ‘quinte colonne’). Ma in un momento del genere non potrebbero fare nulla.

Foto tratta da Fondazione Nenni

 

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