In piena emergenza Coronavirus la Turchia apre le porte ai migranti verso l’Europa/ MATTINALE 449

2 marzo 2020

Ma non è un po’ strano che tre emergenze si stiano concentrando nello stesso periodo di tempo? Prima i dazi doganali USA sull’Europa, che hanno già innescato la recessione economica. Poi il Coronavirus, con tutta la sua carica di mistero e di paura. E adesso 3 milioni e 600 mila disperati (che forse potrebbero essere anche di più) che puntano sull’Europa. Tutto casuale?  

di Economicus

Per ora è solo un avvertimento, se è vero che fino a ieri erano poco meno di 80 mila i migranti che hanno lasciato la Turchia, muovendosi verso la Grecia e la Bulgaria. Ma è chiaro che siamo soltanto all’inizio. Il premier turco Erdogan non scherza. Forte dell’alleanza con l’America di Trump,  muove le proprie pedine piano piano. Fino allo scorso anno in Turchia si contavano – di fatto bloccati – 3 milioni e 600 mila persone, che secondo alcuni sono migranti, secondo altri profughi. Sono uomini, donne e bambini che sfuggono alle carestie e alle guerre. E che premono per entrare in Europa.

Tutto questo sta avvenendo a pochi mesi dai primi dazi doganali che gli USA hanno adottato contro alcuni prodotti europei. E, soprattutto, mentre l’Europa deve fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

E l’Unione europea che fa? Nulla. O meglio, qualcosa la fa: manifesta la propria insipienza e il proprio nullismo politico.

Per ora la pressione dei migranti si concentra sulla Grecia, proprio il Paese massacrato dall’Unione europea. Già, il massacro della Grecia. Per un debito di 300 miliardi di euro questo Paese, qualche anno fa, è stato letteralmente messo in ginocchio.

Prima le banche – soprattutto tedesche – si sono fatte ripagare i prestiti con gli ‘aiuti’ europei (che infatti, se non per cifre irrisorie, non sono mai arrivati ai greci, ma sono finiti nei forzieri delle banche tedesche, le stesse banche tedesche piene di titoli ‘tossici’: ma questi, chissà perché, non li contesta nessuno…). Poi è iniziato ‘shopping’ da parte degli ‘avvoltoi’, che si sono impossessati dei più importanti asset dell’economia greca, dai porti agli aeroporti.

Oggi, nell’Unione europea dei massoni, la Grecia – culla della cultura occidentale – non è altro che un cuscinetto, destinato a contenere, naturalmente a proprie spese, un’eventuale orda di migranti. Nell’Europa dell’euro, Socrate, Aristotele e Platone sono perfetti sconosciuti.

Come scriviamo spesso, agli Stati Uniti d’America l’Unione europea dell’euro non va proprio giù: e questo a prescindere da Trump: su tale punto, infatti, la linea politica di Democratici e Repubblicani converge, visto che ad assestare la prima ‘botta’ all’Europa dell’euro è stato Obama. E non può che essere così, considerato che i ‘geni’ dell’europeismo hanno sempre pensato alla moneta unica europea con uno strumento per scardinale l’area del dollaro.

Adesso i nodi stanno venendo al pettine. Pur evitando di ricorrere a tesi ‘complottiste’, è evidente che tutto quello che sta succedendo negli ultimi mesi non può essere casuale.

I dazi doganali americani sui prodotti europei sono attesi da anni: ma si sono materializzati qualche mese fa. E poco dopo i dazi è arrivato il Coronavirus. E adesso Erdogan comincia ad aprire le frontiere del proprio Paese a una gran massa di disperati, che lo scorso anno erano 3 milioni e 600 mila, ma che potrebbero anche essere di più.

Milioni di persone, che hanno perso tutto tra guerre e carestie, che puntano a invadere l’Europa dove è in corso una pericolosa emergenza sanitaria.

Tutto casuale? Fate voi.

Foto tratta da Sputnik Italia  

 

 

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