La politica secondo Massimo Giletti: Sud sempre colpevole, Nord sempre pulito e innocente!/ MATTINALE 506

17 gennaio 2020

Non andiamo dietro a Massimo Giletti e al suo senso per la televisione a senso unico. Sì, la pensiamo come gli amici di Agenda Sud Calabria: quando spunta la sua faccia cambiamo canale. Però ci sono momenti in cui il sangue sale in testa, soprattutto quando questo signore attacca persone per bene che hanno la sola colpa di essere meridionali. E fa bene Pino Aprile a ricordargli che usa due pesi e due misure 

Noi ci rifiutiamo di seguire i programmi televisivi di Massimo Giletti. Per un motivo semplice: sono a senso unico: sempre contro il Sud Italia. Mentre se i suoi ospiti sono politici del Nord, ecco le premure, le gentilezze, prego di qua e prego di là.

In RAI non va più. Ha trovato un’altra televisione dove esibirsi. Buon per lui. E, ovviamente, male per i meridionali che finiscono nel suo programma (a proposito: ma perché gli esponenti politici del Sud non lo ignorano? perché continuano a frequentare il suo salotto televisivo?).

L’ultimo appuntamento con il Sud di Massimo Giletti il piemontese di Torino (è lì che è nato, con rispetto verso i torinesi) ha fatto sobbalzare dalla sedia anche lo scrittore e giornalista Pino Aprile, leader del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale.

Scrive Pino Aprile raccontando cos’è avvenuto nel salotto antimeridionale di Giletti il piemontese di Torino:

“Mi sono rotto le palle di questo tipo di politica!”, urla il prode Massimo Giletti in faccia al presidente del Consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, persona perbene, accusato di nulla, che prova a dire la sua sulla “rimborsopoli” calabrese con soldi pubblici (uno sport nazionale: pensate a quanto è avvenuto in Val d’Aosta, in Liguria, in Lombardia, e quasi ovunque: basterebbe ricordare cosa hanno comprato il Trota e la Minetti con quei soldi)”.

Ci chiediamo e chiediamo: si può parlare così in un programma televisivo? E’ questo il modo di rivolgersi alle persone? “Se Giletti (e l’originale che forse lui cerca di superare nel peggio, Paolo Del Debbio) abbaia così contro un politico pulito – si chiede Pino Aprile – cosa farà mai a chi qualche macchia ce l’ha? Ce lo ricordiamo, i lineamenti stravolti dallo sdegno (ha una sensibilità selettiva, ma altissima), gridare “Pagliaccio!” a un politico siciliano (non ricordo se per i forestali o gli stipendi dei consiglieri regionali: tanto, la Sicilia, per certa tv italiana, a quello si riduce, più le sorelle di Mezzojuso)”.

Si comporta sempre così Massimo Giletti? Non esattamente. Dipende dagli ospiti. Se non sono ‘cafoni’ meridionali l’atmosfera muta:

“Ora se tanto mi dà tanto – scrive sempre Pino Aprile – il disgusto di cotanto conduttor civile dev’essere sfociato nel vomito in diretta quando avrà dovuto intervistare Matteo Salvini, segretario del partito che ha fatto sparire 49 milioni di soldi pubblici, da “restituire” in ottant’anni (per noi, Equitalia); uno condannato per razzismo e per oltraggio a pubblico ufficiale, ma nonostante ciò ha fatto il ministro dell’Interno. E invece, il conduttore diviene cortesissimo, si spalma; le foto dei due insieme, sorridenti. E così proteso, attento, cortesissimo, lo abbiamo visto intervistare Berlusconi, allora interdetto dai pubblici uffici e incandidabile per condanna ricevuta. E figuratevi cosa avrà fatto contro un Giancarlo Galan, già presidente del Veneto, finito in galera per milionarie mazzette del Mose! La pressione alta da indignazione civile dovrebbe aver rischiato di strozzare il povero Giletti! Per fortuna ha evitato di indignarsi o ha saputo controllarsi tanto bene che non se ne è accorto nessuno. Forse, troppo occupato con i forestali terroni, Massimo il censore non ha avuto tempo di dedicarsi alla trascurabile vicenda veneta (o all’altra delle banche sfondate dagli probi amministratori padani; o…). E pensate per Roberto Formigoni, già presidente lombardo finito pure lui in galera per tangenti! Lì, dev’essere stato il medico a ordinare a Giletti di tenersi lontano dall’argomento, per salvarsi la vita (uno con una tale sensibilità civile, vi immaginate cosa avrebbe potuto succedergli, se si fosse occupato dei latrocini padani, manco fossero porcate da furbetti del cartellino di Sicilia?)”.

Insomma, quando arrivano ospiti ‘importanti’ del Nord, il nostro Giletti piemontese di Torino cambia stile: diventa garbato, gentile, pronto ad ascoltare senza interrompere: in questi casi le sue “palle” non si rompono.

Noi, invece, Giletti lo ricordiamo quando la Sicilia era governata dal Rosario Crocetta e dal PD. Erano gli anni in cui l’allora presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, oggi condannato in primo grado, dettava l’agenda politica. Erano gli anni dei rifiuti made in Sicily gestiti a colpi di decine e decide di milioni di euro che finiscano nelle tasche dei titolari delle discariche private.

E di cosa si occupava Giletti e la sua ‘intelligente’ trasmissione televisiva? Degli operai della Forestale siciliana che erano uno spreco di denaro pubblico. Pensate un po’ che combinazione: gli operai della Forestale siciliana, che in estate rischiano la vita per spegnere gli incendi erano uno spreco; e invece le decine e decine di milioni di euro che finivano nelle tasche degli ‘industriali’ della munnizza cos’erano?

Che ci possiamo fare: erano gli anni dell’attacco allo Statuto dei lavoratori e del Jobs Act: accusare chi, per mille euro al mese, si avventura per le montagne siciliane in piena estate con in testa il sole a picco e 40 all’ombra era di moda (in testa ai lavoratori firmato Governo del Partito Democratico del quale l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi era il segretario); mentre le discariche dove giravano decine e decine di milioni di euro, no, lì non c’erano sprechi!

Così, mentre da un lato Giletti accusava la Sicilia di sprechi, il Governo Renzi tagliava i fondi alla Regione siciliana, tra ‘Patti scellerati’ e scippi vari. Con la ‘benedizione’ del PD siciliano!  

Del resto, ad occuparsi di alcune cose e a tralasciarne altre Giletti è abituato:

“Per questioni sanitarie (e perché, se no?) – scrive ancora Pino Aprile – si sarà mantenuto alla larga dagli scandali dell’Expo, con retate di centinaia di furboni (altro che furbetti) alla volta, tanto da rischiare di mettere in crisi la ricettività carceraria (pensate se avesse saputo che la mafia non è solo a Mezzojuso, e per l’Expo sono state beccate più società a rischio mafia, che in mezzo secolo sulla Salerno-Reggio Calabria). La debolezza delle carotidi (?) deve aver indotto il nostro eroe dello schermo ad alzo rasoterra, a non immergersi nelle porcate e nelle ruberie del Mose, della Tav, delle autostrade appena fatte e ancora in fattura che cadono a pezzi a latitudini più alte della Terronia. A proposito di “rimborsopoli”: immaginate cosa avrebbe dovuto strillare Giletti a Edoardo Rixi, già capogruppo della Lega alla Regione Liguria, condannato a 3 anni e 5 mesi per le “spese pazze”, quando (nonostante il processo) fu nominato vice-ministro del governo giallo-verde. E cosa ad Armando Siri, fatto sottosegretario nonostante la condanna per bancarotta fraudolenta, poi costretto alle dimissioni perché implicato nell’indagine sui rapporti di un ex deputato di Forza Italia in affari con il prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro”.

E ci fermiamo qui per carità di patria!

Foto tratta da Unione Sarda

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