L’Alto Adige tutela e sostiene i piccoli negozi: e la Sicilia che fa?

9 gennaio 2020

Ci sono realtà dove la Grande distribuzione organizzata ‘colonizza’ il territorio per propinare ai cittadini prodotti – a cominciare dai cibi – che nulla hanno a che vedere con la tradizione di una Regione. La Sicilia-colonia è una di queste. In Trentino Alto Adige, invece, si sostengono i piccoli negozi artigianali. Due modi diversi di concepire e vivere l’Autonomia speciale 

In Sicilia i piccoli negozi artigianali chiudono uno dopo l’altro, grazie soprattutto alla Grande distribuzione organizzata che, in modo scomposto, porta avanti la colonizzazione della nostra Isola anche sul fronte commerciale. Provando a imporre ai siciliani prodotti – e in particolare cibi – che nulla hanno a che vedere con la Sicilia. Le cose non vanno così in un’altra Regione a Statuto autonomo, il Trentino Alto Adige, dove invece i piccoli commercianti vengono aiutati.

La notizia la leggiamo in un articolo di di greenMe:

“In Alto Adige, soprattutto nelle zone periferiche, la sopravvivenza dei piccoli negozi di paese è a rischio. Per questo la Giunta provinciale di Bolzano ha approvato dei criteri per i contributi relativi al biennio 2020-2021 rivolti alla tutela di queste attività. L’obiettivo è quello di favorire il commercio interno ai paesini, sia tutelando i negozi già presenti sia incentivando l’apertura di nuovi esercizi. Il commercio di vicinato rappresenta un vantaggio non solo per i commercianti locali, ma anche per i residenti, che non si trovano costretti a dover percorrere lunghe distanze per avere accesso ai prodotti necessari nella quotidianità”.

Per la cronaca, in Alto Adige ci sono le Province autonome di Trento e di Bolzano, che operano con ampie competenze amministrative.

Pur con le dovute differenze fra Trentino e Sicilia – due Regioni accomunate dall’Autonomia speciale – l’iniziativa ci sembra interessante e potrebbe anche essere adottata anche nella nostra Isola. Se in Trentino si aiutano i piccoli negozi artigianali – che rappresentano non soltanto economia, ma anche cultura e tradizioni – perché non farlo anche in Sicilia?

“Stando al provvedimento – leggiamo sempre nell’articolo – la Ripartizione economia può assegnare contributi fino a 15.000 euro per l’apertura di esercizi di vicinato nelle località che ne sono prive. Per ‘esercizi di vicinato’ si intendono negozi che lavorano in paesi con almeno 150 abitanti e che vendono generi alimentari di prima necessità al dettaglio”.

Il passaggio successivo dell’articolo ci sembra ancora più interessante:

“Per garantire la sopravvivenza dei negozi di paese già presenti sul territorio, la Provincia mette a disposizione incentivi che vanno dai 9000 agli 11.000 euro. Le attività che possono usufruire di questo contributo devono svolgere uno dei seguenti servizi: vendita di prodotti locali, consegna a domicilio, vendita di giornali o servizio postale.

Inoltre tra i requisiti figurano:

volume di affari medio annuo dichiarato ai fini IVA, negli ultimi tre anni, non superiore a 400.000 euro;
massimo tre addetti a tempo pieno non considerando tra questi il coniuge ed i parenti del titolare entro il secondo grado in linea retta;
superficie di vendita fino a 150 m²;
orario giornaliero di apertura superiore a tre ore per sei giorni la settimana”.

Ci chiediamo e chiediamo: quanti piccoli esercizi commerciali presenti in Sicilia presentano questi requisiti? Perché non sostenerli, visto che in buona parte sono legati al territorio?

In Trentino Alto Adige l’Autonomia funziona. 

La Sicilia, come già ricordato, è una Regione autonoma come il Trentino: perché non intervenire in favore dell’economia siciliana? O dobbiamo seguire l’esempio di Palermo, che ha lasciato morire il mercato storico della Vucciria?

QUI L’ARTICOLO DI greenMe

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Il classico esempio del “ridicolo italiano”: l’annessione dell’Alto Adige di casa Savoia

Foto tratta da Meteo Alto Adige – Provincia autonoma di Bolzano

 

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