Il TAR Sicilia blocca i 260 milioni di euro per i giovani agricoltori: una disgrazia o una recita?

5 dicembre 2019

Difficile, se non impossibile, capire i ‘giochi’ che stanno dietro un bando bloccato dai giudici del TAR Sicilia. Quello che possiamo dire è che non è la prima volta. A noi, tra le altre cose, questo tipo di intervento – fondi ai giovani agricoltori – non ci convince affatto. Detto questo, negli uffici del dipartimento Agricoltura della Regione hanno fatto un papocchio: Che si aggiunge al papocchio legato alla restituzione dei fondi erogati, sempre ai giovani, negli anni passati…  

Un gran casino. Non ci sono altre parole per sintetizzare quello che è successo negli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura della Sicilia. Un gran casino che riguarda un aspetto del mondo agricolo dell’Isola che, di per sé, è sempre stato un punto interrogativo: i fondi europei destinati ai giovani agricoltori o – come diremo appresso – a quelli che dovrebbero essere tali. La notizia che il TAR Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) ha bloccato 260 milioni di euro fa il paio con la barca di soldi che, sulla carta, molto giovani agricoltori siciliani dovrebbero restituire…

La vicenda è complicata. Noi, da quando siamo in rete, abbiamo sempre criticato la montagna di soldi che i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) stanziano per i giovani agricoltori. Per un motivo semplice: perché agricoltori non ci si inventa. Al massimo, i figli di imprenditori agricoli possono provare a percorrere la strada di famiglia: è sicuramente, questa, una garanzia in più per la pubblica amministrazione che tira fuori i soldi.

Ma non ci convince chi – magari sponsorizzato dal politico di turno – si improvvisa giovane agricoltore, acchiappa il finanziamento e poi non sa nemmeno come organizzare i fattori della produzione, o perché ha fatto male i conti, o perché l’agricoltura non è cosa sua!

Il nostro non è un giudizio tranciante ed esagerato: con questo PSR – il PSR 2014-2020 – è in corso la restituzione di somme da parte di giovani agricoltori che, evidentemente, debbono avere sbagliato qualcosa.

E in questo scenario che si inserisce la vicenda del TAR Sicilia che ha bloccato la graduatoria ‘rivisitata’ dei fondi appostati nella misura 6.1 e in altre misure.

Cos’è successo? Quello che succede sempre più spesso con i bandi del PSR, che si prestano a varie interpretazioni e che, alla fine, finiscono sui tavoli dei giudici amministrativi. E’ successo che è stata fatta una prima graduatoria entro il 31 Luglio di quest’anno. Chi è rimasto fuori ha subito ‘armato una turilla’ e la vicenda è finita sui tavoli dell’Autorità di gestione del PSR, del quale il dirigente generale del dipartimento Agricoltura, Dario Cartabellotta, è espressione massima.

Tutto questo succedeva quando Cartabellotta tornava al vertice del dipartimento Agricoltura. Insomma, mettiamola così: Cartabellotta ha trovato una ‘minestra impiattata’ dai suoi predecessori: minestra un po’ indigesta o altro ancora?

Cartabellotta ha provato a trovare una scappatoia: ha dato un mese di tempo ai ricorrenti, inaugurando una nuova procedura. Sulla quale si sono gettati a pesce quasi mille giovani agricoltori.

Risultato: elenco stravolto! Molti di coloro i quali erano in testa nella prima graduatoria sono finiti in coda. Ovviamente questi ultimi non hanno accettato il responso e si sono rivolti al TAR: che gli ha dato ragione.

Secondo i giudici amministrativi, le verifiche sulla seconda graduatoria sarebbero state carenti. E gli uffici del dipartimento Agricoltura avrebbero fatto tutto in frett’e furia per evitare il cosiddetto “disimpegno”: ovvero i fondi europei non spesi che tornano a Bruxelles.

Prima tesi. Qualche maligno potrebbe obiettare che tutto potrebbe essere stato fatto in ‘zona Cesarini’ (che in gergo calcistico significa nelle ultime fasi della partita) per mettere le ‘autorità’ davanti al fatto compiuto. Della serie: attenti, perché se bloccate ‘sta graduatoria si perdono i soldi!

C’è da crederci? A pensare male, si sa, si fa peccato… Noi comunque siamo per la buona fede.

Detto questo, la ‘frittata’ – o il casino, come lo chiamiamo noi con una parola che a nostro sommesso avviso è molto più aderente alla realtà – ora è realtà. Eh già, perché l’assessorato all’Agricoltura, infatti, sulla base alla seconda graduatoria, aveva iniziato ad effettuare i pagamenti con le cosiddette anticipazioni.

E adesso? L’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera – che in realtà, secondo la legge Bassanini in questo passaggio amministrativo non ci azzecca proprio nulla – annuncia ricorso al CGA, il Consiglio di Giustizia Amministrativa, in Sicilia organo di appello del TAR. Ci sarà il tempo, visto che la ‘partita’ si conclude il prossimo 31 Dicembre?

L’altra ipotesi è il ritorno alla prima graduatoria: quella che l’Autorità di gestione aveva stravolto.

Seconda tesi. Però siccome quelli che pensano male non mancano mai, ecco che arriva il malpensante: il malpensante, non certo noi, che restiamo ancorati alla buona fede, e dice: e se questi hanno organizzato tutta ‘sta pupiata – l’accoglimento dei ricorsi da parte dell’Autorità di gestione, la nuova procedura e la messa a punto della nuova graduatoria – sapendo in anticipo che sarebbe finita com’è finita?

Certo, ci vuole una mente meta-siciliana per pensare ‘ste cose: qui siamo oltre Luigi Pirandello.

Però, volendo, siamo nel pieno di un racconto di Friedrich Dürrenmatt, il grande scrittore svizzero ossessionato dalla verità e dalla giustizia che, a furia di inseguire verità e giustizia, elaborava due, tre quattro ipotesi, tutte perfettamente in piedi: non arrivando, però, a scoprire la verità e ad individuare la giustizia, lasciando i lettori in preda all’enigma…

Terza tesi. Negli uffici del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana combinano spesso grandi casini, a prescindere dalla teleologia: è una tesi che non ci sentiamo di escludere. Anzi.

P.s.

Cosa pensiamo noi di questa storia? Che i fondi pubblici per i giovani agricoltori andrebbero aboliti. Assegnando queste risorse alle aziende agricole siciliane in difficoltà, magari per abbattere il costo del lavoro, provando a lottare concretamente contro il caporalato: aiutando, contemporaneamente, le aziende  agricole e i lavoratori giornalieri. 

 

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