Il Parlamento siciliano? Chieda il ‘permesso’ a Roma prima di approvare una legge!

4 dicembre 2019

Nella passata legislatura il PD e l’ex presidente Rosario Crocetta hanno smantellato l’Autonomia finanziaria della Regione. Ieri, con la visita in Sicilia del Ministro, Francesco Boccia, sono state gettate le basi per eliminare completamente l’Autonomia legislativa del Parlamento della nostra Isola. Complimenti ‘vivissimi’ al presidente Musumeci e all’assessore Armao. Aggiornamento: la replica di Musumeci 

Che brutta fine che ha fatto l’Autonomia siciliana! Sì, una pessima fine. E sembra ci siano ancora margini per peggiorare la situazione…

Un’esagerazione? Non esattamente. Noi non abbiamo partecipato, ieri, alla ‘kermesse’ organizzata dal Governo regionale di Nello Musumeci in occasione della visita in Sicilia – per la precisione a palermo, nei saloni di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza del Governo siciliano – del Ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, PD, quello che ha messo a punto il regalo dell’Autonomia differenziata per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna senza Lep, cioè senza aver prima calcolato i Livelli essenziali delle prestazioni.

Detto in soldoni, queste tre Regioni – cioè  Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna – si terranno tutte le imposte e le tasse pagare dai rispettivi cittadini, secondo quanto previsto dal Federalismo fiscale, senza aver prima calcolato i bisogni delle Regioni del Sud in alcuni settori essenziali: scuola pubblica, sanità pubblica, viabilità e via continuando.

I Lep – ovvero la perequazione fiscale e infrastrutturale previsti dalla legge sul Federalismo fiscale del 2009, mai calcolati in tutti questi anni – verranno calcolati, per chi ci crede, in un anno!

Ma il tema, oggi, non è la presa in giro che, ancora una volta, costerà carissima alle Regioni del Sud (con l’Autonomia differenziata, conti alla mano, le Regioni del Nord scipperanno alle Regioni del Sud poco più di 60 miliardi di euro all’anno): il tema di oggi è l’autonomia della Sicilia, Regione che, sulla carta, gode di un’Autonomia speciale dal 1947.

L’Autonomia finanziaria la Regione siciliana, di fatto, non ce l’ha più. L’articolo 38 dello Statuto non viene applicato da anni: la Regione siciliana dovrebbe ricevere dallo Stato una barca di soldi che non rivedrà mai.

L’articolo 37 dello Statuto non è mai stato applicato (a parte il caso – che abbiamo segnalato – di UniCredit: ma è un caso unico). In base all’articolo 37 dello Statuto siciliano le imprese non siciliane, ma con stabilimenti in Sicilia dovrebbero versare alla Regione le imposte: questa parte dello Statuto, se applicata, risolverebbe i problemi della Sicilia.

Non parliamo dell’articolo 36 dello Statuto, che i passati Governi nazionale e siciliano hanno stravolto nella passata legislatura per ‘saccheggiare’ le risorse della Regione siciliana. E di questo i siciliani ‘distratti’ debbono ringraziare il PD e i partiti di centrosinistra.

Rimaneva l’autonomia legislativa. Ma a distruggere quel poco che restava dell’autonomia legislativa della Regione siciliana ha pensato il solito centrosinistra a ‘trazione’ PD con la ‘sponda’ della Corte Costituzionale. Insieme, qualche anno fa, PD e Consulta hanno sostanzialmente eliminato l’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana, che era una sorta di ‘filtro’ tra Regione e Stato.

Prima dell’ultimo ‘filtro’ c’era l’Alta Corte per la Sicilia – magistratura paritetica tra Stato e Regione siciliana istituita nel 1946 con lo Statuto – eliminata nel 1957 dalla Corte Costituzionale con una sentenza molto discutibile che ha sostanzialmente ridotto del 90% la potestà legislativa della Sicilia.

Eliminato il Commissario dello Stato, il controllo delle leggi approvate dal Parlamento siciliano spetta direttamente al Governo nazionale che impugna tutto quello che vuole! Di fatto, la Regione siciliana è controllata dal Governo romano.

Vero è che la Regione può opporsi all’impugnativa: ma in attesa del pronunciamento della Consulta la legge viene bloccata, soprattutto se ha effetti economici.

Ebbene, ieri – stando a quello che leggiamo su LiveSicilia – sono state gettate le basi per trasformare quello che resta dell’autonomia legislativa della Regione siciliana in nulla mescolato con il niente.

Riportiamo testualmente la dichiarazione del Ministro Boccia:

“C’è un impegno comune a dimezzare il tasso di controversia fra lo Stato e le Regioni davanti alla Consulta. Oggi il 10 per cento delle leggi approvate dalla Regioni viene impugnato (in realtà, per la Sicilia la percentuale è maggiore ndr). Negli ultimi cinque anni la Regione siciliana ha esagerato un po’. Dato che le controversie fanno perdere tempo e costano, l’impegno è quello di parlarci prima. Se gli uffici di vedono un po’ prima sono certo che riusciamo a rispettare la Costituzione. Tutto ciò mantenendo alto il rispetto dell’autonomia decisionale dell’Assemblea regionale siciliana”.

In che cosa avrebbe “esagerato” la Regione siciliana? Nell’approvare le leggi autonomamente? E quale sarebbe la soluzione prospettata dal Ministro Boccia? Che i rappresentanti del Parlamento siciliano si rechino a Roma per chiedere il ‘permesso’ prima di approvare una legge? E l’Autonomia siciliana dov’è finita?

E questo è il Ministro Boccia. E l’attuale Governo regionale che gli va dietro!

I nostri complimenti ‘vivissimi’ al presidente della Regione, Nello Musumeci, e al suo vice, Gaetano Armao. Due ‘grandi autonomisti’, non c’è che dire…

Foto tratta da La Sicilia 

AIIORNAMENTO:

Leggiamo su ilSicilia.it una replica al Ministro Boccia del presidente Musumeci:

“Noi non avremmo nessun interesse a ricorrere alla Corte Costituzionale se venissero rispettati i principi sacrosanti dell’Autonomia“.

Musumeci parla anche di come la legge di riforma delle Province che porta il nome dell’ex Ministro Graziano Delrio:

C’è una norma dello Statuto che prevede che gli enti locali debbano essere organizzati dal governo regionale. Invece la legge Delrio ha decapitato le Province, ha tolto il diritto ai cittadini di partecipare all’elezione del Presidente e del consiglio. E questo è un colpo alla democrazia oltre che al territorio”.

Il presidente Musumeci ‘dimentica’ un piccolo particolare: che la legge nazionale Delrio è stata recepita dal Parlamento siciliano che si è ‘genuflesso’ a una legge nazionale fallimentare sotto tutti i punti di vista.

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