Rapporto SVIMEZ 2019: il Sud va indietro. C’erano dubbi? Intanto Report parla del Sud

4 novembre 2019

Nel giorno in cui la SVIMEZ – come ogni anno ormai da anni – ci ricorda che lo Stato italiano ha abbandonato il Sud, la trasmissione della RAI ‘Report’ si prepara a parlare del Sud. Lo farà stasera ospitando il giornalista economico Marco Esposito, l’autore di ‘Zero al Sud’

Il caso ha creato una particolare coincidenza: nel giorno in cui la SVIMEZ racconta il solito abbandono del Sud da parte dello Stato italiano con il suo Rapporto, Marco Esposito, giornalista, meridionalista, autore di Zero a Sud, per la prima volta sarà ospite (appuntamento questa sera alle 21 e 30) a Report, la nota trasmissione d’inchiesta della RAI. Così nel giorno in cui la SVIMEZ (l’Associazione per lo Sviluppo nel Mezzogiorno) ci ricorda – come fa ogni anno – che il divario economico tra Nord e Sud aumenta, Report ospiterà un giornalista economico, in prima fila nelle battaglia meridionaliste, che racconterà come il Sud è stato derubato e continua ad essere derubato grazie al trucco della spesa storica e a un federalismo fiscale a senso unico che penalizza il Mezzogiorno.

In attesa di immergerci nell’inchiesta di Report, ecco alcuni dei ‘numeri’ del Rapporto SVIMEZ 2019.

CRESCE IL DIVARIO NORD-SUD – Il divario economico tra Nord e Sud, tanto per cambiare, si allarga. Aumenta il gap occupazionale, che negli ultimi dieci anni è passato dal 19,6% al 21,6%. Traduzione: i posti di lavoro che dovrebbero essere creati al Sud per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni!

La notizia vera è che al Sud non cresce l’occupazione. Se nel Centro Nord nei primi sei mesi di quest’anno sono stati creati circa 137 mila nuovi posti di lavoro, nel Sud, al contrario, ci sono 27 mila posti di lavoro in meno.

In compenso, al Sud, crescono i posti di lavoro precari. Che invece si riducono nel Centro Nord.

Al Sud cresce il lavoro part-time (+1,2%), in particolare quello involontario che sfiora l’80% a fronte del 58% nel Centro-Nord.

E’ importante sottolineare che in assenza di intervento ordinario dello Stato, con i fondi europei che si sostituiscono agli investimenti dello stesso Stato, l’epilogo non può che essere questo.

La SVIMEZ definisce “utile il Reddito di cittadinanza”, ma aggiunge che “la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”.

E ancora:

REDDITO DI CITTADINANZA: EFFETTO BOOMERANG – “Peraltro l’impatto del Reddito sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.

E’ la tesi che ha espresso nei giorni scorsi Cosimo Gioia in riferimento al lavoro in agricoltura:

“Il Reddito di cittadinanza ha spiazzato tutti i bilanci e, per di più, ha fatto un danno enorme al settore agricolo. Non si trova più un operaio anche a pagarlo a peso d’oro. Hanno tutti paura di perdere l’agevolazione e sono tutti nei bar ad aspettare che i ‘Navigator’, ammesso che entrino in funzione, li chiamino”. 

Un passaggio della relazione è dedicato alla ‘fuga’ dei giovani dal Sud.

LA FUGA DEI GIOVANI DAL SUD – Dal 2000 ad oggi 2 milioni e 15 mila residenti hanno lasciato il Sud. Quasi un quinto dei giovani andati via sono laureati.

Poi c’è il pendolarismo di lungo periodo, che lo scorso anno ha interessato circa 236 mila persone. Circa 57 mila si muovono sempre all’interno del Mezzogiorno, mentre 179 mila vanno e vengono dal Centro-Nord e dall’estero.

C’è un passaggio che la relazione SVIMEZ non può descrivere perché è una ‘prerogativa’ negativa della Sicilia: i biglietti aerei ‘salati’. E’ una vicenda vergognosa della quale ci siamo occupati più volte: i lavoratori pendolari – ma anche i ragazzi che studiano fuori dalla Sicilia – se non prenotano il biglietto con largo anticipo per arrivare in Sicilia da Milano, da Roma o da dove capita – pagano, in media, 500 euro!

GIU’ LE NASCITE – In Italia, lo scorso anno, sono diminuite le nascite. Nel Sud i nati sono stati circa 157 mila, 6 mila in meno rispetto al 2017. La novità, si legge nel Rapporto, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”. Anche in questo cas tale epilogo inevitabile: se non c’è lavoro, se il lavoro è precario e se si vive alla giornata come si fa a programmare la nascita dei figli?

PREVISIONI – Senza un’inversione di tendenza, si legge nel Rapporto, “nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”.

Tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”. Per la SVIMEZ, “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”.

Alla luce dei provvedimenti adottati dal Governo delle tasse di Giuseppe Conte e compagni bella le previsioni sull’andamento del Prodotto Interno Lordo sono più che ottimistiche: la SVIMEZ stima un +0,9% nel 2018, +0,2% nel 2019 e +0,6% nel 2020. Il Centro-Nord sarebbe a un +0,9% nel 2018, a un +0,3% nel 2019 e a un +0,7% nel 2020.

Sono ‘numeri’ irrisori che non tengono peraltro conto dei 12 miliardi di euro di nuove tasse (che potrebbero essere anche di più) che il Governo Conte bis sta rifilando agli italiani.

E al Sud? Anche in questo caso le stime sono troppo ottimistiche: nel 2018 l’aumento del Pil sarebbe del +0,6%, diventerebbe negativo (-0,2% )nel 2019 e risalirebbe a +0,2% nel 2020.

 

In un articolo pubblicato da TRM Network si ricorda che da “anni la SVIMEZ ha proposto l’introduzione anche nel nostro Paese di una politica universale di contrasto al disagio e all’esclusione sociale, per questo va accolta con favore la scelta del Primo Governo Conte di porre al centro della manovra di bilancio 2019 una misura di contrasto alla povertà, il Reddito di Cittadinanza”. Anche se la Svimez sottolinea “che la povertà non si combatte solo con un contributo monetario e che identificare la misura come una politica per il Mezzogiorno è scorretto perché si basa sulla dannosa semplificazione che vorrebbe dividere il Paese nei due blocchi contrapposti e indipendenti di un Nord-produttivo e un Sud-assistito. Il Reddito di cittadinanza, si sostiene, ‘è una misura ‘nazionale’ di contrasto alla povertà, le politiche per il Mezzogiorno, soprattutto dopo la crisi, dovrebbero passare attraverso una ridefinizione delle politiche di welfare e sul tema dei ‘diritti di cittadinanza’”.

GREEN NEW DEAL – “Puntare sul Sud come piattaforma verde del Paese – leggiamo ancora su TRM NETWORK -. La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale’. Il direttore Luca Bianchi invita a vedere nel ‘Green New Deal un’opportunità di rinascita economica del Mezzogiorno’, che può fare da ‘piattaforma green del Paese'”.

la SVIMEZ sottolinea “l’urgenza di rendere cogente la clausola del 34% degli investimenti ordinari al Sud”, se è vero che “nel 2018 mancano nel Mezzogiorno circa 3,5 miliardi di investimenti”.

Secondo l’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno “l’applicazione della clausola del 34% determinerebbe un’accelerazione della crescita del Pil meridionale dello 0,8%, riportandolo ai livelli di crescita del Centro-Nord”.

QUI L’ARTICOLO DI TRM NETWORK

Foto tratta da studio pagnotta & partner

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