Una proposta ai produttori di grano duro del Sud e della Sicilia: fissate il prezzo a 40 euro a quintale e…/ MATTINALE 441

30 ottobre 2019

La nostra potrà sembrare una proposta folle. Ma ricordatevi che il prossimo anno ci sarà una riduzione della produzione mondiale di grano duro. E che tantissimi consumatori in Italia e nel mondo non vogliono più mangiare la pasta con il glifosato e con le micotossine. Provate a mettervi tutti insieme. E il prezzo fatelo voi, senza cedere ai contratti di filiera. Le industrie, che oggi sono in una fase di debolezza, si dovranno adeguare 

di Economicus

Il direttore dei I Nuovi Vespri mi ha incaricato di formulare una proposta operativa per il grano duro del Sud Italia. Lo faccio con piacere.

Cominciamo con una constatazione. In tanti, adesso, vogliono il grano duro del Sud Italia. Qualche giorno fa Margherita Tomasello, che è stata tra le protagoniste degli ultimi anni del pastificio Tomasello di Casteldaccia, chiuso nel 2014, imprenditrice che conosce molto bene il mondo del grano duro della Sicilia e il mondo della pasta, commentando un articolo nel quale si dice che “la Sicilia conquista la fiducia della Barilla”, ha scritto il seguente post su Facebook:

“Quando leggo queste dichiarazioni sorrido considerando che abbiamo prodotto per Barilla per più di 20 anni e che usavamo solo grano siciliano… Cosa non si fa per uscire nei giornali…”.

Oggi il grano duro siciliano e, in generale, il grano duro del Mezzogiorno d’Italia sta tornando di moda. Perché? In parte perché, come ha scritto bene più volte Mario Pagliaro, il prossimo anno si profila un calo della produzione mondiale di questo cereale: ciò significa che il grano duro del Sud Italia acquisterà valore.

Da qui il ritorno delle industrie nel Mezzogiorno. Queste ultime vorrebbero accaparrarsi il grano duro del Sud Italia bloccando il prezzo adesso con i soliti contratti di filiera, che sono sempre sfavorevoli agli agricoltori.

Facciamo un esempio semplice. Un agricoltore siciliano o meridionale blocca oggi la vendita del suo grano a un’industria a 27 euro al quintale. Se a giugno del prossimo anno il prezzo del grano duro sarà superiore ci rimarrà fregato!

Qualcuno potrebbe obiettare: e se il prossimo anno il prezzo del grano duro del Sud Italia si fermerà a 18-20 euro al quintale come avvenuto in questi ultimi anni? La possibilità c’è, però c’è un però grande quanto una casa. Proviamo a illustrare questo “però”.

Abbiamo già sottolineato che il grano duro del Sud Italia sta tornando di moda perché, per il prossimo anno, si profila una riduzione della produzione mondiale di questo cereale.

Però – e qui arriva il nostro però – c’è una seconda motivazione che sta spingendo le industrie della pasta a cercare il grano duro italiano e, quindi, anche il grano duro del Sud.

La motivazione è che i consumatori, oggi, vogliono garanzie: non vogliono più portare sulle proprie tavole pasta prodotta con grano duro che contiene contaminanti, con particolare riferimento al glifosato e alle micotossine DON. E il grano duro che non contiene né glifosato, né micotossine, per definizione, è il grano duro prodotto nel Mezzogiorno d’Italia.

Come potete notare, oggi è l’industria della pasta che ha bisogno del grano duro del Sud Italia e non viceversa. E allora? E allora noi diamo un consiglio a tutti gli agricoltori del Sud Italia che producono grano duro: il prezzo fissatelo voi, non fatevelo imporre dalle industrie, magari con il ‘cappio’ dei contratti di filiera.

L’ideale sarebbe una grande alleanza tra tutti i produttori di grano duro del Sud: ma, da meridionale, so che questo è difficile. Però siccome – lo ribadiamo – sono gli industriali della pasta che sono venuti a Canossa, il prezzo, cari produttori di grano duro del Sud Italia, fissatelo voi.

Intanto non cadete nei tranelli dei contratti di filiera. Fate un accordo non scritto tra tutti voi produttori di grano duro del Sud Italia. Stabilite, ora, che le industrie devono pagare il grano duro del Sud Italia al prezzo del Desert Durum, il grano duro prodotto in Arizona e in California. 

Il Desert Durum non scende mai sotto i 40 dollari al quintale? Bene: per l’annata del grano duro 2020 fissate il prezzo del grano duro del Sud Italia a 40 euro al quintale, mandando al diavolo i contratti di filiera.

Ecco: immaginate di avere già costituito un Marchio del grano duro del Sud Italia. E dite agli industriali: il prezzo è questo, prendere o lasciare. Ma dovete farlo tutti insieme!

Gli industriali diranno no? Bene. Si divertano a fare la pasta con il grano duro dell’Emilia Romagna e con il grano duro estero. Sarà vostra cura informare i cittadini italiani che la pasta industriale a partire dalla produzione 2020 non è fatta con il grano duro italiano! Oggi la rete vi consente di parlare direttamente con i consumatori, saltando giornali e televisioni. Usate bene la rete e vincerete.

Vediamo cosa succederà quando non soltanto i consumatori italiani, ma i consumatori europei e mondiali di pasta sapranno che la pasta industriale italiana non è fatta con il grano duro del Sud Italia.

Si tratta di condurre una battaglia culturale e politica contro chi, fino ad oggi, ha impoverito il mondo del grano duro del Mezzogiorno. Perciò vi invitiamo, fin da ora, a boicottare i contratti di filiera: chi ve li propone non fa i vostri interessi, ma vuole solo continuare a sfruttarvi! 

Cari agricoltori del Sud Italia: alzate la testa! Lo sappiamo che la scommessa è difficile e ardita e che la tentazione di acchiappare gli aumenti striminziti dei prezzi è forte: ma ricordatevi che la strada dei “pochi, maledetti e subito” somiglia tanto alla strada dell’inferno, notoriamente lastricata di buone intenzioni…

Foto tratta da Sputnik Italia 

 

 

 

 

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