Lo sapevate che in Germania utilizzano ancora a piene mani il Marco tedesco?

1 ottobre 2019

I tedeschi, oltre ad essere i padroni dell’Europa ‘unita’ (o quasi) sono anche bravi (o, forse, sono i padroni dell’Europa perché sono bravi: fate voi). Quando debbono esportare usano la moneta unica europea che li agevola. Per certi consumi interni utilizzano ancora il vecchio Marco tedesco, per il quale non è mai stato abolito,di fatto, il corso legale. Mentre in Italia non possiamo nemmeno ricorrere ai minibot…  

Il ritorno alla Lira? In Italia non se ne deve nemmeno parlare! Poi, però, scopriamo che la Germania non ha mai veramente abbandonato il Marco tedesco. Un articolo di Money.it racconta una verità della quale si parla poco.

“La Germania – leggiamo su Money.it – è passata ufficialmente all’Euro il 1° gennaio 2002 e il Marco tedesco ha cessato immediatamente di avere corso legale, proprio come accaduto in Italia e alla Lira. Tuttavia, a differenza dell’Italia e di altri Paesi che usano l’Euro, la Germania non ha mai fissato un termine ultimo entro il quale i cittadini avrebbero dovuto cambiare i propri Marchi con la moneta unica. Tale termine, in Italia, è scaduto nel dicembre 2011″.

Insomma: l’Italia ha eliminato completamente la Lira, mentre in Germania si paga ancora oggi anche con il Marco!

“I cittadini e le imprese tedesche – leggiamo sempre su Money.it – possono ancora cambiare le proprie banconote e monete del vecchio conio presso le banche governative ad un tasso di 1,96 marchi per Euro – un cambio a favore della valuta tedesca, dunque conveniente per i commercianti.La stessa scelta della Germania, quella di non far mai scadere la possibilità di cambio delle vecchie valute nazionali in Euro, è stata adottata da: Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Austria, Slovenia, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania”.

Nell’articolo si spiega il perché i tedeschi amano ancora il Marco: e sono, grosso modo, le stesse ragioni per le quali tanti italiani amavano la Lira: ragioni affettive, legate alla storia e alla cultura del proprio Paese.

“Secondo gli ultimi dati disponibili – leggiamo ancora sul Money.it – sono presenti 13,2 miliardi di marchi tedeschi, pari a 6,75 miliardi di euro, in circolazione in Germania. Il valore delle lire italiane mai cambiate in euro, secondo la Banca d’Italia, corrisponde a 1,4 miliardi di euro. La catena di abbigliamento C & A accetta una media di 150.000 marchi al mese, e il 90% delle cabine telefoniche gestite da Deutsche Telekom accettano le monete dei marchi tedeschi, note come ‘pfennigs’. Accettando i marchi, le imprese si aprono ad un flusso di denaro in entrata di cui altrimenti non potrebbero godere, dal momento che sono molti i tedeschi che desiderano spendere i propri marchi ritrovati in vecchie scatole di scarpe, tasche di cappotti e materassi”.

Il paradosso è che, oggi, molti tedeschi vorrebbero tornare al vecchio Marco. Perché paliamo di paradosso? Perché grazie all’Euro la germania si è avvantaggiata tantissimo. Basti pensare alle esportazioni della Germania verso altri Paesi dell’Eurozona, che sono aumentate proprio grazie alla moneta unica europea. Cosa che non succedeva negli anni ’90, quando il Marco si ‘apprezzava’ troppo verso altre monete europee, con conseguenze negative per le esportazioni.

Per non parlare del gioco dei tassi d’interesse che, nell’éra dell’Euro, ha consentito alle banche tedesche di guadagnare ‘vagonate’ (di fatto, la stragrande maggioranza degli interessi sul debito della Grecia sono finiti in Germania, che si è anche accaparrata tantissimi beni immobili della stessa Grecia, nel nome dell’Europa ‘unita’ e degli ingenui che credono ancora in questo grande imbroglio!).

E in Italia? Non possiamo nemmeno ricorrere ai minibot: ce lo vieta l’Europa: la stessa Europa che, invece, da alla Germania la possibilità di utilizzare una doppia moneta.

Noi del Sud e della Sicilia – su questo non ci sono dubbi – siamo la colonia italiana.

E l’Italia invece di chi è colonia?

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI MONEY.IT

POLITICANDO/ L’Europa contraria a minibot? Vuole mantenere il cappio al collo dell’economia italiana

Foto tratta da ViaggiNewes.com

 

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