La Regione siciliana? Ha finanziato e continua a finanziare lo Stato italiano!

20 settembre 2019

Nell’articolo che abbiamo pubblicato ieri sera (che trovate allegato alla fine di questo articolo), davanti agli scippi finanziari operati dal Governo nazionale, con la ‘benedizione’ della Commissione Paritetica tra Stato, abbiamo chiamato in causa i 70 deputati del Parlamento siciliano che fanno finta di nulla. In realtà ne dobbiamo escludere uno – Sergio Tancredi – che in tempi non sospetti ha inviato la lettera che pubblichiamo ai vertici del Governo e dell’Ars  

di Sergio Tancredi

E’ rassicurante per gli italiani potere fare affidamento finanziariamente sui siciliani che da tempo, è documentato , finanziano lo Stato italiano.
Infatti, la sistematica ignoranza delle disposizioni statutarie da parte del legislatore regionale – che riconoscono alle casse siciliane l’intero gettito delle imposte dirette ed indirette di competenza della Regione – unitamente alla mancata pretesa dell’ adempimento delle leggi nazionali relative ai trasferimenti dovuti alla Sicilia sia per spese correnti sia per spese in conto capitale, ha ridotto e continua a ridurre le risorse finanziarie che è dei siciliani.

I siciliani, da popolo generoso quale sono, da tempo, trasferiscono la ricchezza prodotta nell’Isola alle altre regioni d’Italia. Si tratta di un dato ampiamente documentato. Ed invero, per ultimo alle pag. 97/98 del DEFR 2017/2019 il Presidente Crocetta e l’Assessore Baccei quantificarono in 30 miliardi 538 milioni di euro l’importo dell’IRPEF di competenza della Sicilia non trasferito dallo Stato nel periodo 2003/2014.

L’Assessore Baccei a pag 39 allegato A alla delibera di Giunta n. 318 del 21/12/2015 quantificò in 20 miliardi 676 milioni il gettito spettante alla Regione siciliana ( al netto di accantonamenti e riserve erariali ), di cui 7 miliardi 878 milioni non furono riversate alla Sicilia che rilevò come accertato l’importo di soli 8 miliardi 529 milioni di euro ( comprensivo delle riserve erariali).

In questa meritoria attività di aiuto allo Stato italiano un cenno particolare merita la Commissione Paritetica che, consapevole delle difficoltà finanziarie italiane, non ha mai mancato di offrire il supporto finanziario indiretto e molto consistente della Sicilia. Nella precedente legislatura, infatti, rispetto all’intero gettito tributario spettante sulla base delle disposizioni Statutarie, la Commissione – con un accordo a saldo e stralcio con lo Stato ( non vi fu nemmeno la previsione di un ristoro per gli anni passati) – concordò che alla Sicilia spettassero per l’IRPEF i 5,61 decimi per il 2016, i 6,74 decimi per il 2017 e i 7,10per il 2018 ( un decimo di IRPEF molto prudenzialmente vale 792 milioni di euro) ; per l’IVA la Commissione concordò i 3,64 decimi dal 2017 ( un decimo di IVA molto prudenzialmente vale 550 milioni di euro).

Su questa quantificazione è bene aprire una parentesi per descrivere quanto è accaduto in Commissione Paritetica e avviare una riflessione. Infatti, dalla lettura dei verbali della Commissione salta immediatamente all’occhio come tali norme di attuazione siano state votate e ratificate addirittura con la presenza di soli 3 componenti, con il quarto in collegamento telefonico.

D’altronde, vista la scarsa importanza della questione non ci si poteva aspettare null’altro (la quantificazione di un punto percentuale d’IVA vale, approssimativamente per difetto, circa 600 milioni di euro per anno).
Verosimilmente, poiché non si hanno documenti a supporto di queste decisioni, la Commissione, conscia delle difficoltà finanziarie dello Stato italiano, avrà concordato i decimi in relazione alle possibilità finanziarie nazionali.

Premesso che non sono un giurista, personalmente ritengo tali decisioni, ratificate senza la presenza di tutti i componenti della Commissione Paritetica, giuridicamente NULLE e, pertanto, soggette ad una nuova discussione soprattutto in relazione alla quantificazione delle somme da riconoscere alla Sicilia per quel che riguarda l’IVA ed altri tributi di spettanza regionale non attribuiti, ma previsti per Statuto.

Ma la generosità dei siciliani continuò anche dopo la proficua attività di quella Commissione paritetica ed, infatti, dopo quegli accordi, la Corte dei Conti in un passo della sua relazione al Rendiconto 2017 rilevò:

“Infatti, le modifiche delle disposizioni di attuazione, non attribuiscono risorse ‘aggiuntive’ alla Regione siciliana, ma apportano solamente idonei correttivi agli effetti distorsivi – sul gettito delle entrate tributarie di spettanza regionale – recati da alcuni provvedimenti normativi che avevano spostato, nel tempo, il luogo di riscossione fuori dalla Sicilia per intere categorie di contribuenti, sottraendo, in tal modo, la relativa quota di gettito fiscale dal coacervo dei tributi devoluti. Tuttavia, l’incremento di gettito delle entrate tributarie conseguente al mutamento del sistema della loro attribuzione in ragione del ‘maturato fiscale’, non ha consentito di migliorare il risultato complessivo delle entrate correnti (titoli 1-2-3) che, globalmente, registra una flessione di un punto percentuale rispetto al 2016”.

E così dopo l’accordo sul nuovo metodo del “maturato” la Sicilia incassò di meno continuando a finanziare lo Stato italiano.

Ma anche con l’IRES la Sicilia non manca di aiutare le altre regioni italiane ed, infatti, il gettito accertato e riscosso nel 2018 è di appena 359 milioni di euro, in consistente decremento nonostante le tante attività d’impresa operanti in Sicilia ma con domicilio fiscale in altri territori.

Sempre in tema di generosità non si può fare a meno di menzionare l’utilissima attività della attuale Commissione Paritetica che ha evitato sia di affrontare la materia delle norme di attuazione in materia finanziaria e fiscale (ed infatti non ha nemmeno sottoposto allo Stato la delibera di Giunta n. 197/2018 relativa alle nuove norme di attuazione dello Statuto, atteggiamento, per il sottoscritto, abbastanza incomprensibile dato che almeno la componente regionale della Commissione dovrebbe seguire l’indirizzo politico dato dalla presidenza della Regione siciliana, tra l’altro subordinando le proprie valutazioni al tavolo tecnico Stato/Regione, ACCANTONANDO UN INDIRIZZO POLITICO che invece avrebbe dovuto essere seguito in maniera prioritaria, seguito e DIFESO) sia di riconsiderare tutti gli accordi con lo Stato della precedente legislatura, accordi che, se esaminati nei profili giuridici, economici e finanziari, potrebbero ledere gli interessi dello Stato italiano.

Coerente con questo comportamento dei rappresentanti politici regionali e dei componenti delle Commissioni Paritetiche è stata l’attività dei burocrati che rappresentano la Regione nei tavoli tecnici presso la Ragioneria Generale dello Stato; negli ultimi verbali, infatti, hanno fatto verbalizzare che l’IVA all’importazione e le accise sono di spettanza dello Stato, sottacendo che la prima è dovuta per Statuto e la seconda per legge dello Stato.

Ma in questo modo si ha la possibilità di finanziare lo Stato italiano per altri miliardi di competenza dei siciliani.

Lo Stato italiano di fronte a tanta manifesta generosità finanziaria ha, però, risposto con il riconoscimento di un paio di centinaia di milioni per le spese voluttuarie e cioè le Province, i forestali, gli investimenti e per altre bazzecole.

Spero che questa mia nota possa determinare una presa di coscienza da parte dell’Assemblea regionale tutta, alla luce dell’imminente dibattito sulla Autonoima differenziata che, dati alla mano, nella formula ipotizzata, danneggerebbe il Centro Sud ed in particolare la Regione siciliana che, paradossalmente, avrebbe dovuto, da diversi decenni, ricevere i vantaggi dall’applicazione della Nostra Autonomia Statutaria che, ricordo a me stesso  è antecedente alla stessa Costituzione Italiana e fu pensata proprio per sviluppare e compensare il minore sviluppo, proprio assegnando risorse superiori che in realtà non abbiamo MAI ottenuto e nemmeno chiesto con la forza e la determinazione che sarebbero occorse.

Spero che la Presidenza avvii un percorso che, prima che sia troppo tardi, permetta finalmente a questa Regione di avviare un percorso di sviluppo reale e concreto anche in prospettiva pluriennale e nell’ottica della leale collaborazione tra Istituzioni, ad oggi solo unilaterale e a favore dello Stato Italiano, invertendo il processo di degrado e di abbandono che attualmente, nelle forme elaborate e illogicamente ratificate, appare impossibile da realizzarsi per manifesta mancanza di risorse economiche.

Spero che questo mio appello non cada nel vuoto e che sia la scintilla per avviare una discussione troppo a lungo sopita che ci dia finalmente l’orgoglio di una azione volta al riscatto e che legittimi il ruolo che i siciliani , con fiducia, ci hanno assegnato.

 

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