L’incredibile storia della Commissione Paritetica e di IRPEF e IVA della Sicilia ‘inghiottiti’ dallo Stato!

19 settembre 2019

Non lo diciamo noi: è scritto nella relazione conclusiva della commissione speciale che ha esaminato i conti della Regione. In questa relazione – consegnata al presidente Musumeci nei primi giorni di giugno – si chiama in causa l’operato della Commissione Paritetica Stato-Regione. Come mai fatti così gravi non sono arrivati all’Ars? I deputati di Sala d’Ecole non sanno nulla? In Sicilia mancano i soldi per tutto e si regalano centinaia di milioni allo Stato?   

Ieri, nel commentare una dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che ha annunciato il ricorso a una società per conoscere l’attuale condizione finanziaria della Regione, abbiamo ricordato che, sui conti della Regione, esiste una relazione molto puntuale, che è stata redatta da una commissione di esperti nominata dal vice presidente della Regione, nonché assessore all’Economia, Gaetano Armao.

Di questa commissione, che ha completato il proprio lavoro, hanno fatto parte il dottor Giovanni Sapienza, ex Dirigente Generale Bilancio e Tesoro oggi in pensione, Revisore legale esperto in contabilità pubblica (in funzione di Presidente); la professoressa Maria Esmeralda Bucalo, Docente di Diritto costituzionale dell’Università di Palermo; il dottor Riccardo Compagnino, Dottore Commercialista, esperto in controllo di conti pubblici; e il dottor Raffaele Mazzeo, Dottore Commercialista, esperto in controllo dei conti pubblici. Tutti i componenti di questa commissione sono esterni all’attuale Amministrazione regionale.

La relazione è complessa è articolata. Noi proveremo a illustrarla, cercando di renderla comprensibile a un gran numero di lettori: cosa tutt’altro che semplice, trattandosi di fatti estremamente tecnici.

Ma anche se ‘tecnici’, sono fatti che riguardano 5 milioni di siciliani. Perché se dal Bilancio della Regione sono state cancellate somme consistenti che non avrebbero dovuto essere cancellate frettolosamente (e che, in parte, forse non avrebbero dovuto essere cancellate), il conto lo pagano – lo stanno pagando! – 5 milioni di siciliani, ai quali vengono forniti meno servizi (si pensi al servizio antincendio nelle aree verdi, o ai tagli alla sanità pubblica, per citare solo due esempi).

Ancora: se oggi lo Stato trattiene imposte che sono di pertinenza della Regione siciliana (e questo, come vedremo, succede), a pagare il conto sono i cittadini siciliani!

Ed è proprio da questo particolare molto importante che vogliamo partire. E precisamente dal disavanzo della Regione che, come si legge nella relazione, “è da collegare alle nuove norme di attuazione dello Statuto in materia finanziaria”.

A questo punto leggiamo un’accusa piuttosto grave che il presidente della regione, Musumeci – anche se con ritardo, visto che la commissione ha concluso i lavori lo sorso 3 giugno – farebbe bene a portare a conoscenza del Parlamento siciliano.

“La Commissione – leggiamo nella relazione – non ha potuto acquisire la documentazione a supporto del verbale 131/16 della Commissione Paritetica; tale documentazione sarebbe indispensabile non solo perché la Paritetica perviene a decisioni opposte rispetto a quelle previste dalla delibera di Giunta n. 286/15, ma principalmente per conoscere il criterio adottato per l’esatta quantificazione del gettito IRPEF di spettanza della Regione. Rispetto ai 10/10 dovuti per Statuto, la Regione, per l’elaborazione del bilancio di previsione 2016/2018 considerò 5,48 decimi reali; l’accordo prevedeva 5,61 decimi per il 2016, 6,74 per il 2017 e 7,10 per il 2018; un decimo, se il calcolo avviene sull’IRPEF maturata, vale all’incirca 790 milioni di euro”.

Il fatto – a nostro modesto avviso – è grave. Nella relazione si ricorda che, secondo quanto previsto dallo Statuto autonomistico siciliano, la Regione siciliana dovrebbe incassare tutta l’IRPEF di propria spettanza. Ma questo, per motivi legati alla debolezza, se non all’ascarismo dei politici siciliani, non è mai avvenuto. Lo Stato ha sempre trattenuto una quota importante dell’IRPEF che spetterebbe tutta alla Regione siciliana.

Arriviamo al punto cruciale: l’accordo tra Stato e Regione siciliana, leggiamo nella relazione, “prevedeva 5,61 decimi per il 2016, 6,74 per il 2017 e 7,10 per il 2018: un decimo, se il calcolo avviene sull’IRPEF maturata, vale all’incirca 790 milioni di euro”.

Invece, leggiamo sempre nella relazione, “per l’elaborazione del bilancio di previsione 2016/2018 (la Regione ndr) considerò 5,48 decimi reali”.

Perché la Regione siciliana ha perso una montagna di soldi, riducendo i decimi di IRPEF di propria spettanza in modo così sensibile?

La risposta che dà la commissione nella relazione è incredibile:

“La Commissione non ha potuto acquisire la documentazione a supporto del verbale 131/16 della Commissione Paritetica; tale documentazione sarebbe indispensabile non solo perché la Paritetica perviene a decisioni opposte rispetto a quelle previste dalla delibera di Giunta n. 286/15, ma principalmente per conoscere il criterio adottato per l’esatta quantificazione del gettito IRPEF di spettanza della Regione”.

Se non abbiamo capito male, alla commissione che ha esaminato i conti ella Regione siciliana sono state negate le ‘carte’ della Paritetica che spiegano il perché sono stati adottati criteri che pervengono “a decisioni opposte rispetto a quelle previste dalla delibera di Giunta n. 286/15”.

Questo il commento degli estensori della relazione sui conti della Regione:

“In assenza della conoscenza sia dei criteri adottati dalla Commissione Paritetica sia della modalità concreta di gestione ed acquisizione dei dati sul maturato rispetto al riscosso, non ci si può esprimere”.

La stesso discorso si è verificato per l’IVA che spetta alla Regione:

“Ancor più utile – leggiamo nella relazione della commissione che ha visionato i conti della Regione siciliana – sarebbe la documentazione a corredo del verbale 137/17 della Commissione Paritetica riguardante l’IVA. Anche in questo caso, appare indispensabile conoscere il criterio che ha fissato in 3,64 decimi di IVA maturata di spettanza regionale, rispetto ai 10/10 statutariamente dovuti; nel bilancio 2016/2018 la Regione contabilizzò 2,8 decimi e un decimo, se il calcolo avviene sul maturato, equivale a circa 550 milioni di euro”.

Tradotto in parole più semplici: secondo lo Statuto la regione siciliana dovrebbe incassare tutta l’IVA: ma non è mai stato così.

Anche in questo caso non si conoscono i criteri che hanno fissato in 3,64 decimi di IVA maturata la quota di spettanza regionale.

Ma nel bilancio 2016-2018 la regione ha contabilizzato non i 3,64 decimi, ma 2,8 decimi. Poiché un decimo vale 550 milioni di euro, la Regione siciliana, come per l’IRPEF, ha regalato una barca di soldi allo Stato!

Pensate un po’ che stranezza: gli ospedali pubblici siciliani sono allo sbando per mancanza si soldi: mancano i posti letto, mancano medici e infermieri nei Pronto Soccorso (e anche nei reparti); quest’anno la prevenzione degli incendi nelle aree verdi è stata organizzata malissimo perché mancano per pagare gli operai della Forestale e anche i soldi per la manutenzione dei mezzi (per la cronaca, ci sono operai della Forestale che hanno utilizzato i mezzi propri che si sono sfasciati perché no idonei a percorrere le strade di campagna: adesso dovranno ripararli a proprie spese); mancano i soldi per far funzionare enti regionali importanti; mancano i soldi per occuparsi dei beni culturali, mancano i soldi per le attività culturali, mancano i soldi ai Comuni che non possono svolgere i servizi previsti dalle legge; mancano i soldi per le Province che non possono svolgere i servizi previsti dalla legge via continuando.

E cosa fanno Governo e Assemblea regionale siciliana? Regalano una barca di soldi allo Stato!

Perché chiamiamo in causa l’Assemblea regionale? Perché è incredibile che sia agli atti una relazione dove si leggono cose così gravi e non c’è stato un deputato che si sia preso la briga si sollevare tale questione (ammesso che i deputati abbiano letto tale relazione).

Ma se i 70 deputati del Parlamento siciliano – con in testa il presidente Musumeci, che è uno di questi 70 – che cosa ci stanno a fare?

Possibile che a nessuno dei 70 parlamentari interessino i documenti della Commissione Paritetica per capire che cosa è successo?

“La Regione ha le ‘casse’ vuote, Collegato alla Finanziaria bloccato”, scrivono i giornali. Se la Regione ha le ‘casse’ vuote, perché ha regalato tutti questi soldi allo Stato?

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