Renzi: lasciando il PD lascia a ‘bagnomaria’ il Governo Conte bis, D’Alema e Bersani/ MATTINALE 402

17 settembre 2019

Ragionando in termini di fantapolitica, si potrebbe affermare che Renzi e Berlusconi da una parte e la Lega di Salvini e Giorgia Meloni dall’altra parte avrebbero già i numeri per far sciogliere le Camere, andare al voto per prendersi l’Italia con non meno del 70% dei voti! Ma noi non facciamo fantapolitica…

Nei partiti politici (che sono molto diversi dai soggetti politici padronali che vivono sulla personalizzazione della politica dei ‘capi’, tipo Forza Italia di Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo) comandano i segretari. Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, che formalmente sono fuori dal PD, hanno determinato l’elezione di Nicola Zingaretti a segretario. Mossa in chiave anti-Renzi. Il segretario nazionale fa le liste. Al prossimo passaggio elettorale Renzi non avrebbe avuto nemmeno un parlamentare! Logico che sia andato via dal PD, non prima di essersi sistemato con i suoi nel Governo.

Dubitiamo che il ‘genio’ del Movimento 5 Stelle, il citato Grillo, abbia un accordo con Renzi (sarebbe una mossa machiavellica, forse un po’ troppo al di sopra del ‘capo’ del Movimento 5 Stelle). E’ molto più probabile che Grillo abbia siglato un accordo ‘fusione’ o di ‘incorporazione’ del suo Movimento nel PD di Zingaretti (che alla fine, tanto per cambiare, non è altro che il PD di D’Alema).

Tutto si può dire di Renzi, tranne che sia un politico stupido. Dentro il PD, senza il controllo della segreteria, era già politicamente morto. Noi non possiamo nemmeno immaginare quali pressioni, in questo momento – non soltanto dentro il PD, ma anche da parte di qualche ‘alta autorità istituzionale’ – siano state messe in campo per bloccare la scissione di Renzi.

Qualcuno dice che Renzi avrebbe fallito perché avrebbe portato via ‘appena’ 20 deputati della Camera e 10 senatori. Ora, a parte che questi ‘numeri’ sono quelli che servono per dare vita a un nuovo gruppo parlamentare, a noi sembra prematuro affermare che si tratta di una mini-scissione.

Per due motivi semplici: in primo luogo perché, in questa fase, Renzi ha parzialmente scoperto le ‘carte’ che ha in mano; e poi perché, andando via, lo stesso Renzi diventa, anche in questa fase, l’arbitro del Governo Conte bis: non ci vuole molto a capire che al Senato 10 senatori (probabilmente destinati a crescere) faranno la differenza. 

Altro elemento: a noi sembra improbabile che Renzi si sia mosso senza aver concertato qualcosa con Berlusconi. E’, infatti, dal 2014 – anno del cosiddetto ‘Patto del Nazareno’ – che Renzi e il ‘capo’ di Forza Italia provano a mettersi d’accordo.

Fino a quando Renzi è stato dentro il PD, anche da segretario, l’accordo con Berlusconi non si è mai potuto materializzare. Ma oggi, con le mani libere, con un proprio soggetto politico, l’accordo tra Renzi e Berlusconi non dovrebbe trovare ostacoli.

Cosa vogliamo dire? Che i vari D’Alema, Bersani, Zingaretti e Grillo, in caso di ‘vuoti’ al Senato, non potranno contare sui voti di Forza Italia: e questo potrebbe rivelarsi un problema serio!

Nessuno ha la sfera magica per potere avere risposte certe sul futuro. Ma se Renzi e Berlusconi sono già d’accordo, è chiaro che da loro dipenderà la sorte del Governo Conte bis.

Renzi si è premurato di dire che, con la scissione, nel Governo Conte bis non cambierà niente. E proprio perché ha detto questo Conte, Zingaretti e Grillo dovrebbero cominciare a preoccuparsi…

Ragionando in termini di fantapolitica, si potrebbe affermare che Renzi e Berlusconi da una parte e la Lega di Salvini e Giorgia Meloni dall’altra parte avrebbero già i numeri per far sciogliere le Camere, andare al voto per prendersi l’Italia con non meno del 70% dei voti!

Ma noi non facciamo fantapolitica. Ci limitiamo a sottolineare che per l’elettorato di Renzi e di Berlusconi queste sono grandi operazioni politiche che portano consensi. I signori del renzismo e del berlusconismo non possono che risultare simpatici, e magari vincenti, ai ‘pirati’ della politica che governano l’Unione Europea dell’euro.

Molto diverso è il discorso per i pochi elettori di sinistra del PD e, soprattutto, per gli elettori del Movimento 5 Stelle.

I primi – gli elettori di sinistra del PD – dovranno prendere amaramente atto che Renzi li ha fregati: ha preso e ‘usato’ il PD per trasformarlo in una sorta di ‘teratologia’ della sinistra, facendogli ‘inghiottire’ l’attacco all’articolo 18, il Jobs Act, la ‘Buona scuola’ e l’abbandono del Sud, per citare gli elementi più importanti della stagione politica renziana.

Renzi ha trasformato il partito erede del Pci e della sinistra Dc in una formazione politica che ha rinnegato, contemporaneamente, i valori politici e culturali della sinistra e i valori politici e culturali del popolarismo sturziano. Il PD, con Renzi, tra il 2014 e il 2017, è diventato il partito della destra economica e finanziaria europea, abbracciando il liberismo economico che ancora oggi governa l’Unione Europea. 

Lasciando il PD, Renzi si porta dietro tutta la sua esperienza che, per lui, gioca in termini positivi agli occhi della UE liberista. Ma lascia ‘infognata’ quella parte del PD che ora dovrebbe cercare di recuperare a sinistra con un elettorato che lo stesso PD ha ripetutamente tradito!

Non è difficile ipotizzare che nuovi soggetti politici – Potere al Popolo, Vox (il nuovo soggetto politico socialista e populista del filosofo marxista Diego Fusaro) e il nuovo soggetto politico del Sud di Pino Aprile potrebbero erodere, ognuno per motivazioni diverse, non pochi a ciò che resta del PD.

I grillini, infine. Dovevano essere – con il 32% dei parlamentari – l’elemento centrale dell’attuale nuovo Governo. Invece sono già stati fortemente penalizzati nella ripartizione dei Ministeri.

Noi, nei giorni scorsi, abbiamo ipotizzato un accordo tra PD e Grillo per far confluire il Movimento 5 Stelle nello stesso Partito Democratico. E lo confermiamo, soprattutto dopo la scissione di Renzi.

Il problema è capire che cosa possa legare le disavventure del PD con l’elettorato del Movimento 5 Stelle che ha votato proprio contro il PD!

Nato come Movimento di base, vicino ai bisogni del popolo, di fatto i grillini – perché di questo si tratta – hanno ‘tradito’ il proprio elettorato per allearsi con la forza politica avversata dai propri elettori!

Se nell’idea originaria del Movimento 5 Stelle le istanze popolari avrebbero dovuto trovare una voce in Parlamento, nella realtà, oggi, è finita che gli attuale parlamentari stanno usando il voto di chi li ha sostenuti per tutelare le proprie poltrone in Parlamento. Siamo alla miseria della politica!

Non solo. Il ‘tradimento’ politico dei grillini non è solo un fatto di fiducia tradita e di avversari politici trasformati in raffazzonati alleati: la vera natura del ‘tradimento’ politico dei grillini nei confronti del proprio elettorato sta nelle scelte politiche che il Governo Conte bis sta già mettendo in atto: scelte che vanno contro gli interessi popolari: basti pensare all’IVA sulle patenti di guida e alla tassa  sul denaro contante.

E siamo soltanto all’inizio…

Foto tratta da Il Messaggero

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