Crisi di Governo? A noi del Sud non interessa. Occupiamoci del Partito del Meridione/ MATTINALE 380

25 agosto 2019

Alla faccia di chi cerca di sminuire la portata politica dell’incontro di ieri alla Grancia, ribadiamo che il seme gettato nell’incontro di ieri è importante. Sono state poste le basi per iniziare un lavoro che coinvolgerà tantissime realtà che oggi operano nel Mezzogiorno d’Italia in tutti i settori della società meridionale. Ora tocca a noi organizzarci nel territorio. Sotto questo profilo, a noi del Sud, di quello che faranno a Roma, non ce ne può fregare di meno 

Si metteranno d’accordo? Non si metteranno d’accordo? D’accordo con chi? Anzi tra chi? Ci potrebbe essere l’accordo tra grillini e PD: così sembra pensarla il capo del Governo uscente, Giuseppe Conte, che dice che con la Lega di Salvini ha chiuso. Ma a quanto pare, nel Movimento 5 Stelle, c’è chi non esclude un ritorno al Governo con la Lega. Alessandro Di Battista il sudamericano apre ai leghisti. E Luigi Di Maio? Un po’ di qua e un po’ di là…

Osservando, dal Sud Italia, quello che avviene in queste ore non possiamo fare a meno di pensare che l’incontro di ieri, alla Grancia, a due passi da Potenza, in Basilicata, è la via maestra da seguire per dare un futuro al Mezzogiorno d’Italia.

Cerchiamo di essere seri: che cosa abbiamo in comune, noi del Sud, con la pagliacciata politica in corso a Roma? Ma veramente, nel Sud, c’è ancora qualcuno che pensa di avere a che fare con i grillini e con il PD? Noi la Lega di Salvini nemmeno la calcoliamo: perché i leghisti, con il Sud Italia, non c’entrano proprio nulla!

Tra elezioni amministrative ed elezioni europee hanno preso quattro voti da cittadini del Sud che cercavano un’alternativa alla vecchia politica del PD e alla presa in giro dei grillini. Con la nascita del Partito del Meridione – che ieri alla Grancia ha messo le prime radici – i leghisti, come ha detto bene lo scrittore e giornalista Pino Aprile, scompariranno dal Sud.

Insomma, che c’entriamo noi del Sud con l’Italia? E cos’è, oggi, il Governo in Italia? A quanto pare un contratto. E la politica che fine ha fatto? Aristotele, i legami tra politica e morale? Basta vedere la faccia di Renzi. Sconfitto su tutta la linea, ma di nuovo in prima fila, ‘resuscitato’ da Salvini.

Già, Renzi. Battuto al referendum sulle riforme costituzionali nel dicembre del 2016. Battuto alle elezioni regionali della Sicilia nel novembre del 2017, quando faceva campagna elettorale insieme con Leoluca Orlando (il sindaco di Palermo alleato di Rifondazione comunista a Palermo che, però, a Roma, è contro il PD: la serietà innanzitutto…). Battuto alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Ma siccome è a lui che fa capo il 70% o giù di lì dei parlamentari nazionali del PD, è con lui che il Movimento 5 Stelle dovrà fare il Governo. Eh sì, i renziani ai quali i cittadini italiani hanno negato ripetutamente il consenso – e contro i quali gli italiani hanno votato i grillini – gli stessi renziani, adesso, potrebbero dare vita a un Governo con i grillini che hanno raccolto il voto di chi non voleva il PD al Governo!

Bella questa, no? Bella la legge elettorale avallata dalle ‘alte autorità’ del nostro Paese! In alternativa ci sono i leghisti di Salvini. Belli questi altri, no? Una meraviglia, soprattutto se visti dal Sud Italia.

Ecco il punto: ma a noi del Sud che cosa ce ne frega di questa crisi di Governo? Praticamente nulla.

Il PD, quando ha governato, ha massacrato il Sud.

I leghisti, in un anno e 5 mesi di Governo, non solo non hanno fatto nulla per il Sud, ma hanno anche cercato di far passare un provvedimento truffaldino – l’Autonomia differenziata, detta anche ‘Secessione dei ricchi’ – che, se fosse stato approvato, una volta entrato a regime, avrebbe tolto alle Regioni del Sud da 80 a 90 miliardi di euro all’anno: in pratica, riducendo al Sud i fondi per la scuola pubblica e per la sanità.

E i grillini? Avevano preso tanti impegni al Sud. Arrivati al Governo non ne hanno rispettato nemmeno uno! Per Beppe Grillo – che non si è affatto ritirato, ma che è ancora il ‘capo’ del Movimento – il Sud è quello che è stato ed è per Berlusconi e per il PD: un luogo dove si va solo a prendere per i fondelli gli elettori, per poi, una volta al Governo, farsi i cavoli propri.

Lo hanno fatto a Taranto, Grillo, Di Maio, Di Battista e compagni:

“Chiuderemo l’ILVA”, dicevano i grillini in campagna elettorale. Non solo non hanno chiuso l’acciaieria che ammazza la salute dei tarantini, ma il prossimo, imminente impegno del Governo che si insedierà – con il PD o con la Lega, tanto per loro è la stessa cosa, così come la stessa cosa è per il PD e per la Lega – sapete quale sarà? Consentire a chi oggi gestisce l’acciaieria di Taranto di inquinare e di non pagare i danni!

Vi sembra uno scherzo, vero? E invece c’è poco da scherzare. Chi gestisce l’ILVA di Taranto – grazie al PD e grazie al Movimento 5 Stelle – pensa di aver messo piede in un luogo dove si può fare tutto, ma senza avere camurrie, come diciamo noi in Sicilia (senza avere fastidi, insomma).

Eh sì, bisognerà consentire a chi gestisce l’ILVA di creare problemi all’ambiente senza problemi. E’ vero che è così, signor Di Maio?

E della TAP nel Salento ne vogliamo parlare?

“In pochi giorni bloccheremo tutto”, dicevano i grillini in campagna elettorale nell’inverno del 2018. Sono andati al Governo e non hanno bloccato una mazza! Però Di Battista ha chiesto scusa alla gente del Salento. Via, magari i salentini torneranno a votare per i grillini nonostante il gasdotto che avrà distrutto oliveti e spiaggia…

E dell’agricoltura meridionale ne vogliamo parlare?

Signori grillini: che fine hanno fatto i provvedimenti a sostegno degli agricoltori del Mezzogiorno d’Italia?

Che fine hanno fatto le iniziative per bloccare le navi cariche di grano duro che arrivano dall’estero, Canada in testa?

Lo sanno, i grillini, che da quando sono al Governo dell’Italia, l’importazione di grano duro canadese è aumentata di ben sette volte? Un successo, è vero signori Di Maio e Di Battista!

Signori grillini, che fine ha fatto la battaglia per restituire al Sud Italia il grano duro Senatore Cappelli ‘privatizzato’ da una società bolognese? Una società del Nord ha creato un monopolio con la più famosa varietà di grano duro del Sud, come ha denunciato il presidente di Confragricoltura Sicilia, Ettore Pottino. Una vergognosa operazione di colonizzazione. Rimasta tale anche con il Governo dei grillini (ancora aspettiamo il pronunciamento dell’Antitrust: aspettando Godot…).

E la CUN – la Commissione Unica Nazionale – che dovrebbe bloccare la speculazione al ribasso ai danni del grano duro del Sud che fine ha fatto? La legge che la istituisce, ai tempi del Governo Renzi, la hanno voluta proprio i grillini. Ma giunti al Governo gli stessi grillini si sono guardati bene dall’applicarla.

Eh già: un conto è prendere per i fondelli gli agricoltori del Sud con la ‘politica della sarda’ quando si è all’opposizione; altra e ben diversa cosa è governare: in questo secondo caso il gioco cambia e gli agricoltori del Sud vanno affossati!

Abbiamo solo citato alcuni esempi. E adesso poniamo qualche domanda ai cittadini del Sud Italia: cosa vi aspettate da un Governo grillini-PD? cosa vi aspettate da un Governo grillini-Lega?

Così il discorso torna al partito del Meridione. Che fa già paura. Fa paura alla vecchia politica. E anche a certi movimenti-ininfluenti che, nel Sud, hanno sempre fatto il gioco della vecchia politica. Sono quelli che – in parte consapevolmente, in parte inconsapevolmente – non hanno mai fatto nulla di concreto per cambiare le cose nel Sud.

Ieri c’era chi si chiedeva e chiedeva: ma 400 persone alla Grancia sono un successo? A parte che erano di più mentre noi, nel darne notizia, ci siamo teniti ‘bassi’, a parte i tanti che hanno seguito l’incontro su Facebook, a parte questo ed altro, ai dubbiosi va detto che un conto è organizzare un convegno a Bari, a Raggio Calabria o a Palermo con 400-500 baresi a Bari, 400-500 reggini a Reggio Calabra e 400-500 palermitani a Palermo, mentre altra e ben diversa cosa – come è stato fatto alla Grancia – è organizzare un convegno facendo arrivare 400-500 persone da tutte le Regioni del Sud.

A chi pone certe domande – con l’obiettivo non recondito di sminuire l’iniziativa di ieri – ricordiamo che noi, collegati via Faceboook, abbiamo intravisto quattro o cinque siciliani.

Per chi non lo sa, non esistono collegamenti aerei tra la Sicilia e Potenza. E se non ricordiamo male, nemmeno i treni brillano. Chi, dalla Sicilia, si è recato alla Grancia è partito il giorno prima (per essere lì alle dieci di mattina non avrebbe potuto fare altrimenti); supponiamo che, dopo l’incontro, avrà preso un boccone; se è ripartito subito, sarà arrivato in Sicilia a notte inoltrata.

Cosa vogliamo dire? Che chi si è recato alla Grancia – considerato che il Sud è la ‘Colonia’ d’Italia e, per definizione, con un sistema di trasporti che è quello che è (e non c’è nemmeno bisogno di commentarlo, soprattutto in Sicilia; basti vedere i treni del Sud) – lo ha fatto mettendoci il proprio tempo, il proprio denaro e affrontando non poche difficoltà logistiche.

Non solo. Molti dei partecipanti all’incontro di ieri sono rappresentanti di organizzazioni, associazioni e, in generale, esperienze che raccolgono tante realtà del Sud.

Certo, tutto è perfettibile. Ma, sinceramente, ci fanno sorridere quelli che sono rimasti a casa, in pantofole, a osservare per poi magari blaterare di separatismo e dei soliti bla bla bla tipico di un certo nullismo meridionale, terreno di coltura ideale della vecchia politica-politicante.

Ve lo possiamo dare un consiglio? Cercate anche voi di dare una mano. Di fare qualcosa di serio per il Sud. Del resto, le indicazioni emerse ieri alla Grancia sono di volontà e di libertà.

E’ chiaro a tutti che il Sud d’Italia, oggi, ha tanti volti, con peculiarità da rispettare e valorizzare. Quella emersa ieri alla Grancia, volendo utilizzare una formula usata da Giuseppe Li Rosi, di Simenza, è una sorta di ‘Biodiversità’: una ‘Biodiversità’ culturale, economica e sociale che, poi, è la forza del Sud.

Detto questo, è altrettanto chiaro che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per dare vita a un progetto comune che veda unito tutto il Sud. Nel rispetto delle diversità, certo. Ma uniti da un progetto politico che veda tutto il Mezzogiorno unito. .

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