La rivolta del Sud/ Pino Aprile: il Sud si riprenderà anche i voti dati alla Lega di Salvini/ MATTINALE 358

4 agosto 2019

Eh sì, la rivolta pacifica del Sud è partita: e adesso non ci fermerà più nessuno. Il passa parola “Compra Sud” è diventato virale. Nelle grandi e piccole città del Mezzogiorno ci si organizza per non acquistare più prodotti del Nord. A cominciare dai vini veneti, ma non soltanto i vini veneti. Pino Aprile cita Gandhi e la rivolta degli americani che si ribellarono alla prepotenza britannica gettando in mare il tè… Le novità di Bruxelles che non piacciono ai Governi italiani ‘nordisti’ 

Non è un caso se Pino Aprile, l’autore di Terroni, cita Gandhi. Perché la rivolta del Sud Italia che ormai ha preso piede tra tanti cittadini delle Regioni del Mezzogiorno è, in primo luogo, una rivolta pacifica. Nessuna manifestazione pubblica, niente marce per le strade. Solo una riflessione che, alla fine, è la risposta alla ‘Secessione dei ricchi’ proposta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

“Tutti ammirati e dalla parte di Gandhi – scrive Pino Aprile – che, per piegare l’egoismo, il razzismo e il colonialismo della Gran Bretagna, tesseva da solo i panni per coprirsi elegantemente con poco (dire vestirsi potrebbe sembrare ironico). Lo imitarono in tanti, e questo mise in crisi il monopolio inglese tessile d’importazione. Tutti dalla parte degli americani che si ribellarono alla prepotenza britannica, salirono con un inganno sulle navi che trasportavano il tè nella colonia del nuovo mondo e lo buttarono a mare. Per non dire delle palle che ci hanno fatto con l’astinenza dal fumo di sigari austriaci, da parte di eroici milanesi che riuscirono addirittura a sopravvivere a qualche decina di ore senza fumare, pur di entrare nei libri di storia (il che ci fa finalmente capire perché non trovano posto, in quei libri di storia, le centinaia di migliaia di meridionali sterminati, incarcerati, deportati: erano fumatori)”.

Eh sì, non se l’aspettavano, dalle parti del Nord – soprattutto dalle parti del Veneto, rappresentato dal segaligno presidente della Regione, Luca Zaia -che alla richiesta di tenersi il “Residuo fiscale” avanzata da veneti, lombardi ed emiliani, il Sud avrebbe lanciato la campagna “Compra Sud”. Iniziativa frutto di una riflessione che potrebbe sortire effetti rivoluzionari.

Erano abituati, al Nord, a considerare i meridionali dei colonizzati buoni solo a subire e obbedire. Keynesianamente, al Nord hanno stabilito che il 70-80 per cento del reddito dei meridionali deve servire ad acquistare prodotti del Nord. Il Sud, insomma, visto come un mercato a sostegno della produzione del Nord.

SOLO PRODOTTI DEL NORD – Alla fine, in questo scenario, anche il Reddito di cittadinanza può anche andare bene. Certo, va avversato dai leghisti, giusto per sottolineare che al Sud sono solo degli scansafatiche che vogliono restare a casa a godersi 700 mila euro al mese. Però se più della metà delle 700 mila euro al mese erogate ad ogni terrone-vagabondo viene utilizzata – da ogni terrone-vagabondo – per acquistare beni prodotti nel Nord, a cominciare dal cibo, beh, allora la cosa si più fare.

Come direbbero gli economisti, il Reddito di cittadinanza diventa elemento a sostegno della domanda al consumo di beni prodotti nel Nord. Come direbbero a Roma, così se po fa…

Ma che ti combinano al Sud? Si ribellano al ‘modesto’ scippo di 80-90 miliardi di euro all’anno che tre Regioni del Nord vorrebbero operare ai danni del Sud tenendosi il “residuo fiscale”. E com’è che si ribellano? Con una mossa pacifica, andando a colpire il ‘cuore keynesiano’ del colonialismo del Nord. Con due semplici parole rivolte a tutti i cittadini meridionali: “Compra Sud”. Una campagna lanciata dal giornale on line I Briganti.

Insomma: basta, al Sud, acquistare prodotti del Nord, acquistiamo, invece, prodotti del Sud!

La rivolta pacifica del Sud, partita dal ‘basso’, comincia a sortire gli effetti, se è vero che al Nord – vista in prospettiva – la mossa dei meridionali fa paura. non a caso, in queste ore, in Veneto, c’è chi schiuma di rabbia.    

In Veneto, in queste ore, non riescono a ‘digerire’ l’operazione “Bar devenetizzati”: basta acquistare vini spumanti del Veneto! E i produttori di vini veneti? Colpiti e affondati! Che ‘botta’, per loro, se tutti i terroni si mettono a bere bollicine non venete, magari prodotte anche nel Sud (ci sono aziende del Sud che producono vini spumante che, in questi ultimi giorni, registrano aumenti di richieste del proprio prodotto: e i veneti schiumano, schiumano, schiumano…).

Così se la prendono con lo scrittore e giornalista Pino Aprile. Che replica un po’ sornione: “A fare ora le lezioncine sono i complici dei razzisti da 30 anni…”. Per poi aggiungere, come un fiume in piena:

LA RABBIA NORDISTA – “Qualcosa va detta di questo ipocrita (o ignorante) stracciarsi le vesti, per qualche bottiglia in meno, facendomi (inaudita altera parte, salvo un’eccezione) destinatario di sagge riflessioni a senso unico con cui incolparmi di ‘seminare odio’, ‘voler dividere il Paese’ (come fossero arrivati due ore fa, da Astra Centauri, non sapendo nulla dello scempio civile, politico e morale degli ultimi decenni, in Italia). Seminare odio? Detto da chi ci ha definito, perché meridionali: porci, topi da derattizzare, merdacce mediterranee, colerosi che puzzano più dei cani e simpaticamente augura il nostro sterminio tramite terremoti, eruzioni vulcaniche, epidemie e così via, seminando amore e fratellanza? A far la morale è chi, per inclinazione personale e disciplina di partito (razzista) ha vomitato odio e ancora lo fa (additando, momentaneamente, altri pure più disgraziati, perché i voti dei terroni adesso servono)? A far la morale sono gli editorialisti che non hanno avuto mai nulla da obiettare sulle campagne razziste della Lega, i 300mila bergamaschi armati, i venti milioni di fucili e ‘l’indipendenza della Padania’, sminuendo tutto come ‘folklore’ o ‘spirito territoriale’, e magari sotto-sotto (o sotto-sopra) condividendo e così rendendosi complici? Ce ne vuole di faccia tosta!”.

L’APARTHEID COSTITUZIONALE – Non se l’aspettavano, dalle parti del Nord, una rivolta pacifica ma ferma, da parte del Sud. “Si coglie l’irritazione e lo stupore – scrive sempre Pino Aprile – di chi non si aspetta (e non ammette) che l’altro, impunemente e da sempre discriminato, offeso, derubato (lasciate perdere le puttanate nordico-leghiste: guardate dove sono i treni, le strade, i centri di ricerca fatti con i soldi di tutti, le grandi opere pubbliche superflue, mentre si nega l’indispendabile altrove), osi alzare la testa, dire basta, pretendere equità, adottare iniziative che, ribaltando la subordinazione storica, mostrino che siamo ormai consapevoli e stufi di una violenza nascosta (dopo l’invasione armata) nelle pieghe di un sistema politico ed economico che ha creato, un secolo e mezzo fa, la Questione meridionale e ora la porta all’estremo, pretendendo, addirittura, di rendere costituzionale, con l’Autonomia differenziata, che ci siano cittadini di uno stesso Stato che abbiano maggiori diritti e privilegi e altri che non abbiano nemmeno il minimo (quei Lep, Livelli essenziali delle prestazioni, che i rapinatori di risorse pubbliche si ostinano a non far stimare, perché se no, non resterebbe nulla da rubare). Una differenza costituzionale di diritti si chiama Apartheid: esisteva in Sud Africa. Costoro vogliono il Sud, ma subordinato, privo di infrastrutture, in modo che sia solo mercato e mai concorrente, insomma: colonia. E le colonie si affrancano in un solo modo: rifiutando le merci di chi le vuole tali”.

BASTA NORD – Basta, qui al Sud, acquistare prodotti del Nord. Ecco la risposta – ribadiamo: pacifica, ma ferma – del Sud alla ‘Secessione dei ricchi’.

Già, la ‘Secessione dei ricchi’, presentata dal solito Nord come ‘Autonomia differenziata’. La vogliamo raccontare, per grandi linee, come stanno le cose?

Dal 1860 il Nord impoverisce scientificamente il Sud. Certo, con l’avvento della Repubblica – con la Costituzione italiana del 1948 – qualcosa era cominciata a cambiare. Pur tra mille difficoltà, a partire dal 1950, con la Cassa per il Mezzogiorno, il divario tra Nord e Sud, anche se in modo molto lento, era iniziato a diminuire.

Il processo è continuato, anche se tra le solite difficoltà, con l’avvento, nel 1986, dell’Agenzia per il Mezzogiorno, versione aggiornata e corretta della Cassa per il Mezzogiorno.

La scomparsa della cosiddetta Prima Repubblica, di fatto, ha sancito la fine degli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Basta scorrere, a partire dal 1993, le relazioni annuali della SVIMEZ per accorgersi che, da allora, non solo sono scomparsi gli interventi straordinari dello Stato nel Sud, ma è scomparso anche l’intervento ordinario dello Stato.

Fenomeno silenzioso, la scomparsa dell’intervento ordinario dello Stato nel Sud. Iniziato, grosso modo, con la riforma dei fondi strutturali dell’Unione Europea partita con le Programmazioni settennali della spesa comunitaria.

A Bruxelles le cose le programmano bene. Poi, però, quando c’è da controllare i rendiconti, fanno finta di non vedere. E cos’è, rispetto all’Italia – rispetto al Sud Italia – che a Bruxelles non hanno visto, o forse hanno fatto finta di non vedere?

I regolamenti comunitari prevedono che i fondi europei siano aggiuntivi e non sostitutivi rispetto agli interventi ordinari degli Stati nei quali insistono le cosiddette Regioni ad Obiettivo Convergenza: ovvero le Regioni europee economicamente arretrate. I fondi strutturali europei debbono sommarsi e non sostituirsi agli interventi ordinari degli Stati, altrimenti diventa impossibile colmare i divari economici. Questo si chiama “Principio di addizionalità”.

E sta tutta qui la ‘genialata’ dei Governi nazionali italiani che si sono susseguiti dal 2001 ai nostri giorni: nell’ignorare, a bella posta, il “Principio di addizionalità”: così, di fatto, nel Sud Italia, i fondi strutturali europei, nel silenzio generale, sono diventati sostitutivi e non aggiuntivi rispetto all’intervento ordinario dello Stato, che è praticamente scomparso!

C’è di più: siccome nella spesa dei fondi europei ci sono ritardi (che non sono solo imputabili alla disorganizzazione delle quattro Regioni ad Obiettivo Convergenza dell’Italia: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, ma anche alla complessità delle procedure e ai ritardi imposti dallo Stato centrale), ecco che i fondi vengono ‘riprogrammati’: con tali ‘riprogrammazioni’ i fondi europei non spesi vengono sommati ai fondi che lo Stato non ha speso nel Sud e vengono quasi sempre riassegnati, prevedendo sempre che una quota di tali fondi vada al Nord!

Incredibile quello che ha fatto il Governo Renzi con le risorse PAC, fondi destinati al Sud riprogrammati ma utilizzati, in massima parte, a sostegno delle imprese del Centro Nord!

LE NOVITA’ DI BRUXELLES CHE ALLARMANO IL NORD – Ora, da Bruxelles, arrivano novità. La notizia non è ancora molto diffusa, ma circola già da tempo tra gli addetti ai lavori. Sembrerebbe, infatti, che l’Unione Europea abbia deciso di andare a verificare meglio le ‘rendicontazioni’ dei fondi strutturali europei (per la cronaca, i fondi strutturali europei funzionano a rendiconto: gli Stati e le Regioni anticipano la spesa e Bruxelles poi, una volta verificata la spesa e le opere realizzate, restituisce le somme che Stati e regioni hanno anticipato).

Le nuove verifiche che Bruxelles starebbe disponendo riguarderebbero sia il rigoroso controllo del citato “Principio di addizionalità” (e qui lo Stato italiano rischia lo sputtanamento, se è vero che, come ricordato, dai primi anni del 2000 ha eliminato l’intervento ordinario nel Sud: sotto questo profilo, la commissione parlamentare d’inchiesta voluta dagli europarlamentari eletti nel Sud Italia cade a fagiolo!), sia la qualità della spesa, ovvero i controlli seri sulle opere realizzate con i fondi europei (e qui ci sarà da ridere se scopriranno quello che hanno combinato in Sicilia, soprattutto a palermo, dove i fondi strutturali europei, da oltre un decennio, vengono trasformati in spesa corrente!).

E’ in questo scenario che matura la ‘Secessione dei ricchi’ da parte del Nord Italia: perché, in prospettiva, lo Stato italiano non potrà più negare l’intervento ordinario alle Regioni del Sud, potrebbe addirittura essere costretto a restituire una parte del maltolto al Sud, a partire dai primi anni del 2000; e non potrà più – con riferimento sempre al Nord, prendersi una parte dei fondi strutturali europei destinati al Sud con le ‘ingegnose’ riprogrammazioni che, dal 2001 ad oggi, i Governi nazionali di centrodestra e centrosinistra hanno effettuato senza problemi…

Da qui la corsa del Nord alla ‘Secessione dei ricchi’; che ha innestato la replica del Sud con ‘Compra Sud’ e con i Bar ‘devenetizzati’ che hanno mandato su tutte le furie i veneti.

LA LEGA PERDERA’ I VOTI PRESI AL SUD – Intanto Pino Aprile dà anche una ‘lettura politica’ di quello che succederà:

“Quello che non hanno capito lorsignori che ci schifano e ci vogliono morti è che il vento è girato, la pacchia è finita e non si illudessero per i voti fascisti e di dispetto presi dal kapitone a Sud: li vedrete evaporare in breve, come è accaduto al PD, che aveva fatto il pieno nel 2015 e poi ha fottuto il Sud, al M5S che ha fatto il pieno nel 2018 e poi ha consegnato il Sud ai suoi nemici storici (ora, pare che ci siano seri ripensamenti, dopo le mazzate prese, fra i cinquestelle. Vedremo se questo si tradurrà in fatti di diverso segno). Sappiamo benissimo che il Nord non è solo Zaia, Salvini, Fontana, Borghezio, Bossi, Centinaio, Calderoli, Giorgetti…; non è solo quei consiglieri regionali lombardo-veneti-emiliani del PD complici della Lega (ne appoggiano l’Autonomia di rapina con un documento unitario!); sappiamo che non si può incolpare più di tanto chi, a Nord e a Sud, si è convinto che i meridionali sono tutti ladri, mafiosi, sfaticati e corrotti (detto da gente del Mose, dell’Expo, della Tav, delle Pedemontane, degli scandali della sanità formigoniana e lombarda in generale), considerato che da almeno 30 anni, il telegionale di Stato, Tg1, e i maggiori quotidiani li descrivono così, dedicando loro appena il 9 per cento del tempo, pur se sono il 34 per cento della popolazione e abitano il 40 per cento del territorio”.

 

Intanto Gennaro De Crescenzo, tornando a “Compra Sud”, fa qualche conto:

“Se in un anno 1 milione di meridionali spendesse 100 euro in prodotti del Sud al mese, in un anno le aziende del Sud incasserebbero 1 miliardo e 200 milioni di euro” (e molti giovani potrebbero essere assunti evitando di emigrare). È questa la sintesi della campagna Compra Sud che il Movimento Neoborbonico sta portando avanti da circa 30 anni. In questi giorni le Regioni del Nord si stanno battendo per un regionalismo/secessione che potrebbe essere il colpo finale al Sud (e all’Italia unita). In questi giorni la SVIMEZ ha pubblicato dati drammatici con un Sud sempre più dimenticato e deserto (circa 2 milioni di emigranti soprattutto giovani e laureati negli ultimi 15 anni). E si pensi che (secondo recenti dati di Banca d’Italia) ogni anno il Sud spende in beni e servizi oltre 70 miliardi e di questi oltre 60 sono acquistati al Nord… Compra Sud, allora, non è Sud ‘contro’ Nord, ma (dopo 150 anni) Sud ‘per’ il Sud. Con classi dirigenti (da 150 anni) vergognosamente inadeguate sia a livello locale che nazionale e con un Nord sempre più compatto nella difesa dei suoi interessi, non ci resta che una… legittima e concreta difesa di quello che resta della nostra economia. Non è ‘la’ soluzione della questione meridionale, ma una strada, una provocazione e una ‘battaglia’ anche culturale di solidarietà tra produttori e consumatori in difesa di tradizioni (e di posti di lavoro)”.

Segue una lista di prodotti che è stata pubblicata da I Nuovi Vespri  (in realtà è in corso si pubblicazione, perché mancano ancora prodotti.

QUI L’ARTICOLO DI PINO APRILE 

 

Foto tratta da flickr.com 

 

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