J'Accuse

La crisi di Almaviva che annuncia mille e 600 licenziamenti a Palermo

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Quello che si temeva sta diventando realtà: Almaviva si prepara a licenziare, a settembre, mille e 600 lavoratori. Le delocalizzazioni e la mancanza di commesse. La denuncia della CGIL. Che fare? L’unica cosa che non si dovrebbe fare – a nostro modesto avviso – è sostituire i fondi che vengono meno con la delocalizzazione con fondi pubblici. Sarebbe solo assistenzialismo senza prospettive

E sì, a Palermo, per “completare l’opera”, ci mancavano solo i licenziamenti di Almaviva. Una ‘botta’ terribile: mille e 600 licenziamenti. Da rabbrividire!

Nella città dell’immondizia non raccolta, delle strade tutte buche, nella città che passa, nel giro di qualche settimana, dalla serie A a portata di mano alla serie D, nella città con le strutture sportive che cadono a pezzi, nella città dell’ippodromo chiuso, nella città ‘incasinata’ da eterni appalti ferroviari che rendono la vita impossibile ai cittadini arrivano anche i licenziamento di Almaviva.

“Domani ore 9,30 – leggiamo in un comunicato della CGIL – davanti alla Prefettura presidio dei lavoratori Almaviva di Slc Cgil, Fistel Cil, Uilcom e Ugl in contemporanea col tavolo convocato al Mise sui call center. I sindacati chiedono un tavolo istituzionale con il presidente della Regione e con il sindaco per definire soluzioni in grado di scongiurare i licenziamenti in Almaviva Palermo”.

Che cosa c’entrano il presidente della Regione e il sindaco di Palermo – a parte la solidarietà – non ci è chiaro. Almaviva vuole licenziare per una questione di soldi (mancanza di commesse). I sindacati pensano che la Regione e il Comune possano intervenire economicamente? Non si capisce.

“L’azienda ieri in Sicindustria – leggiamo ancora nel comunicato – ha confermato l’apertura della procedura di mobilità a partire dalla prima decade di settembre e ha annunciato l’aumento degli esuberi di altre 300 unità, fino a raggiungere il numero di 1600 operatori. Almaviva ha comunicato ai sindacati i dati economici relativi al primo semestre della sede di Palermo, che evidenziano una perdita di 5,7 milioni di euro”.

Come volevasi dimostrare: i soldi…

“Inoltre – prosegue il comunicato – l’azienda ha informato la delegazione sindacale che, tranne alcuni aumenti temporanei che riguarderanno esclusivamente i mesi di luglio e agosto, i committenti non hanno proposto nessun incremento di volumi utile a consolidare l’occupazione nel sito palermitano. In prospettiva, è stato annunciato un ulteriore calo dei volumi da settembre in poi”.

Come volevasi dimostrare: la mancanza di commesse.

“Continuiamo a essere molto preoccupati – leggiamo sempre nel comunicato -. L’appuntamento di domani al Ministero è assolutamente necessario, ma si tratta di un incontro generico sul settore”.

“Non si intravede ancora nessuna soluzione per risolvere il dramma dei 1600 esuberi annunciati da Almaviva – dichiara il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso -. Pensiamo che quelle indicate dalla Slc Cgil, la lotta alle delocalizzazioni, la certezza dei contratti e il fondo strutturale siano le uniche azioni per poter risolvere i problemi di questo settore e soprattutto di Almaviva”.

“Continuano a non arrivare risposte neanche da parte della Regione siciliana – prosegue Maurizio Rosso -. Il destino di 4500 famiglie siciliane non può assolutamente essere lasciato al caso, ma c’è bisogno di un progetto e di una politica industriale seria per questo che ormai è il lavoro del futuro e dei servizi”.

“Lanciamo un grido d’allarme a tutte le istituzioni – conclude Maurizio Rosso – perché capiscano quanto seria è la crisi di questa azienda e di tutto il comparto dei call center. Ad Almaviva chiediamo un impegno di sviluppo, investimenti concreti, il rinnovamento delle attività a Palermo e un futuro di lavoro pregiato sempre più legato all’information technology”.

P.s.

Detto questo, lo spettro di mille e 600 licenziamenti non può diventare l’alibi per far pagare allo Stato o alla Regione le commesse che sono venute meno alla società: anche perché un provvedimento del genere non risolverebbe il problema, ma ne rinvierebbe gli effetti. 

Foto tratta da blogsicilia.it

 

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