Nella ‘giungla’ dei call center di Almaviva: 3 mila e 200 famiglie di Palermo a rischio/ MATTINALE 321

25 giugno 2019

Grande paura e grande attesa per l’incontro di domani al Ministero del Lavoro. Di scena il caso Almaviva che registra il crollo delle commesse di Tim e Wind. Dietro la crisi c’è l’Unione Europea dell’euro – ormai schiava della logica liberista – dove si procede a colpi di delocalizzazioni. Il Governo italiano e il Governo siciliano non possono fare nulla. A meno che non ci mettano i soldi (che non hanno). Il resto sono chiacchiere

Il call center di Palermo targato Almaviva fa tremare circa 3 mila e 200 famiglie. Si parla di dimezzamento degli stipendi e anche di provvedimenti ancora più drastici, ovvero una pioggia di licenziamenti. Motivo: il crollo delle commesse di Tim e Wind che, così si dice, a luglio passeranno il 70% in meno di chiamate.

Vero? Falso? I timori sono tanti. La questione verrà affrontata domani, a Roma, nel corso di una riunione convocata al Ministero del Lavoro. E’, questa, una delle tante ‘patate bollenti’ finite nella mani del vice premier, Luigi Di Maio (un’altra questione siciliana sul tavolo di Di Maio è quella relativa alla Formazione professionale e agli ex Sportelli multifunzionali: si tratta, in questo caso, di lavoratori licenziati che aspettano soluzioni da Roma).

Insomma, proprio nei giorni in cui la Banca d’Italia – che non occupandosi più seriamente di banche, visto che i privati della BCE fanno quello che vogliono anche in Italia, si sta ritagliando il ruolo di ‘Pizia’ dell’economia – racconta che l’economia siciliana è sempre più in crisi, rischia di esplodere il caso Almaviva.

Nel caso di Almaviva lo scenario si annuncia disastroso per migliaia di famiglie (come già accennato, 3 mila e 200 solo a Palermo) che si ritroverebbero o con lo stipendio dimezzato, o, addirittura, senza lavoro già il prossimo settembre.

Non mancano le assemblee sindacali e le manifestazioni. Ma se Tim e Wind non ripristineranno le commesse non ci sarà molto da fare. Sono le regole imposte dalla follia del liberismo economico che sta ‘ridisegnando’ la mappa di tutto il sistema economico in Europa, dall’agricoltura all’industria, dai servizi alla telefonia e via continuando.

Chi offre di meno, ovvero chi fa pagare meno le imprese, magari accettando salari da fame, attira le imprese, che delocalizzano in favore dei Paesi dove il costo del lavoro è più basso. Da qui la distruzione dei diritti sociali e delel garanzie per i lavoratori.

E cos’ha fatto, fino ad oggi, la ‘presunta’ sinistra’ europea per fermare questa follia, con riferimento al PSE, sigla che sta per Partito Socialista Europeo? Ad eccezione dei laburisti inglesi e di qualche realtà del Nord Europa, molto critici con questi sistema, praticamente nulla. Basti pensare al PD, che in Italia, invece di respingere questa follia, ha fatto a pezzi una parte dello Statuto dei lavoratori e ha approvato il Jobs Act!

E oggi? Oggi, in Italia, la situazione peggiora di giorno in giorno. Il caso Almaviva è solo uno dei tanti aspetti di questa follia liberista dilagante. I sindacati chiedono “norme ad hoc” per convincere l’azienda a fare marcia indietro.

Ma che significa “norme ad hoc”? La questione è economica. Tim e Wind hanno deciso di passare meno chiamate ad Almaviva perché, evidentemente, hanno trovato qualcuno disposto a svolgere lo stesso lavoro ad un costo più basso. Se ne deve dedurre – sul piano della logica economica – che il Governo italiano, per impedire tutto questo, dovrebbe ‘cacciare’ i soldi per convincere chi passa le chiamate ad Almaviva a continuare a passarle alla stessa Almaviva.

Altri commentatori più autorevoli e più bravi di noi vi diranno che i mezzi di intervento possono essere tanti, vi parleranno di “economia di scala” e tiritip e tiritap. A nostro modesto avviso, è solo una questione di soldi.

I giornale on line Conquiste del lavoro scrive delle lotte dei lavoratori “per sollecitare il Governo nazionale ad intervenire su una crisi strutturale che in Sicilia mette a rischio 20mila posti di lavoro”. Tutto vero: 3 mila e 200 lavoratori di Almaviva sono solo Palermo, in Sicilia si parla di 20 mila addetti. Nell’articolo si sottolinea il problema del “calo di volumi di traffico delocalizzato all’estero, con percentuali che superano il 60 per cento”.

Domani, intanto, come già ricordato, andrà in scena una riunione a Roma presso il Ministero del Lavoro. Ci saranno i rappresentanti della Regione siciliana e del Comune di Palermo.

Si chiede l’intervento del Governo nazionale e del Governo siciliano. Ma sono due Governi senza soldi. Il primo – il Governo nazionale – è vessato dall’Unione Europea dell’euro che deve ‘grecizzare’ l’Italia, aggredendo risparmio e case degli italiani (QUI UN NOSTRO ARTICOLO); il secondo – il Governo regionale siciliano – è alle prese con una crisi finanziaria frutto dei ‘Patti scellerati’ con Roma siglati dal passato Governo regionale di centrosinistra.

Detto in modo nudo e crudo, non si capisce come – e soprattutto con quali risorse finanziarie – Roma e Sicilia dovrebbero far cambiare idea a chi dà le commesse ad Almaviva.

Le cronache di ieri registrano tante prese di posizione. Come quella della parlamentare regionale Marianna Caronia; o quella del parlamentare nazionale della sinistra, Francesco Laforgia.

In realtà, i Governi – a meno che in questa vicenda non ci mettano i soldi che non hanno – non c’entrano proprio nulla. Quello che succede – e che succederà a breve – è il frutto della follia liberista ‘europeista’ che, fino ad oggi, la sinistra italiana, o presunta tale, ha avallato.

Spiace scrivere queste cose, ma il futuro dei call center non è roseo. In Italia si contano circa 80 mila addetti in questo settore. La metà circa risponde alle chiamate dei clienti (inbound), l’altra metà si occupa di outbound: ovvero proporre agli utenti nuovi piani tariffari o l’acquisto di nuovi prodotti.

Se l’Italia è un Paese sempre più povero e sempre più precario, il sistema dei call center rappresenta l’emblema del trionfo della precarizzazione del lavoro.

Non è vero che i Governi italiani non sono intervenuti per cercare di mettere un po’ di ordine nella ‘giungla’ del call center. e cronache ricordano una legge del 2012, che dovrebbe mettere gli utenti in condizioni di sapere con chi si ritrovano a parlare: se un operatore che opera in Italia o all’estero. Ma lo scenario non è migliorato.

E il futuro è ancora più complicato. Perché, sullo sfondo, si intravede la sostituzione delle persone con i software.

“A gennaio – leggiamo in un articolo di AGI economia – The Information aveva rivelato che ‘alcune grandi società’ stanno testando Duplex, la tecnologia di Google che permette a una macchina di conversare con gli umani, dando l’impressione di essere (fin troppo) umano (QUI L’ARTICOLO DELL’AGI PER ESTESO).

Quanto a Palermo, la vera follia è non soltanto aver affidato la sorte di 3 mila e 200 famiglie a un comparto aleatorio come quello dei call center, dove le delocalizzazioni sono la regola; ma anche, anzi soprattutto, proseguire con un’amministrazione comunale dove la spesa per il personale assorbe quasi tutto il bilancio e dove si continua con la follia del precariato.

Invece di pensare a investimenti produttivi per voltare pagina, il Governo nazionale sta mettendo in piedi, grazie a un’errata gestione del Reddito di cittadinanza, una nuova ‘infornata’ di precari, sempre a cura del solito Comune di Palermo (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Ai precari si aggiungeranno altri precari. mentre i giovani laureati continueranno ad andare via. Ancora complimenti ai grillini …

AGGIORNAMENTO SU ALMAVIVA: la nota della CGIL siciliana:

“Al tavolo abbiamo manifestato al governo la nostra grandissima preoccupazione per la situazione di Almaviva e di tutto il settore dei call center. Dopo l’insistenza dei sindacati, con la presenza del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha appoggiato in modo chiaro la tesi delle organizzazioni sindacali, e l’ha fatta sua, manifestando grande solidarietà per il settore e per i lavoratori Almaviva, il ministero ha aggiornato l’incontro a un prossimo tavolo”.

A dichiaralo è il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso, dopo l’incontro che si è svolto oggi (ieri per chi legge: cioè il 27 giugno ndr)  al Ministero del Lavoro alla presenza dei vertici aziendali, delle segreterie nazionali e territoriali, unitamente alle delegazioni Rsu, del sindaco di Palermo, del dirigente del Ministero del Lavoro e dei collaboratori del ministro Luigi Di Maio.

La preoccupazione principale manifestata dalla Slc Cgil Palermo è la mancanza di regole nel settore.

“C’è bisogno di interventi immediati. La prima cosa da fare è arginare in modo significativo le delocalizzazioni all’estero, che in modo massiccio multinazionali e committenti continuano a fare – chiede Rosso -. Il secondo punto: regole certe contrattuali per salvaguardare il lavoro, per controllare il volume dei traffici e per l’applicazione di tariffe contrattuali legate ai contratti nazionali di lavoro. E terzo: la creazione di un fondo strutturale dedicato al settore dei servizi, che conta in Italia circa 100 mila lavoratori”.

“Ultimo punto – prosegue Maurizio Rosso – è una attenzione particolare ai cambiamenti che la tecnologia sta introducendo, con la previsione di un percorso di formazione perenne, offrendo la possibilità di praterie di nuova occupazione in un settore che si va evolvendo verso nuovi ambiti di attività”.

“L’Slc Cgil Palermo – aggiunge il segretario Maurizio Rosso – ha chiesto al governo una politica industriale seria per il comparto. Non ci possiamo permettere di perdere questo importante segmento dei servizi a Palermo e in Sicilia. Continueremo a stare accanto ai lavoratori e a lottare perché si creino condizioni di sviluppo per un’occupazione radicata e consolidata sul territorio”.

“Domani (oggi per chi legge ndr) si terrà a Palermo in Sicindustria l’incontro tra Almaviva e le organizzazioni territoriali per esperire la procedura di accesso al Fis. Noi – anticipa Rosso – non firmeremo mai una solidarietà al 70 per cento. Il cambiamento sta nell’occupazione e non negli ammortizzatori sociali”

QUI L’ARTICOLO DI AGI ECONOMIA 

 

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