Al Sud serve un partito del Sud, o una federazione di partiti del Sud/ MATTINALE 336

12 luglio 2019

La Lega di Salvini non si batte con le scorciatoie giudiziarie. Questi errori lasciamoli commettere a quello che resta della sinistra italiana. La Lega, nel Sud, si batte con un progetto culturale e politico ancorato ai reali interessi del Sud. In assenza di un Partito del Sud bisogna cominciare a lavorare a Una Federazione che metta insieme tutti i Movimenti presenti oggi nel Sud, al di là delle ideologie  

Com’era prevedibile, la trattativa tra grillini e leghisti sulla ‘Secessione dei ricchi’ – eufemisticamente definita ‘Autonomia delle Regione’ – si è bloccata. Come abbiamo raccontato ieri, Salvini e compagni hanno addirittura alzato il prezzo: forse hanno capito che il ‘Residuo fiscale’non passerà mai (leggere lo scippo di circa 90 miliardi di euro all’anno al Sud) e stanno provando ad aggirare l’ostacolo rispolverando le ‘Gabbie salariali’ (retribuzioni più basse al Sud per aumentare le retribuzioni al Nord COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI).

Non sappiamo come finirà con la ‘Secessione dei ricchi’. Ma una cosa l’abbiamo capita: comunque finirà la Lega di Salvini ci guadagnerà. Perché? Semplice: se passerà, le Regioni del Centro Nord avranno più fondi a scapito del Sud e i leghisti guadagneranno voti; se non passerà, il Movimento 5 Stelle perderà voti nel Centro Nord, mentre gli abitanti dello stesso Centro Nord avranno un motivo in più per sostenere la Lega.

Perché Salvini avrà buon gioco a dire:

“Noi ci abbiamo provato a far ottenere al Nord l’Autonomia differenziata, ma ci hanno bloccato. Ma noi non molliamo, ci serve il vostro consenso per continuare la battaglia”.

Salvini è un avversario pericoloso. Ma non è pericoloso perché è bravo: è pericoloso perché è egoistica espressione di un Nord Italia – e in parte anche di un Centro – ormai periferia della Germania e, in generale, della Mitteleuropa, che si impoverisce giorno dopo giorno.

Nell’Unione Europea dell’euro, oggi, il Centro Nord Italia è il Sud dell’Italia appena unificata del 1860. Con una differenza sostanziale: che per distruggere e impoverire il Regno delle Due Sicilie – che era culturalmente ed economicamente molto più evoluto degli allevatori di mucche del Piemonte e della Lombardia – l’Italia dei Savoia impiegò oltre cinquant’anni.

Mentre, oggi, Germania e Mitteleuropa, per ‘mangiarsi’ il Nord Italia e anche qualche Regione del Centro, impiegheranno cinque-dieci anni (più cinque che dieci).

Al Nord hanno perfettamente capito quello che sta succedendo (e l’ha capito anche il PD che amministra l’Emilia Romagna, che sulla ‘Secessione dei ricchi’ tiene la stessa posizione dei leghisti). La loro risposta è immorale, ma è tutt’altro che stupida: vogliono drenare risorse al Sud e, contemporaneamente, agganciarsi alla Germania e, in generale, alla Mitteleuropa.

Salvini è espressione di questa linea politica. Tentare di eliminarlo per via giudiziaria, prima con la storia dei 49 milioni di euro (che poi – per chi ha approfondito la storia – non sono affatto 49 milioni di euro, ma molto meno) e, adesso, con i fondi di Putin è sbagliato.

Ed è sbagliato per due motivi che sono tra loro interconnessi.

In primo luogo perché la Russia di Putin, oggi, è un baluardo contro il liberismo economico criminale che imperversa nell’Unione Europea dell’euro.

In secondo luogo perché l’accusa di essere appoggiato economicamente dalla Russia di Putin è una medaglia in più per la Lega di Salvini, che intercetterà anche i consensi degli italiani – che sono tanti, anche al Sud – che sono assolutamente contrari all’Unione Europea dell’euro.

Tutti sappiamo che fino a prima della caduta del Muro di Berlino l’Unione Sovietica sosteneva, anche finanziariamente, tanti Partiti comunisti europei, compreso quello italiano. Giustamente – e la rete in questo non perdona, perché è ormai il vero luogo di dibattito pubblico – sentire gli esponenti del PD che accusano la Lega di prendere soldi da Putin fa solo sorridere!

Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, questa nuova scorciatoia per cercare di ‘abbattere’ Salvini non solo farà prendere più voti alla Lega, ma farà perdere altri voti al PD.

La vera domanda, oggi, al Sud è: cosa bisogna fare per frenare, con intelligenza, Salvini e la Lega?

La prima cosa da fare è eliminare le scorciatoie giudiziarie: quelle lasciamole al PD e, in generale, alla fallimentare sinistra italiana.

Qui al Sud dobbiamo partire dal presupposto che i voti che Salvini ha cominciato a prendere nel Sud sono voti di persone stanche della vecchia politica rappresentata dal centrodestra e dal centrosinistra. Sono uomini e donne del Sud che, non sapendo a quale Santo rivolgersi, si sono rivolti alla Lega.

Ma i voti presi dalla Lega di Salvini al Sud non sono voti della Lega: sono voti nostri che torneranno a noi: dobbiamo solo organizzarci. 

Noi chi?, direte voi. Noi meridionali, è la nostra risposta.

Ricordatevi che se già alle elezioni europee fosse stato presente un Partito del Sud, ebbene, questo Partito avrebbe preso se non tutti, quasi tutti i voti presi dalla Lega.

Siccome dobbiamo essere realisti, dobbiamo prendere atto che, almeno fino a questo momento, un partito del Sud non c’è. Mentre ci sono già, in tante aree del Sud, tanti vecchi politici-volponi che già ciarlano di un Partito del Sud. Questi ultimi – che non sono altro che i soliti trasformisti – vanno evitati come la peste.

Dunque il Partito del Sud ancora non c’è. Ma ci sono tante esperienze, in tutto il Sud Italia, sulle quali si può cominciare a costruire.

In questi giorni, su Facebook, l’amico Domenico Iananntuoni ha fatto notare come Napoli, pur operando in condizioni difficilissime, sia riuscita a gestire in modo egregio le Universiadi.

La Napoli di oggi è un esempio su quale cominciare a costruire. Il suo sindaco – Luigi De Magistris – è sicuramente un interlocutore importante.

Un punto di forza, oggi, per una riflessione meridionalista, non può che partire dall’agricoltura. Per fronteggiare il tentativo dell’Unione Europea dell’euro di omologare verso il basso le produzioni agricole.

Siamo nel pieno di un attacco, feroce e criminale, che la UE sta conducendo contro le agricolture mediterranee. La vicenda del grano duro del Sud è paradigmatica. In questa storia si saldano gli interessi dell’industria e gli interessi della UE, concordi nell’eliminare i produttori di grano duro del Sud. 

Lo stesso discorso vale per l’olio d’oliva extra vergine. Il 90% della produzione di olive da olio italiane si concentra in Puglia, in Calabria e in Sicilia. Ma, fino a qualche anno fa, il Centro Nord controllava il mercato di questo prodotto nei Centri commerciali.

Perché scriviamo “fino a qualche anno fa”? Perché adesso i signori del Centro Nord che fino ad oggi hanno controllato il mercato italiano di questo prodotto si sono accorti che le multinazionali gli stanno togliendo il primato in Italia.

Sia chiaro che, a noi del Sud, della ‘guerra’ tra i monopolisti dell’olio d’oliva del Nord e le multinazionali non ce ne può fregare di meno: che si scannino pure tra di loro. Noi del Sud – come ripetiamo da tempo – dobbiamo abituarci ad acquistare l’olio d’oliva extra vergine presso le nostre aziende e presso i nostri frantoi, proprio come facevano i nostri nonni. 

Perché abbiamo citato due esempi di agricoltura del Sud? Perché i produttori di grano duro del Sud (sotto questo profilo l’esperienza di GranoSalus è molto importante) e i produttori di olio d’oliva extra vergine del Sud sono interlocutori centrali in un progetto politico di rilancio del Sud.

Quello che vogliamo dire è che, in assenza di un partito del Sud, bisogna cominciare a lavorare per mettere assieme tutte le esperienze positive maturate nel Sud, al di là degli steccati ideologici.

In Puglia c’è l’esperienza dei cittadini di Taranto che si battono per la chiusura dell’ILVA: ebbene, questi sono interlocutori importanti.

Lo stesso discorso vale per il movimento anti-TAP del Salento, sempre in Puglia: anche questi sono interlocutori.

ILVA e TAP ci portano ai fallimenti del Movimento 5 Stelle: ebbene, ci sono tanti cittadini del Sud – non soltanto a Taranto e nel Salento – delusi dai grillini: questi sono interlocutori importanti.

In Sicilia ci sono movimenti che, seppur confusi, possono comunque diventare interlocutori: pensiamo al sindaco di Messina, Cateno De Luca, e al parlamentare regionale Vincenzo Figuccia che ha già avviato un’interessante battaglia indifesa dell’agricoltura e del cibo siciliano. Ebbene, De Luca e Figuccia possono essere interlocutori importanti.

Ci sono i meridionali che vivono nel Centro Nord Italia e che non hanno mai dimenticato le proprie radici: ebbene, questi sono interlocutori importanti.

Ci sono i siciliani della diaspora: i siciliani che vivono fuori dalla Sicilia: anche loro sono una risorsa importante.

Quando abbiamo pubblicato un’intervista con Paolo Valentini, di TerraeLiberAzione (QUI LA SUA INTERVISTA) ci sono state lamentele da parte di altri soggetti riconducibili a variegato mondo dell’Indipendentismo siciliano. Lamentele sbagliate: tutti hanno diritto a parlare.

Cosa vogliamo dire? Che tutto il mondo dell’Indipendentismo siciliano deve lavorare a un progetto di rinascita del Sud.

Sappiamo anche che ci sono coloro i quali si identificano ancora oggi nel Regno delle Due Sicilie e coloro i quali dicono che la Sicilia non ha nulla a che vedere con il Regno delle Due Sicilie. A noi, oggi, questa distinzione appare – almeno in questo momento – da eliminare.

Perché in questa fase il Sud deve provare a mettere insieme tutti i movimenti che operano nel territorio per dare vita a una Federazione di Movimenti politici del Sud. 

Avendo chiaro che l’attuale Unione Europea dell’euro non può essere un interlocutore, ma è anzi un avversario pericoloso almeno quanto la Lega.

L’abbiamo accennato per l’agricoltura – grano duro e olio d’oliva, ma anche ortofrutta, anche zootecnia -: l’Unione Europea dell’euro punta a distruggere la nostra agricoltura per farci mangiare il grano canadese (duro e tenero), l’olio d’oliva tunisino, il pomodoro che arriva da chissà dove e via continuando.

Questa Europa non può essere interlocutore di una Federazione di Movimenti del Sud. Noi dobbiamo salvare la nostra agricoltura, non possiamo consentire alla UE di distruggerla.

Chi si deve intestare questo progetto realmente alternativo alla Lega di Salvini, perché ancorato ai veri valori culturali, economici e sociali del Sud?

Noi stessi. Anche se un punto di riferimento in tutto il Sud non può mancare. E noi pensiamo che questo punto di riferimento non può che essere lo scrittore e giornalista Pino Aprile con la sua pagina Facebook Terroni di Pino Aprile.

Il gruppo di Pino Aprile – pensiamo anche allo scrittore Raffaele Vescera, al citato Domenico Iannantuoni e via continuando – dovrà agire da catalizzatore. Dopo di che l’organizzazione dovrà partire dal basso.

Diamoci da fare.

I leghisti hanno fatto la Lega? Bene, perché noi meridionali non possiamo dare vita a una Federazione di Movimenti politici del Sud, in vista di un Partito del Sud?

Ah, dimenticavamo: Putin non potrà che essere nostro amico,altro che amico della Lega!

 

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Foto tratta da kpccomunication.it

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