Legna ‘fuorilegge’ nelle pizzerie e alberi tagliati nelle città: dietro c’è il business di forni elettrici e biomasse?/ MATTINALE 284

19 maggio 2019

Dietro la distruzione degli alberi nelle città ci sono certamente problemi legati al peggioramento del clima e alla biologia. Ma ci sono, soprattutto, comitati di affari che, per un motivo o per un altro, hanno come obiettivo l’eliminazione degli alberi per fare business. Il ‘caso’ degli appalti ferroviari di Palermo costati alla città più di mille alberi tagliati 

Da qualche anno, in tante città italiane, si assiste a un continuo e incontrollato taglio degli alberi. La motivazione, nella grande maggioranza dei casi, è che il clima è diventato in molti casi estremo e gli alberi vanno tagliati perché costituiscono un pericolo per i cittadini. Ma le cose stanno veramente così? E in un’Isola come la Sicilia, dov’è in corso un lento processo di desertificazione (QUI UN NOSTRO ARTICOLO), fino a che punto è razionale tagliare gli alberi?

Non possiamo, riguardo a questo tema, non fare notare l’ipocrisia di chi governa oggi l’Unione Europea e l’Italia, veri e propri farisei ammazza-verde: da un lato, fingendo di voler proteggere gli alberi, chiedono ai titolari delle pizzerie la ‘tracciabilità’ della legna utilizzata per cuocere le pizze (COME POTETE LEGGERE QUI); contemporaneamente si capitozzano e si eliminano milioni di alberi nelle città!

Guarda caso, mentre succede tutto questo, si registra una pressione fortissima di chi – per questione di business – vorrebbe far chiudere tutti i forni a legna delle pizzerie italiane (soprattutto nel Sud Italia, dove la tradizione della pizza cotta nei forni a legna, per fortuna, è ancora molto presente) per vendere forni elettrici; e la pressione di chi – sempre per questione di business – utilizza la legna per produrre energia (l’energia prodotta dalle biomasse tanto cara a certi ecologisti-affaristi…).

A fare chiarezza sull’importante degli alberi, che vanno protetti e non capitozzati o, peggio, eliminati, prova il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus (Conalpa) che, in un appello alle autorità, fa il punto della situazione.

“Ogni giorno – si legge nell’appello del Conalpa – è una galleria degli orrori che tantissimi cittadini da tutta Italia riversano sui canali mediatici nel tentativo di denunciare e di creare massima sensibilizzazione sul macabro tema della capitozzatura e mutilazione di alberi. Gli studi autorevoli ci dicono che l’albero è un perfetto alleato, un prezioso baluardo, contro l’inquinamento delle polveri sottili. Gli alberi non dovrebbero mai essere potati drasticamente ma solo ‘accarezzati’, valorizzati, conservati, curati, così come si fa con un essere umano o un animale, proprio perché sono gli unici esseri viventi in grado di produrre ossigeno ed eliminare anidride carbonica”.

“Sono gli unici esseri viventi – prosegue il Conalpa – che hanno la capacità di abbassare la temperatura delle città di diversi gradi e quindi combattere efficacemente l’isola di calore. Insomma, l’albero è il migliore amico dell’uomo, il difensore della sua salute. Gli alberi ci allungano la vita, ci rendono più felici, ci permettono di migliorare la qualità della nostra esistenza. Quando ci ritroviamo davanti delle foto aberranti di alberi trucidati perché danno fastidio, perché sono troppo grandi, perché sporcano ecc… sembra di assistere a una immane tragedia collettiva. Perché, da persone intelligenti e informate, sappiamo che la distruzione di quegli alberi inevitabilmente si ripercuote sulla nostra salute e noi piccoli esseri umani saremo meno protetti contro le malattie, le polveri sottili, i gas inquinanti ecc…”.

Eppure, dalle proteste di tanti cittadini che ‘viaggiano’ sulla rete, si legge che in tante città italiane, ogni giorno, si registrano capitozzature o, in molti casi, eliminazione degli alberi. Perché?

La spiegazione più semplice e più ‘gettonata’ è che bisogna prevenire gli incidenti che potrebbero arrecare dagli agli automobilisti e, in generale, alle persone. Ma non sempre tale spiegazione è convincente. Interessante, al riguardo, un articolo pubblicato da National Geographic Italia:

“Ma è normale che quando il vento tiri così forte le nostre città diventino un campo di battaglia? E di chi è la colpa? Da una parte, i fenomeni climatici estremi sono un elemento nuovo: fino a una decina di anni fa non avvenivano con questa frequenza. Chi ha progettato il verde pubblico, soprattutto dal secondo Dopoguerra in poi, non ha mai neanche preso in considerazione l’ipotesi di una tromba d’aria. Ma questo, da sé, non basta a spiegare i disastri cui assistiamo ormai con una certa continuità”.

Così National Geographic Italia ha chiesto ‘lumi’ a due esperti: Lorenzo Ciccarese, responsabile Area per la tutela degli habitat, delle specie e per l’agricoltura e la silvicoltura di Ispra e Alessandro Pestalozza, agronomo e co-fondatore della Società italiana di arboricoltura.

“Spesso il vento forte si abbatte su alberi già compromessi o indeboliti per diversi motivi – esordisce Ciccarese – ecco perché è importante intensificare il monitoraggio e destinare più risorse alla cura del verde pubblico. Nella maggior parte dei casi, infatti, non parlerei di incuria: la competenza dei nostri servizi giardini è, mediamente alta: sono le risorse che mancano”.

Insomma, non ci sono i soldi per occuparsi bene degli alberi che si indeboliscono e vengono facilmente abbattuti dal vento. Morale: non sempre la responsabilità di alberi che cadono su strade e marciapiedi, magari anche addosso a qualche automobile, è ascrivibile al Comune che, magari, non ha controllato lo stato di salute dei suoi alberi. Se un Comune non ha soldi che deve fare?

Bisognerebbe chiederlo ai signori dell’Unione Europea dell’euro che promuovono le politiche del ‘rigore economico’…

Ci sono anche fatti con i quali non sempre ci sono rimedi, come spiega Alessandro Pestalozza:

“Da oltre venti anni i Comuni spendono centinaia di migliaia di euro nel monitoraggio delle alberature. Non penso che sia una questione di negligenza: il problema è che questi eventi estremi non sono prevedibili. E come il vento rovescia i tetti, fa cadere gli alberi”.

Poi c’è la vecchiaia. Spiega Ciccarese:

“Spesso pensiamo agli alberi come creature eterne. Ma anche loro invecchiano e poi muoiono, esattamente come noi. Ci sono alberi più longevi, ma altri molto meno. Neanche uno splendido viale alberato è per sempre: arriva il giorno in cui molti esemplari devono essere abbattuti perché rischiano di mettere in pericolo la nostra incolumità”.

La vecchiaia degli alberi non è il caso, ad esempio, di Palermo, dove oltre mille alberi sono stati abbattuti non per ‘vecchiaia’, ma per fare posto al Tram. Un vero e proprio delitto contro l’ambiente in una città sempre più desertificata. Una vergogna!

Palermo, nell’abbattimento degli alberi, fa storia a sé. Nell’èra dei bus elettrici, delle auto elettriche, delle moto elettriche il Tram è un non senso costosissimo che serve, più che altro, a chi lo deve realizzare.

In questo senso, Palermo è la capitale degli affari ferroviari: oltre un miliardo e mezzo di euro ‘immolato’ per la realizzazione di opere in buona parte incompiute che hanno distrutto mezza città, tra strade interrotte, abitazioni lesionate e oltre mille alberi abbattuti.

Incredibile quello che è successo e che continua a succedere nella piazza centrale della città – Piazza Castelnuovo o Piazza Politeama – dove sono stati abbattuti quasi tutti gli alberi per fare posto a una grottesca stazione ferroviaria! Il tutto per un’opera l’Anello ferroviario – costata fino ad oggi oltre 100 milioni di euro con lavori realizzati che arrivano, sì e no, al 20!

Pensate: tre anni fa scrivevamo che per il completamento dell’Anello ferroviario di Palermo sarebbero passati altri cinque anni (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Ci siamo sbagliati: oggi possiamo affermare che per completare quest’opera inutile e costosissima ci vorranno almeno altri dieci anni.

Ma, a parte la digressione sugli appalti-affari ferroviari di Palermo, vanno anche segnalati gli errori dell’uomo:

“A parte qualche ‘buco’ nel monitoraggio dei nostri alberi – leggiamo sempre nell’articolo di National Geographic Italia – a volte sono dei veri e propri errori di gestione a debilitarli e, indirettamente, a causarne il crollo. Le potature, ad esempio”.

Già, le potature. “Non è raro – aggiunge Cicarrese, che è anche presidente del gruppo di lavoro Forest Plantations nell’International Union of Forest Research Organizations – che vengano fatte in modo sbagliato e soprattutto nel periodo sbagliato. Se si interviene, ad esempio, in periodi più caldi si rischia di aumentare la diffusione degli agenti patogeni. Per questi lavori è necessaria un’alta specializzazione”.

“Poi ci sono i rifacimenti stradali – leggiamo sempre nell’articolo di National Geographic Italia -: spesso le radici degli alberi (dei pini soprattutto) possono dissestare il manto della carreggiata e quando passano le macchine che rompono l’asfalto, non si fa troppa attenzione a preservare l’apparato radicale”.

“Spesso sentiamo parlare di alberi che cadono ‘inspiegabilmente’ – aggiunge Pestalozza, che da trent’anni si occupa di bio-meccanica delle alberature e ha insegnato fino al 2008 all’università di Pisa -. Alla base di questi episodi, però, ci sono spesso scavi che non tengono in alcuna considerazione l’apparato radicale che è nel sottosuolo. Se, per posare i cavi di una linea telefonica, si spezzano delle radici, è molto probabile che quell’albero possa cadere nel giro di qualche anno”.

Il risultato di tutto questo è che nelle città private degli alberi non si respira. Se poi, dietro, ci sono gli appalti per milioni di euro che spesso alimentano la malapolitica fatta di affari & tangenti, la situazione si complica, perché spezzare questo sistema è difficilissimo, perché, in genere, a ‘mangiare’ sono in tanti.

Ma non bisogna arrendersi. “In Italia – dicono sempre al Conalpa – assistiamo a una sorta di blocco psicologico e sociale che impedisce una armonica crescita culturale sull’importanza delle infrastrutture verdi. Ci sono amministratori pubblici che non sanno neanche cosa sia una infrastruttura verde. Tante volte veniamo tacciati per estremisti o utopici sognatori di progetti impossibili. In realtà le foreste urbane sono veri e propri polmoni verdeggianti progettati per la salvezza delle città, luoghi di purificazione dell’aria interconnessi attraverso la rete dei corridoi ecologici. La città deve respirare e non si deve ammalare e per prevenire questo è necessario fornire più verde possibile in ogni angolo urbanizzato. Se la città si ammala automaticamente si ammalano anche i cittadini. Il verde urbano attraverso alberi, arbusti, viali alberati, tetti e pareti verdi, parchi urbani, oasi verdi, corridoi ecologici inseriti in una grande rete ha la capacità di proteggere e migliorare la vita dei cittadini”.

“E’ ora di dire basta a tutto questo – conclude la nota del Conalpa -. Il Governo italiano deve promulgare una legge per tutelare gli alberi e il verde, che obblighi tassativamente l’intervento di professionisti del verde e la formazione obbligatoria ad alti livelli per chi cura gli alberi. Una legge che metta subito in risalto il valore dei servizi ecosistemici degli alberi in relazione alla salute pubblica e al miglioramento delle città. Gli alberi urbani e periurbani devono diventare elementi intoccabili e di alto valore sanitario e non solo estetico e paesaggistico”.

 

 

 

 

 

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