Musumeci, Orlando e adesso anche Gianfranco Miccichè: ma una bella lezione no, presidente Conte?/ MATTINALE 253

28 aprile 2019

Con questo Mattinale ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, persona stimabile, pacata e corretta. E’ tempo, presidente Conte, di dare una bella lezione di stile all’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, al presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, e al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Ecco la nostra modesta proposta

Ieri abbiamo dato notizia dell’ennesima caduta di stile della vecchia politica siciliana. Il protagonista è stato il presidente del Parlamento della nostra sempre più disastrata Isola, Gianfranco Miccichè, che ha una certa abitudine con le contumelie. Miccichè ha fatto ricorso a parole che, a quanto pare, fanno parte della sua ‘formazione politica’: parole che, però, mal si conciliano con chi ricopre la più importante carica istituzionale della Sicilia.

Detto questo, ognuno è quello che è, con la propria storia: e, si sa, come si usa dire dalle nostre parti, cu nasci tunnu o po’ moriri quatratu

Non è la prima volta che registriamo queste caduta di stile. E’ successo nel novembre del 2018, quando il capo del Governo italiano, Giuseppe Conte, persona mite ed educata, è venuto in Sicilia, per la precisione a Palermo, per inaugurare l’anno scolastico in un quartiere difficile del capoluogo della nostra Isola: Brancaccio.

In quell’occasione – noi ne abbiamo scritto – il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, trovò normale mandare a Brancaccio un suo sostituto invece di andare a ricevere il Presidente del Consiglio (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Mentre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, non andò direttamente a Brancaccio perché, dopo essere rimasto silenzioso quando, per cinque anni consecutivi, i governi nazionali di centrosinistra tagliavano fondi alla Sicilia (parliamo di miliardi di euro!), ha protestato per il ‘congelamento’ di una decina di milioni di euro per le periferie: periferie di Palermo che, detto per inciso, la Giunta comunale che Orlando presiede ha abbandonato!

Attenzione – e ci riferiamo al presidente Musumeci – noi siamo autonomisti e convinti che, con l’applicazione dello Statuto siciliano, i Prefetti, in Sicilia, non dovrebbero esistere. Ma essere autonomisti significa rispettare lo Stato e chi lo rappresenta: e mandare un proprio sostituto a una manifestazione nella quale, per la prima volta, arriva il Presidente del Consiglio dei Ministri in Sicilia non ci sembra il massimo: anzi!

Ieri abbiamo avuto modo di ‘apprezzare’ le intemperanze verbali del presidente dell’Assemblea regionale siciliana nei confronti dei due vice presidenti del Consiglio dei Ministri, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La nostra prima riflessione, a caldo, è che da Giuseppe Alessi, Franco Restivo, Giuseppe La Loggia e Giuseppe D’Angelo siamo arrivati a Gianfranco Miccichè… Il segno dei tempi.

Oggi vogliamo fare una riflessione a freddo. Noi oggi ci vogliamo rivolgere al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che abbiamo avuto modo di apprezzare, come cittadini, per la sua compostezza, per la sua pacatezza, per la sua pazienza e per il suo senso dello Stato e delle istituzioni.

Deve sapere, signor Presidente Conte, che qui a Palermo ci sono due personaggi – due esponenti dell’alta borghesia di questa città – che sono abituati a fare quello che vogliono. Si chiamano Leoluca Orlando e Gianfranco Miccichè. Loro due possono tutto, a loro due tutto è dovuto. Sono, come dire?, i Marchesi del Grillo: loro sono loro e tutti gli altri non sono un… Insomma, ci siamo capiti.

Pensi che il primo – il sindaco di Palermo, che ha alle spalle una grande storia palermitana, da alta borghesia palermitana – vorrebbe realizzare sette tratte di Tram senza valutazioni ambientali e noi qui siamo ansiosi di conoscere cosa ne penseranno di questa incredibile storia i Carnelutti della Giustizia amministrativa siciliana chiamati ad esaminare un ricorso… La terremo informata.

Il secondo – Miccichè, altra bella storia tutta palermitana, da alta borghesia palermitana – non ha esitato a sfasciare il suo partito a Catania pur di mettere in lista un suo pupillo a Palermo (che, con molta probabilità, prenderà tanti voti per motivazioni che non possiamo sintetizzare).

Allo sfascio Miccichè è abituato: nel 2008 ha sfasciato Forza Italia in Sicilia per appoggiare il Governo di centrosinistra di Raffaele Lombardo e ha continuato a sfasciare il suo partito, nel 2012, per fare eleggere presidente della Regione Rosario Crocetta, esponente del PD.

Come certi personaggi dei I Vicerè di Federico De Roberto che cambiavano casacca a seconda della convenienza, Miccichè è stato per nove anni con il centrosinistra perché gli conveniva, mentre oggi è di nuovo nel centrodestra, addirittura coordinatore di Forza Italia in Sicilia: e questo già la dice tutta sulla serietà di questo partito oggi difeso solo da chi ha ricevuto posti & prebende dallo stesso Miccichè e da chi, alle elezioni europee, si illude di entrare a far parte di questa schiera.

Come premio di riconoscenza, lo stesso PD siciliano, ad inizio dell’attuale legislatura, pur essendo, in teoria, all’opposizione del Governo regionale di centrodestra di Nello Musumeci, ha fornito a Miccichè i voti necessari per la sua elezione a presidente del Parlamento siciliano.

Le abbiamo sottolineato anche questi passaggi, Presidente Conte, per illustrarLe il degrado politico – e non soltanto politico – in cui è scivolata la politica siciliana.

Che dobbiamo dire? Che ieri sera abbiamo dato un’occhiata a una sorta di ‘Bollettino’ diramato dall’assessorato regionale dell’Economia della Sicilia e siamo saltati dalla sedia? Qui il discorso si allungherebbe: le anticipiamo solo che stanno nascondendo un fatto grave: e, cioè, l’impropria utilizzazione di un deficit della sanità siciliana che non c’era più, per giustificare l’accensione di mutui che, senza tale giustificazione, la Regione non avrebbe potuto accendere!

Ma di questo parleremo quando in un successivo articolo in cui smonteremo alcune delle ‘interpretazioni’ a ruota libera (molto libera, in verità!) degli Schumpeter dell’assessorato regionale all’Economia.

Tutto ciò premesso e considerato, egregio Presidente Conte, le vorremmo fare una proposta. Questi signori – i Musumeci, i Miccichè, gli Orlando – dopo avere trattato il vostro Governo nei modi che avete avuto occasione di conoscere, adesso vorrebbero sistemare i rapporti finanziari tra Stato e Regione siciliana.

Per cinque anni, quando i Governi nazionali di centrosinistra scippavano soldi alla Regione, alle ex Province siciliane e, indirettamente, anche ai Comuni dell’Isola, i vari Musumeci, Miccichè e Orlando non dicevano nulla. Oggi che a Palazzo Chigi ci siete voi, vogliono, anzi rivogliono tutto e subito.

Da qui la prima parte della nostra proposta, Presidente Conte: giusto per fare capire a questi signori (che, purtroppo, rappresentano la Sicilia) per quest’anno congelate tutto: per tutto il 2019 la Regione siciliana, le ex Province siciliane e i Comuni siciliani – in testa Palermo e Catania – si arrangino: fatti loro! 

Non sappiamo cosa vi hanno raccontato sulla Regione e sulle ex Province siciliane. Sappia, Presidente Conte, che le ‘casse’ della Regione siciliana li ha svuotare il Governo Renzi, con la connivenza del Governo regionale di centrosinistra a ‘trazione’ PD che amministrava la Regione, con il silenzio di tutto il centrodestra.

Sappia, Presidente Conte, che sono stati i Governi nazionali di centrosinistra a far fallire le ex Province siciliane, sempre con la connivenza del Governo regionale di centrosinistra a ‘trazione’ PD che amministrava la Regione, e con il silenzio di tutto il centrodestra.

Piuttosto, visto che i dipendenti delle ex Province sono stati comunque pagati, sarebbe bene chiarire che servizi hanno fornito ai cittadini siciliani le attuali ex Province della nostra Isola. Argomento, questo, che ha più volte affrontato il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta.

Da qui la seconda parte della nostra proposta. Il prossimo anno, quando riprenderete il dialogo per definire i rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione siciliana, chiedete, come condizione per avviare il dialogo, la riduzione del 50% dei costi del Parlamento siciliano.

Deve sapere, signor Presidente Conte, che il Parlamento siciliano, fino a due anni fa, era composto da 90 deputati e costava poco più di 150 milioni di euro all’anno. Dall’inizio dell’attuale legislatura i deputati sono stati ridotti a 70, ma il costo è sempre pari a poco più di 150 milioni di euro all’anno. C’è o no qualche ‘numero’ che non torna?

Poiché ci siamo stufati di sentire il presidente Miccichè che difende i vitalizi degli ex parlamentari, e poiché chi scrive si occupa delle cronache dell’Assemblea regionale siciliana dal lontano 1985 e forse, di questo ‘Palazzo’, qualcosa la conosce, sentiamo il dovere di sottolineare che, attualmente, ci sono ex parlamentari che percepiscono indennità mensili di 7-8 mila euro che si vanno a sommare alle indennità di Camera o Senato (in Sicilia i casi di politici che hanno svolto il ruolo di parlamentari regionali e di parlamentari nazionali sono tantissimi: ma nessuno ne parla!).

Ah, dimenticavamo: tutte indennità reversibili.

La volevamo anche informare che ci sono ex Segretarii generali del Parlamento siciliano che sono andati in pensione con 400 mila, 500 mila, quasi 600 mila euro lordi annui!

Siccome, lo ribadiamo, ci siamo stufati di sopportare le intemperanze del presidente Miccichè, La invitiamo, egregio Presidente Conte, a fare un po’ di ‘pulizia’ a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano.

Ci creda Presidente Conte: con una bella riduzione del 50% delle spese del ‘Palazzo’ – da oltre 150 milioni di euro a 75 milioni di euro all’anno – nei ‘Palazzi’ della politica siciliana si tornerà a leggere Monsignor della Casa…

Non può immaginare, Presidente Conte, quanti siciliani la ringrazieranno!

Foto tratta da newsmondo.it 

 

 

 

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